Regionali Campania 2020, bufera in Irpinia:
sotto accusa l'impresentabile Iannace

Regionali Campania 2020, bufera in Irpinia: sotto accusa l'impresentabile Iannace
di Gianni Colucci
Venerdì 18 Settembre 2020, 08:45 - Ultimo agg. 13:02
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Carlo Iannace impresentabile perchè condannato per peculato, Sabino Basso impresentabile perchè a processo per una vicenda legata al riciclaggio di olio alimentare. Ma anche Orsola De Stefano, candidata della Lega è impresentabile: è sotto processo per concussione.

Sono tre gli impresentabili nelle liste dei partiti che corrono alle regionali in provincia. Due sono in campo per De Luca, Sabino Basso (con Campania Libera, la storica formazione di De Luca) e Carlo Iannace (nella lista De Luca presidente). La terza sostiene Caldoro. I nomi sono stati resi noti dal presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, il quale ha indicato i cosiddetti candidati impresentabili alle elezioni regionali e comunali che si terranno il 20 e 21 settembre

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Basso risulta non conforme al codice di autoregolamentazione in quanto rinviato a giudizio e con processi in corso.

Iannace secondo la commissione antimafia sarebbe «impresentabile» in quanto venne dichiarato sospeso a decorrere dal 31 marzo 2016 dalla carica di consigliere regionale per una condanna a sei anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per una vicenda che lo vedeva imputato per peculato, tentata truffa e falso.

«Si tratta di una vicenda che risale a sette anni fa - dice Basso, titolare di un'importante azienda agroalimentare e già presidente di Confindustria Avellino . Parlai con una persona che vendeva olio e fui coinvolto in un processo a Siena. Quella vicenda va ancora avanti davanti al tribunale di Avellnio. Di essa non so nulla, la mia società fu completamente assolta. «Io invece sto ancora sollecitando un incontro con i testimoni dell'accusa. Si dice che io avrei riciclato olio farlocco e lo facevo diventare Dop. Sono vicende delle quali sono completamente all'oscuro e non mi sento particolarmente preoccupato».

Ma Basso aggiunge anche che si tratta di una vicenda «venuta fuori ad orologeria».

«Io ho spiegato - dice Basso - questa vicenda ai dirigenti della lista che mi ha candidato e loro hanno concordato con me che non si trattava di un procedimento che poteva compromettere la mia proposta politica. Cado avanti per la mia strada, c'è attenzione verso di me e ne sono onorato per le attestazioni che sto raccogliendo, sono davvero sereno».
 

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Iannace fu condannato nel 2016 per peculato, disse: «Mi è duro accettare la condanna che mi accomuna nell'interdizione al comandante Schettino...».In quell'occasione pianse e disse che si operava in un'infermeria a tarda notte, salvando vite umane; si compilavano a mano le cartelle cliniche senza computer. Quelle operazioni lo portarono a processo. Salvai vite umane, se non mi vogliono vado in Africa dove c'è bisogno». Era stato sospeso dal consiglio regionale per effetto della legge Severino dopo la condanna in primo grado nell'ambito del processo «Welfare». Nel 2016, la condanna a 6 anni (di cui 3 indultati) e la sospensione dai pubblici uffici per 5 anni. Quindi, la trasmissione del dispositivo della sentenza alla Prefettura di Napoli per le procedure connesse all'applicazione della legge Severino: il peculato, infatti, è uno dei reati che prevede la sospensione dalle cariche elettive. «Questo processo dura da molto tempo, sicuramente. Bisogna avere le spalle larghe per andare avanti... vado avanti. Anche l'altra volta mi sono trovato in questa situazione, non penso che tutto questo possa modificare il giudizio dei cittadini sul mio operato».

Fu sospeso in base alla legge Severino, gli subentrò Todisco, poi nel 2019 fu reintegrato. «Continuerò a impegnarmi per la campagna elettorale con De Luca. Ho avuto un mandato la volta scorsa, che ho portato avanti con una certa dignità e anche stavolta cercherò di fare il mio meglio».

Il codice di autoregolamentazione delle candidature è approvato dalla Commissione Antimafia che definisce, per i partiti e le liste che lo adottano, i criteri di candidabilità in relazione allo situazione giuridica dei candidati. Non ha un valore rispetto alla incandidabilità ed ineleggibilità, ma ha solo una valenza etica.

La commissione antimafia ha il compito di verifica dell'applicazione di tale codice. Nel caso specifico dei candidati irpini, ovviamente i reati non sono di mafia. Il primo rapporto di verifica sulla composizione delle liste fu sulle regionali del 2015.

Il codice è più restrittivo delle leggi, amplia l'incandidabilità ai soggetti che siano sottoposti a giudizio o condannati anche solo in primo grado o a misure di prevenzione personali o patrimoniali.

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