Infermiere positive al Moscati,
la Cgil: «Pronto soccorso a rischio»

Infermiere positive al Moscati, la Cgil: «Pronto soccorso a rischio»
di Antonello Plati
Martedì 26 Ottobre 2021, 09:48 - Ultimo agg. 11:48
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Mentre il tampone molecolare conferma la positività al Covid-19 anche dell'altra infermiera del pronto soccorso del Moscati (due in tutto, contagiate in reparto nel giro di una settimana), la Funzione pubblica Cgil di Avellino lancia l'allarme: «Nonostante le ripetute richieste dice il segretario generale Licia Morsa nessun protocollo sulla sicurezza e nessun percorso organizzativo è stato mai condiviso con le parti sociali». E questi sono i risultati: «A più di un anno e mezzo dall'inizio di questo tragico periodo, ancora non si riescono a gestire i reparti».
Tra l'altro, non è noto se la direzione strategica dell'ente di via Degli Imbimbo dopo il primo caso di positività di un'infermiera in servizio nel pronto soccorso, emerso la settimana scorsa, abbia attivato immediatamente le procedure anticovid: anzi, gli ambienti non sarebbero stati sanificati subito e nessuno screening straordinario sul persone sarebbe stato disposto: «Siamo di fronte a una nuova ondata della pandemia la cui entità è tutta da misurare. E come durante le precedenti ondate né l'Azienda ospedaliera Moscati né l'Asl di Avellino hanno ritenuto opportuno condividere con noi nessun tipo di protocollo o percorso organizzativo. Tuttavia un segnale come le due positività emerse al pronto soccorso di Avellino fanno aumentare le preoccupazioni che già avevamo rispetto alla gestione di un protocollo deciso per delibera, ma non condiviso con le parti sociali, la cui efficacia per noi non è tracciabile in quanto nessun tipo di evento affrontato vede il coinvolgimento attivo dei lavoratori e dei sindacati».

Stando al caso di Contrada Amoretta, la Fp Cgil chiede un adeguamento - «urgente» - sia delle strutture sia delle misure organizzative che faccia almeno da tampone alla situazione attuale prima che degeneri: «In particolare - sottolinea Morsa - il pronto soccorso dell'Azienda ospedaliera Moscati, anche per garantire adeguati standard di sicurezza generali e non solo per i casi di Covid, ha sempre più bisogno di un riadeguamento strutturale e organizzativo che faccia da tampone all'inefficace gestione della medicina d'iniziativa territoriale che spetta alla Asl».

Il riferimento del sindacato è alle lacune mai colmate dall'inizio dell'emergenza pandemica: su tutte, l'installazione di un pre-triage prefabbricato il cui progetto definitivo è stato approvato e pure finanziato, ma che non ha mai visto luce per motivi mai chiariti dalla direzione strategica che ha anche investito parte delle risorse destinate a quest'opera per altri interventi di ristrutturazione (non urgenti e non legati all'emergenza pandemica) all'interno di altre unità operative.

Tornando ai contagi in corsia, sono, dunque, due le infermiere in servizio al pronto soccorso della città ospedaliera positive al Covid-19. Entrambe sono vaccinate con due dosi e sono anche in attesa di fare la terza. Non avvertono sintomi e stanno osservando, come previsto dalla normativa, un periodo di isolamento. I colleghi che hanno lavorato a stretto contatto con loro hanno deciso di sottoporsi autonomamente al tampone. Finora non sono emersi ulteriori infetti. E questo è un primo dato confortante. Ma resta l'allerta massima nel reparto di emergenza diretto da Antonino Maffei. L'Asl, nel frattempo, ha attivato tutte le procedure consequenziali per risalire all'origine del contagio che potrebbe essere avvenuto fuori dall'ambiente di lavoro. Il doppio caso di positività registrato nel nosocomio avellinese dimostra che il nuovo coronavirus è ancora pericoloso e riesce a insinuarsi anche in ambienti che dovrebbero essere controllati come, appunto, quelli ospedalieri dove dovrebbero essere rispettati rigidi protocolli di sicurezza proprio per scongiurare la diffusione della malattia. Peraltro, nel pronto soccorso possono comunque accedere tutti i cittadini che hanno bisogno di cure urgenti compresi coloro che non sono immunizzati. Questo è un rischio per gli altri pazienti e per gli stessi operatori sanitari che si trovano ad assistere anche chi non è vaccinato. Nel pronto soccorso è invece vietato l'accesso a familiari o amici degli assistiti, proprio per garantire il personale e l'utenza.

Appare evidente che il rischio zero non esiste. Il virus può ancora diffondersi. Dappertutto. A conferma di queste vulnerabilità, l'aumento degli accessi in area-covid dove nelle ultime 48 ore sono raddoppiati i ricoveri con 10 pazienti positivi in Malattie infettive dei quali uno in terapia subintensiva.
 

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