Elezioni 2022, collegio al Sannio,
è la storica rivincita sul potere irpino

Elezioni 2022, collegio al Sannio, è la storica rivincita sul potere irpino
di Generoso Picone
Martedì 9 Agosto 2022, 08:11 - Ultimo agg. 16:09
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«Una furbata». Quando Ciriaco De Mita venne a sapere dell'emendamento che il senatore Pasquale Viespoli era riuscito a inserire nella legge di riordino territoriale promossa dal ministro Annamaria Cancellieri reagì con il sorriso amaro di chi certi provvedimenti ai suoi tempi non li avrebbe mai consentiti.

Erano gli ultimi giorni di ottobre del 2012 e nell'operazione di spending review programmata dal governo di Mario Monti era stata disegnata una nuova geografia amministrativa dell'Italia che in Campania prevedeva l'accorpamento delle provincie di Avellino e di Benevento. Più precisamente: l'inglobamento del Sannio nell'Irpinia, con l'indicazione dovuta all'intervento levantino di Viespoli, già sindaco di Benevento e allora deputato di Coesione Italia che il capoluogo sarebbe toccato alla città con la maggiore consistenza. E se l'Irpinia contava una popolazione superiore di quasi 150mila residenti rispetto al Sannio, la città di Benevento ne registrava circa seimila più di Avellino. Dunque, sì all'IrpiniaSannio epperò con Benevento alla guida. Una furbata. Una beffa.


Chissà che cosa avrebbe detto oggi Ciriaco De Mita, dieci anni dopo quell'autunno e quel tentativo rientrato ma evidentemente non archiviato, di fronte all'eliminazione secca del nome di Avellino dalla mappa dei collegi senatoriali con l'avvenuta unificazione al Sannio in ragione della ridefinizione dei perimetri elettorali dovuta dalla legge costituzionale che riduce di un terzo la rappresentanza parlamentare: una riforma monca, risultato del composto combinato tra il populismo protogrillino e l'imperversare in negativo dei flussi statistici che ha provocato un corto circuito dal valore di una piccola grande svolta epocale.

Il segno di un cambiamento che, come in ogni ricorso degli eventi, contiene una sorta di nemesi storica. Perché nel ribaltamento formale degli equilibri si percepisce sempre una verifica dei poteri, la trama di un riscatto sostanziale.

Di una rivincita del piccolo Sannio maltrattato nella lunga stagione del potere irpino di cui De Mita era stato assunto a simbolo: a voglia di ricordare e sottolineare le comuni radici nel passato della terra Osca, Sanniti e Hirpini uniti contro Roma e alleati di Annibale, il ceppo identitario di origine esaltato da Polibio e indagato da Edward Togo Salmon, il paesaggio uniforme abitato da streghe e janare, un po' Jan Potocki e molto Giambattista Basile, i percorsi del viaggio elettorale di Francesco De Sanctis e i contorni omogenei della regione dell'osso di Manlio-Rossi Doria, le colline del buon vino e dell'ottimo olio, la condivisione del più vasto bacino imbrifero del Mediterraneo, la sopportazione congiunta e sofferta degli effetti dei terremoti.

Il tutto appariva il racconto di una prossimità dalle increspate nervature familiari, tra cugini così vicini e tanto lontani, stessa razza stessa faccia, dissestate dalla constatazione di quel peso politico che aveva fatto deviare nel 1962 dal ministro irpino dei Lavori pubblici, Fiorentino Sullo, il corso dell'autostrada da Napoli a Bari che ha un casello intestato a Benevento ma posto a Castel del Lago, Venticano, in provincia di Avellino; che aveva contribuito a insediare in Valle Ufita e a Pianodardine gli stabilimenti della Fiat; che aveva gonfiato l'ego dell'Irpinia e alimentato un malcelato complesso di inferiorità del Sannio. Una volta non si sarebbe nemmeno vagamente ipotizzato di degradare la città dell'Irpinia del presidente del Consiglio e del segretario nazionale della Dc, della classe dirigente dello scudocrociato nei volti di Nicola Mancino, Salverino De Vito, Angelo Flammia, Gerardo Bianco, Giuseppe Gargani, Ortensio Zecchino eletti negli antichi collegi senatoriali Benevento legano ad Ariano Irpino - e nelle vetuste circoscrizioni proporzionali dove si andò a collocare il giovane sannita Clemente Mastella. Avellino era la città della squadra di calcio in serie A e delle banche gonfie dei finanziamenti per la ricostruzione e lo sviluppo, dello stadio frequentato da Gianni Agnelli e dei capannoni delle sue aziende, delle magnifiche sorti e progressive e dell'ostentazione presuntuosa e ingenua di prolungare il suo profilo fino e oltre Napoli e Salerno, le Avellino marittime, insomma di un luogo dell'immaginario della Prima Repubblica. Salvo verificare in seguito, per esempio, che la realizzazione dell'Università a Benevento aveva saputo avviare un meccanismo virtuoso e prodotti benefici culturali e civili che ad Avellino e all'Irpinia mancano. Che il Premio Strega stava accendendo i riflettori sullo straordinario Teatro Romano. Che il dinamismo sannita supera le posizioni di lignaggio delle imprese avellinesi.

Ora, verso l'appuntamento alle urne del 25 settembre, non c'è sentore di rigurgiti di contestazione e nemmeno di accenni di sdegno: nell'autunno di dieci anni fa l'esposizione confusa e rabbiosa di materiali antropologici e sociali aveva paventato una riedizione della rivolta che a Reggio Calabria del luglio 1970 venne inscenata contro lo spostamento del capoluogo a Catanzaro. Il fatto è che intanto le provincie di Avellino e di Benevento hanno già prodotto sintesi nella Camera di commercio Irpinia-Sannio, il vertice di Confindustria Benevento è Oreste Vigorito, fondatore dell'Italia Vento Power Corporation che ha sede ad Avellino, la squadra di calcio di cui è presidente per due volte ha militato in serie A mentre quella biancoverde naviga in C, il Tribunale di Ariano Irpino è stato cancellato e la sua attività trasferita in quello beneventano, sindacati e associazioni sportive sono unificate, l'ente che gestiva le malmesse acque - l'Alto Calore si sta scindendo ma esclusivamente a causa del dissesto finanziario, il piano sanitario regionale si articola nella macro area tra le due provincie. Quello che la legge avrebbe deliberato si sta compiendo nel pragmatismo della quotidianità. Ed è il sindaco di Benevento, Mastella, a rivendicare per l'Irpinia un ruolo in Campania inviando a lavorare insieme per cogliere le occasioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il Sannio avrà il suo senatore, il quale ovviamente e difficilmente - potrebbe essere un irpino, ma comunque la provincia di Avellino resta ridimensionata fino a rischiare la marginalità irrilevante in un'area dell'IrpiniaSannio di complessivi 196 Comuni su 4.890,33 chilometri quadrati, per 663.083 residenti, secondo le ultime e sconfortanti rilevazioni dell'Istat: nella speranza di acquisire un significato nella regione campana e nel contesto meridionale. Nell'aspettativa che il problema demografico riesca davvero a imporsi come una delle declinazioni contemporanee della questione meridionale, cioè della democrazia.

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