Elena e Giovanni, fidanzati killer:
il ruolo degli amici e il giallo dell'arma

Elena e Giovanni, fidanzati killer: il ruolo degli amici e il giallo dell'arma
di Gianni Colucci
Lunedì 10 Maggio 2021, 09:43
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Il ruolo di Elena e quello degli amici, l'influenza delle rispettive famiglie e la ricerca dell'arma da utilizzare nell'omicidio. Sono tutti capitoli ancora aperti su cui lavorano, da fronti contrapposti, gli avvocati della difesa e la procura. Il caso Elena e Giovanni non è assolutamente chiuso sul piano dell'attività investigativa, per arrivare blindati alla chiusura indagini; ma anche sul versante delle indagini difensive i legali delle due parti stanno muovendo ancora i primi passi. La settimana che si apre, sul fronte dell'omicidio di Aldo Gioia, si nutre si passaggi giudiziari sostanzialmente legati alle scelte degli avvocati delle due famiglie. Ci sono in gioco anni e anni di carcere per i due: 30 nel migliore dei casi, l'ergastolo nel caso venissero confermate le aggravanti. Nelle prossime ore nuovi incontri tra avvocati e la coppia di fidanzati. Sono i due avvocati a fronteggiarsi con scelte che avranno, o potranno avere, influenza sull'andamento del processo in futuro.

La costruzione del percorso che ha portato all'omicidio innanzitutto. Chi ha ideato la strategia, chi ha influenzato l'altro, chi si è organizzato anche sul piano delle mosse successive? E quali sono state le considerazioni che i due hanno fatto quando si è trattato di studiare le modalità con cui agire? Sono le domande a cui rispondendo in un senso o nell'altro potranno avere un effetto sulla posizione processuale di Giovanni ed Elena.

L'arma del delitto innanzitutto appare centrale nella ricostruzione del delitto. Giovanni in un primo momento aveva pensato di procurarsi una pistola. Appariva agli occhi allucinati del ragazzo come il modo migliore per entrare in azione. Ma ad una prima indagine di massima tra i suoi conoscenti di Cervinara, Giovanni ha compreso quasi subito che era quasi del tutto impossibile procurarsi un'arma. Quindi ha optato per il coltello che appariva come più familiare al suo immaginario che si nutriva di film violenti, videogames, di super eroi e di una fraintesa lettura delle serie Tv che diventava subcultura a metà tra Gomorra e Rambo.

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Anche sul piano psicologico sarà essenziale l'approfondimento che man mano verrà fuori nel corso delle attività proposte dai legali. Entro un mese al massimo arriverà la chiusura indagini, ma nel frattempo i legali sono intenzionati a procedere con le perizie di parte e le investigazioni difensive. In particolare si proverà a raccogliere elementi sia dai conoscenti dei due ragazzi che da esperti chiamati a fare verifiche attraverso l'analisi dei materiali recuperati dagli apparati telefonici in particolare. Quali erano le condizioni dei due giovani sul piano psicologico? Avevano una rete di amici e familiari a loro sostegno? Esisteva uno spiraglio che avrebbe potuto essere investigato per individuare elementi predittivi delle loro intenzioni?
L'influenza degli amici appare una delle questioni ancora da esaminare a fondo. Sopratutto riguardo Giovanni, il quale aveva uno scambio intensissimo con suoi amici, spesso ragazze minorenni, che ha trascinato in questa vicenda, fortunatamente senza coinvolgerle, quando si è trattato di confessare le richieste che gli poneva Elena, oppure nella incredibile richiesta di essere ripreso ad Avellino dopo l'omicidio per essere riaccompagnato a casa. Situazione che ha dell'incredibile per il coinvolgimento della madre della sua amica che si è prestata per guidare la vettura. Infine la situazione familiare in casa Gioia, l'influenza sulla psiche di Elena. Che tuttavia, secondo i criminologi interpellati dal Mattino, ha agito lucidamente manipolando il suo fidanzato.
 

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