Si confida con un’amica del cuore, una persona cara alla quale ha raccontato - poco tempo prima del delitto - l’inferno che si portava dentro: le aveva raccontato cosa aveva meditato di fare, ovviamente «per amore», «tanto da non avere alcuna scelta». Messaggi di disperazione rivolti a un’amica del cuore, che entra nella trama degli amanti diabolici di Avellino: è un terzo soggetto - una donna sconosciuta -, che riceve via whatsapp i retroscena dell’omicidio di Aldo Gioia, ucciso nel sonno probabilmente dal fidanzato della figlia.
Chi è la donna avvisata di un inferno non ancora avvenuto? Si tratta di una persona cara a Giovanni Limata, il presunto esecutore materiale, che si guarda bene dal segnalare il delirio omicida di cui è venuta a conoscenza. Resta impassibile, immobile, silente, dal momento che alla procura guidata dal procuratore Domenico Airoma non sono pervenute segnalazioni o allarmi particolari. Eccolo il retroscena sull’omicidio di Gioia, che passa attraverso le confidenze di Giovanni Limata all’amica segreta.
A leggere i messaggi oggi agli attu, si comprende che il 23enne racconta alla sua confidente di «non avere scelta» e di «agire per amore», anticipando il dramma che si sarebbe consumato il 24 aprile scorso, nel maledetto sabato irpino.
Fatto sta che a leggere queste carte, pochi giorni prima del delitto ordito dai due amanti, Giovanni sembra avere dei tentennamenti, tanto da cercare una valvola di sfogo in una vecchia amica.
Giovanni: sai tenere un segreto?
Lei: sono una tomba.
Giovanni: sei la prima persona a cui lo dico, voleva saperlo mia sorella, ma non mi fidavo. Ma nonostante tutto di te mi fido ancora.
Lei: sto in ansia.
Giovanni: venerdì sera sarò ad Avellino per una cosa... non riesco a trovare un modo diverso e meno preoccupante per dirlo... ma non voglio fare neanche tanti giri di parole non è una cosa che fa parte di me.
Lei: In che senso?
Giovanni: E per via di una ragazza.
Lei: ??
Giovanni: Che venerdì non dovrò uccidere un ragazzo o un ragazzino. Lei: Una ragazza?
Lei: Hai detto due persone quindi due ragazze?
Giovanni: mi ha chiesto di eliminare la sua famiglia...
Lei: E perché, gli hanno fatto qualcosa? Se finisci nei guai non ci pensi a te?
Giovanni: Se mi conoscessi sapessi anche che non mi è mai fregato un cazzo di me stesso...
Lei: Questo lo so. Però non voglio che ti fai male così
Giovanni: Non ho alternative.
Lei: Se non lo fai ci vai di mezzo tu?
Giovanni: Così sembra...
Lei: Mi dispiace Giovanni, vorrei aiutarti.
Giovanni: Quanto può essere brutto innamorarsi di una persona.
Lei: Sono un po’ ansiosa per te. Sei proprio sicuro di quello che vuoi fare? Non voglio farmi troppo i fatti tuoi, però ci vai di mezzo tu e mi dispiace.
Giovanni: Non ha più importanza ormai.
Lei: Qualunque cosa tu pensi di fare o succederà ti starò vicino, se avrai mai bisogno di qualcuno.
Giovanni: Mi manchi
Lei: Anche tu (cuore). Se vuoi parlare basta che mi messaggi e mi chiami ci sarò sempre.
Parole che svelano probabili retroscena inquietanti, a partire da un dato: quella frase pronunciata dalla ragazza «se non ci vai di mezzo tu...», che potrebbe alludere a una sorta di ricatto, di pressione costruita nei confronti di Giovanni Limata. Era soggiogato? E perché non aveva scelta? Ma soprattutto: quante persone erano a conoscenza del piano diabolico e non sono intervenute?
Difesa dagli avvocati Fabrizio D’Urso e Vanni Cerino, Elena Gioia potrebbe rinunciare al Riesame in attesa dello sviluppo delle indagini; difeso dall’avvocato Mario Villani (del foro di Benevento), Giovanni Limata è detenuto a Bellizzi, nel padiglione maschile e ripensa in queste ore all’orrore che ha turbato in poche ore la quiete di una città tranquilla. Sono sempre i messaggi tra quelli che oggi vengono definiti «amanti diabolici» a far emergere la determinazione della figlia della vittima ad uccidere anche la sorellina. Ed è questa decisione che potrebbe essere ricondotta ai due delitti di cui fa cenno Giovanni nella conversazione con una donna che oggi si porta dentro il peso di tanto immobilismo.