Fiumi di droga dalla Spagna,
la base nell'Eden delle nozze

Fiumi di droga dalla Spagna, la base nell'Eden delle nozze
di Carmen Fusco
Martedì 11 Dicembre 2018, 12:30 - Ultimo agg. 14:50
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Il boss delle cerimonie stupefacenti. Sarebbe Armando Manzi, imprenditore della ristorazione per matrimoni ed eventi il capo di un'associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di droga. Hashish e cocaina proveniente dalla Spagna, un'attività milionaria che avrebbe avuto come quartier generale «Villa Manzi», la location del wedding made in Roccarainola e il nascondiglio di Antonio Lo Russo, leader dell'omonimo clan che dal 2012 al 2014 si sarebbe avvantaggiato delle coperture di Manzi per la sua latitanza. Tutto svelato da un'indagine della Direzione investigativa antimafia di Napoli che ieri ha portato all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 17 persone. Il provvedimento è stato firmato dal Gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda ed è stato eseguito dalla sezione mobile del nucleo di polizia economico - finanziaria della Guardia di Finanza di Avellino. Per tutti l'accusa è di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di importazione di quantità anche ingenti di sostanze del tipo cocaina ed hashish.
 
L'inchiesta ha ricostruito ruoli ed episodi che inchioderebbero i personaggi coinvolti. A cominciare da Armando Manzi e dalla sua holding criminale nella quale oltre a una fitta rete di collaboratori avrebbe fatto parte anche il figlio Oreste. Il bianco sembra essere il filo conduttore del business: veli da sposa e cocaina con la droga importata dalla Spaqna per essere smerciata sulle piazze di spaccio di Napoli ed Avellino. Affari milionari: nel corso delle indagini è stato effettuato il sequestro di 323 chili di hashish, tre milioni 230mila euro di roba nascosta dentro il doppio fondo creato all'interno del serbatoio di carburante di un autoarticolato. Gli investigatori hanno inoltre accertato l'esistenza di un solido legame con il clan Lo Russo e in particolare con Antonio, il capo della cosca napoletana. Manzi ne avrebbe coperto la latitanza ospitando il boss in numerosi nascondigli tra Roccarainola, Comiziano e Sperone. D'altronde, a quanto risulta dall'inchiesta, i due erano soci in affari proprio per la gestione del traffico di droga. Da qui le ordinanze di custodia cautelare d il sequestro preventivo di Villa Manzi oltre che delle quote societarie riconducibili di fatto ad Armando Manzi nonostante l'intestazione fittizia ad alcuni prestanome. A originare l'indagine un sequestro di droga, operato nel 2015, da parte della Guardia di Finanza di Avellino che portò alla luce anche ramificazioni in Irpinia dello stesso gruppo. Ma gli scenari promettono tuttora nuovi clamorosi sviluppi.
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