Domenica con Franco Nero con "L'uomo che disegnò Dio"

L'opera verrà proiettata domani al Partenio

Domenica con Franco Nero con "L'uomo che disegnò Dio"
Sabato 4 Marzo 2023, 09:29
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Telefonare a casa di Franco Nero di per sé evoca lo stesso entusiasmo di Paolo Villaggio in "Scuola di ladri", "un mio idolo!". Se poi ti risponde sua moglie, la grandissima Vanessa Redgrave, allora capisci che, forse, sarebbe meglio darsi una sberla per riconnettersi con la realtà. Eppure la grandezza di questi personaggi sta anche nel non essere divi.

Per Franco Nero, all'anagrafe Francesco Sparanero, la sintesi è nell'estrema semplicità con cui racconta un passato da raccogliere a fascicoli settimanali ed un presente sorprendente. Ed è proprio quest'ultimo che lo porterà domani al Cinema Partenio (ore 19, Zia Lidia Social Club) per il tour di "L'uomo che disegnò Dio", il suo secondo lavoro da regista che lo vede anche interprete principale. Il protagonista, Emanuele, è un anziano cieco con un grande dono: la capacità di ritrarre chiunque semplicemente udendone la voce. «Nasce da una storia vera di cui mi parlò qualche anno fa Eugenio Masciari.

A Torino c'era un non vedente che ascoltando la voce dei suoi interlocutori, riusciva a ricostruirne i lineamenti con la pastilina».

Da qui l'idea: «Ho chiamato il mio sceneggiatore Lorenzo De Luca: "Dobbiamo fare questo film e niente studios, lo giriamo in un circo". Abbiamo toccato tanti temi: i non vedenti, l'immigrazione, la tv spazzatura che utilizza le disgrazie altrui per fare audience, il razzismo, ma anche la vecchia e la solitudine». Nel cast Kevin Spacey e Faye Dunaway, insieme a Stefania Rocca. «Avevo bisogno di un finto cieco napoletano. Ho pensato subito a Massimo Ranieri. Dopo aver letto il copione, mi chiama: "Lo voglio fare assolutamente"». insieme a Giannini, Franco Nero è il più internazionale tra gli attori italiani. Inevitabile ricordare il ruolo di Django e quello del capitano Bellodi ne "Il giorno della civetta" che gli valse il David di Donatello. «Lawrence Olivier mi diceva: "Hai un fisico per interpretare l'eroe. Puoi fare sempre lo stesso film, ma sai che noia. Altrimenti fai l'attore, cambia ruolo in continuazione. Avrai alti e bassi, ma alla lungo raccoglierai i frutti". Ho interpretato personaggi di 30 nazionalità differenti. Ho anche rifiutato tanto. È noto che dovevo essere Cattani ne La Piovra o Il Maresciallo Rocca. Ho girato in Irlanda "L'esorcista del Papa" con Russel Crowe dove interpreto il pontefice. Ma ho anche rifiutato un ruolo in The Equalizer 3 con Denzel Washington. Mi avevano offerto un sacco di soldi per interpretare un anziano medico. Sarò invece al fianco di Anna Galiena in una storia d'amore tra due anziani».

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Circa 50 tra sceneggiati e fiction, ma in tv ci va di rado e, se l'accende, è solo per guardare lo sport: «Ora sto seguendo il tennis. C'è il torneo di Dubai. È uno sport che ho sempre praticato. Ancora oggi non rinuncio al mio doppio». È un grande appassionato di musica: «Amo il suono armeno e il duduk. Giuliano Taviani lo ha inserito nelle sue musiche per questo film. Sui titoli di coda ho voluto anche "Kumbaya my lord". Amo il jazz, amo il blues. Del resto il mio primo da film da regista è stato "Forever blues". All'Alexander Platz a Roma il mio amico Lino Patruno mi fa canticchiare un po' di canzoni». Tra queste "When you're smiling": «La cantava sempre Luciano De Crescenzo quando frequentavamo il New Orleans Cafè in via XX Settembre». Volendo citare proprio De Crescenzo: la vita andrebbe vissuta in larghezza più che in lunghezza: «Ho vissuto da privilegiato. Sono stato in più di 100 Paesi». Domani il ritorno ad Avellino: «È una città che mi ricorda i figli del presidente De Mita con cui ci siamo frequentati. Al Partenio poi ho giocato due volte con la Nazionale attori».
 

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