Delitto Gioia: «Da mia nipote neppure un messaggio di scuse»

Parla il fratello di Aldo: "Elena non mi ha mai scritto, leggere come hanno pianificato l'omicidio mi ha fatto male"

Aldo Gioia con il fratello Giancarlo
Aldo Gioia con il fratello Giancarlo
di Alessandra Montalbetti
Venerdì 26 Maggio 2023, 08:33
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Omicidio di Aldo Gioia, il giorno della sentenza è stato vissuto con estremo dolore dai fratelli della vittima, Giancarlo e Gaetano che non sono mai mancati a nessuna udienza in due anni di istruttoria dibattimentale per il processo per Elena Gioia e Giovanni Limata che il 23 aprile del 2021 ha inferto 15 coltellate su Aldo, mentre dormiva sul divano di casa solo perché non vedeva di buon occhio la relazione sentimentale tra i due. Al termine della lettura del dispositivo i due fratelli si sono stretti in un lungo abbraccio. A raccontarlo è Giancarlo Gioia, fratello più grande di Aldo di qualche anno e con il quale aveva un rapporto splendido. «Aldo mi manca da morire - dice - le confesso questo, ancora oggi compongo il numero di mio fratello, ascolto il messaggio della segreteria e richiudo. Lo faccio spesso, sperando che tutto ciò non sia vero e mi risponda».

I due imputati, tra cui sua nipote Elena, sono stati condannati a 24 anni di reclusione. La considera una sentenza giusta?
«Non ci aspettavamo l'ergastolo, anche in considerazione della giovane età di entrambi (23 anni Giovanni Limata e 19 anni Elena Gioia). Già dieci anni di reclusione sono tanti, figuriamoci ventiquattro. Se consideriamo questo, possiamo dire che è stata una sentenza giusta, tanto nessuna condanna potrà cambiare lo stato delle cose. L'importante è che ci sia una pena, che questi due ragazzi traggano un insegnamento da tutta questa vicenda tragica. Il nostro dolore è immutato da quel giorno. Ancora oggi non riesco a spiegarmi perché hanno agito in questo modo nei confronti di mio fratello».
Dunque una sentenza che ha fatto giustizia?
«Posso dire che se avessero riconosciuto delle infermità per mia nipote, sarei andato in escandescenza. So bene come è stata cresciuta, conosco le sue capacità».
Cosa prova in questo momento?
«L'affetto nei confronti di mia nipote è rimasto immutato, è sempre la figlia di mio fratello, ma c'è tanta rabbia, senza confini. L'unica cosa che mi lascia sereno il giorno dopo la sentenza, è sapere di poter tornare nella mia città per motivi goliardici e non per seguire il processo, non sono mai mancato».
Elena ha provato a mettersi in contatto con voi zii? Vi ha mostrato pentimento per quanto accaduto?
«Se avesse voluto mettersi in contatto con noi bastava prendere un pezzetto di carta e scrivere qualsiasi cosa "dimmi tutto quello che vuoi, dammi anche tante botte, ma perdonami". Tutto ciò non è accaduto, forse ci vorrà del tempo per chiedere anche perdono. Non sono certo se questi ragazzi hanno idea di quello che hanno compiuto, tenuto conto anche delle modalità di come lo hanno massacrato».
La cosa che le ha dato più fastidio in tutta la vicenda?
«Ascoltare sempre quei messaggi che i due si scambiavano, il countdown dei giorni per mettere in atto il piano omicidiario. Sono messaggi che a me e a mio fratello Gaetano hanno fatto tanto male».
 

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