Avellino, liste allo sprint finale:
la prima volta senza i De Mita

Avellino, liste allo sprint finale: la prima volta senza i De Mita
di Livio Coppola
Sabato 27 Aprile 2019, 07:30 - Ultimo agg. 15:40
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«Tu quoque Brute, fili mi». Oddio, proprio figlio non è, ma politicamente Maurizio Petracca rispetto a Ciriaco De Mita ci va vicino. O meglio, ci andava, perché quello messo in scena nelle ultime ore ad Avellino è un vero e proprio parricidio elettorale. Lui, Petracca, architetto, consigliere regionale eletto con la compagine centrista (un tempo Udc, ora Popolari) grazie al celebre patto di Marano tra De Mita e il governatore De Luca, ieri ha consegnato nel capoluogo irpino la lista «Laboratorio Avellino», che sosterrà insieme al Pd la candidatura a sindaco del presidente del conservatorio «Cimarosa» Luca Cipriano, già in campo l'anno scorso in solitaria e in antitesi al centrosinistra (al ballottaggio sostenne il 5 Stelle Vincenzo Ciampi, poi eletto sindaco e sfiduciato a novembre), ma oggi tornato in sintonia con i dem, tanto da essere indicato per il ruolo apicale direttamente dai vertici provinciali del partito e contro lo scetticismo della segreteria regionale.
 
Ad essere altrettanto scettici su Cipriano erano proprio Ciriaco De Mita e suo nipote, l'ex deputato Giuseppe. Quest'ultimo in prima persona, e in tandem con il numero uno del Pd campano Leo Annunziata, aveva provato in più battute a spingere il centrosinistra verso altri nomi, avvalendosi dei tavoli pubblici di confronto organizzati dall'associazione Controvento (guidata da Generoso Picone e dal medico Gennaro Bellizzi) a inizio aprile. Poi la segreteria irpina del Pd ha accelerato sull'intesa con Cipriano e ha «resistito» ai diktat dei livelli superiori (persino a un appello del leader nazionale Zingaretti) avvalendosi del sostegno della presidente del consiglio regionale Rosa D'Amelio, dell'ex senatore Enzo De Luca (con in più la benedizione dell'ex ministro dell'interno Nicola Mancino) e proprio del consigliere regionale Petracca, che virando su Cipriano ha celebrato il suo definitivo allontanamento dai De Mita, che quattro anni fa, dopo una lunga militanza comune, lo avevano condotto sugli scranni dell'assemblea del centro direzionale. Ma si sa, in pochi anni in politica può cambiare tutto in termini di equilibri.

Nel caso specifico, Petracca ha iniziato ad «affrancarsi» dal gruppo dell'ex premier dopo le Politiche di marzo 2018, quelle della mancata rielezione alla Camera di Giuseppe De Mita. Negli ultimi dodici mesi Petracca, da unico riferimento istituzionale del gruppo, ha rafforzato il proprio consenso personale tra gli amministratori locali di centro, arrivando di fatto quasi a svuotare l'enclave demitiana. Risultato: nel momento in cui ha scelto Cipriano ha portato con sé quasi tutto il gruppo popolare uscente del consiglio comunale avellinese. Non contento, ha inserito in lista l'ex capogruppo dem Enza Ambrosone, che cinque anni fa aveva lasciato l'Udc proprio per divergenze con i De Mita. Insomma, un totale rovesciamento dell'ordine popolare irpino.

E i De Mita? Ciriaco, avendo compreso da tempo che non sarebbe riuscito a incidere si è tenuto lontano dal confronto su Avellino città. Peraltro oggi, salvo improbabili sorprese, a ben 91 anni, presenterà la seconda candidatura di fila a sindaco della sua Nusco, dove amministra dal 2014 portando avanti la preziosa partita del Progetto Pilota Alta Irpinia, finanziato da Regione e Governo.

Il nipote ed ex parlamentare Giuseppe, invece, ieri, insieme al segretario provinciale dei popolari Giuseppe Del Giudice, ha comunicato in conferenza stampa l'amara scelta di chiamarsi fuori dalla partita amministrativa di Avellino, pur con il proposito di restare simbolicamente in campagna elettorale nel segno di un non meglio identificato centrosinistra zingarettiano. Inevitabili le bordate ai vertici provinciali del Pd, «rei» di aver puntato su un candidato sindaco a loro sgradito, e inevitabili i riferimenti, nemmeno troppo velati, al «tradimento» di Petracca («Si è mosso nell'ombra come un borseggiatore», hanno tuonato), che intanto aveva già consegnato in Comune, con un giorno di anticipo, la lista «parricida».

Cipriano in ogni caso, oggi si troverà in buona compagnia: le lacerazioni interne al Pd e al centrosinistra irpino, in buonissima parte già note da mesi, hanno portato ad altre due candidature a sindaco: quella di Gianluca Festa, eterno dissidente dem, appoggiato dall'ex deputato di Scelta civica Angelo D'Agostino e dalla componente Pd vicina al parlamentare sannita Umberto Del Basso De Caro (in rotta con i vertici provinciali del partito), e quella del medico Amelio Santoro, sostenuto per gran parte dagli schieramenti di sinistra (Sì, Prc, Pdci e Possibile) che inizialmente avevano partecipato ai tavoli allargati di una potenziale coalizione poi deflagrata e spaccatasi in tre.

Non va meglio nel centrodestra, dove la Lega di Avellino andrà da sola sostenendo l'avvocato Biancamaria D'Agostino, mentre Forza Italia e Fdi punteranno sull'ex manager dell'azienda di trasporti Air Dino Preziosi. Cambio della guardia invece nei 5 Stelle, dove l'ex sindaco Ciampi ha lasciato spazio al vice uscente Fernando Picariello. Oggi la consegna delle altre liste, poi tutti ai nastri di partenza, o quasi: dopo decenni i demitiani restano fermi e ai margini. Il passato non è così remoto, ma qualcosa in città è cambiato.
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