Dalle fabbriche ai Comuni
quante «assenze» no-vax

Dalle fabbriche ai Comuni quante «assenze» no-vax
di Antonello Plati
Martedì 15 Febbraio 2022, 10:25
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«Assenti ingiustificati». Con questa motivazione saranno rispediti a casa, questa mattina, i lavoratori irpini ultracinquantenni impiegati sia nel pubblico sia nel privato che non si sono vaccinati contro il Covid-19.

Secondo una stima (su dati Istat e Asl di Avellino) a rischio ci sono circa 5mila persone. In vigore, da oggi, l'obbligo di esibire il super Green Pass prima di timbrare il cartellino per tutti coloro che hanno almeno 50 anni (e per chi li compie entro il prossimo 15 giugno). Dunque, viene estesa a tutti i comparti una norma già in vigore da tempo (e senza distinzione anagrafica) per chi è occupato nella sanità, nella scuola e nel comparto sicurezza.

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In Irpinia, si registrano criticità in alcune grandi fabbriche come lo stabilimento Stellantis (ex Fca) di Pratola Serra dove è alto il numero di dipendenti no vax (qui è in atto uno scontro e molti operai sono pronti a presentare un ricorso contro la norma).

Ricadute negative anche nel settore commercio e nella pubblica amministrazione con alcuni piccoli comuni che rischiano la paralisi a causa delle assenze forzate del personale non vaccinato. In totale, in provincia di Avellino sono 9.232 i cittadini ultracinquantenni che non hanno iniziato il percorso di immunizzazione contro il Covid-19 su un totale di 185.759 residenti in questa fascia di età. Quelli interessati dalle sanzioni che scattano oggi, sono però quelli in età lavorativa (per tutti gli altri è comunque prevista una sanzione di 100 euro «una tantum» previsto dallo stesso decreto che ha introdotto l'obbligo varato a inizio gennaio dal governo nazionale). Dunque, sotto la lente ci sono i no vax dai 50 ai 69 anni (con qualche eccezione per i 70enni che ancora lavorano).


In base a una stima sull'incidenza rispetto al totale dei residenti dai 50 anni in su (63 per cento), circa 6mila non hanno fatto nemmeno una dose del serio contro il Covid-19. A questi, va sottratto un 10 per cento (circa 600 persone) che non ha un'occupazione (tasso di disoccupazione Istat) e almeno un 2 per cento (almeno 120 persone) che ha ottenuto l'esenzione dall'obbligo per motivi di salute certificati da una documentazione medica. Quindi, sono attorno ai 5mila quelli che potrebbero essere rispediti a casa. La norma, infatti, dice che da oggi «i soggetti ai quali si applica l'obbligo vaccinale per l'accesso ai luoghi di lavoro nell'ambito del territorio nazionale, devono possedere e sono tenuti a esibire una delle certificazioni verdi Covid-19 di vaccinazione o di guarigione».

Pena la sospensione dal lavoro, senza retribuzione fino a metà giugno e una multa da 600 a 1500 euro se il lavoratore è beccato sul luogo di lavoro senza certificazione rafforzata.
Gli ultracinquantenni che non potranno esibire il green pass rafforzato saranno considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto a conservare il posto di lavoro. Ma non avranno, appunto, la retribuzione. Potranno essere sostituiti con il ricorso a contratti a termine della durata di 10 giorni, rinnovabili più volte. Chi deve controllare i propri dipendenti e non lo fa, rischia una multa da 400 a mille euro. È il datore di lavoro che deve verificare il Green Pass. Le aziende potranno effettuare le verifiche, come fatto finora con il Green Pass base, tramite il sistema Greenpass50+ messo a disposizione dall'Inps, con la App Verifica C-19, tramite controlli ai tornelli, o facendosi consegnare il Green Pass dai lavoratori. Chi è esentato dal vaccino per motivi di salute potrà essere controllato con gli stessi strumenti usati per gli altri lavoratori, perché dal 7 febbraio la certificazione di esenzione è digitalizzata ed è collegata a un Qr code (proprio come il Green Pass).


Il vecchio tampone fatto dalla stragrande maggioranza dei no vax a giorni alterni resta dunque valido solo per i lavoratori che hanno meno di 50 anni. Chiara la posizione dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil che chiedono «l'obbligo vaccinale generalizzato» e non solo per alcune categorie di lavoratori. In questi mesi, i sindacati hanno avviato azioni di informazione e dove possibile hanno promosso assemblee proprio per favorire la vaccinazione: «Nonostante ciò - dice il segretario generale della Cgil di Avellino Franco Fiordellisi - per noi è necessario rappresentare tutti i lavoratori anche quelli che hanno scelto di non fare il vaccino».
 

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