Fontanarosa accoglie i profughi afghani:
palloni e quaderni ai bambini

Fontanarosa accoglie i profughi afghani: palloni e quaderni ai bambini
di Gianni Colucci
Martedì 31 Agosto 2021, 08:37 - Ultimo agg. 18:55
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«Siamo felici di essere qui ma soffriamo per la nostra terra, per gli amici e i parenti lasciati laggiù». I primi afghani in Irpinia. Il sindaco Giuseppe Pescatore li accoglie in completo blu e fascia tricolore. Gli operatori della rete consortile di coop Percorsi con il presidente Valentino Santucci portano delle torte per i bambini. All'agriturismo Due Pozzi una piccola cena per gli ospiti arrivati da lontano. Di fronte c'è la palazzina gialla che sarà la loro casa. Sulla facciata uno striscione: «Per ogni vita perduta la nostra umanità muore. Benvenuti in Italia amici».

Dal pullmino scendono Ahmed con la sua famiglia, la nonna e quattro ragazzi dai 12 ai 18 anni. Sono i componenti della famiglia di un collaboratore dell'ambasciata italiana a Kabul.

Sono partiti con il C-130 dell'aeronautica militare che li ha sbarcati all'aeroporto di Crotone in uno dei tanti voli del ponte aereo di questa drammatica fine agosto.

Poi la quarantena, quindi il viaggio destinazione Fontanarosa via Napoli.

Il parroco don Pasquale della parrocchia di Fontanarosa li accoglie con discrezione. «Siamo fratelli e abbiamo un unico destino, un unico progetto, non c'è differenza tra di noi». La parrocchia di San Nicola Maggiore darà una mano alla famiglia che il paese ospiterà.

Il mediatore culturale Sharifi Ahmad Jawed, già interprete dell'esercito italiano in Afghanistan, arrivato a giugno in Italia, anche lui con la sua famiglia ospitato in Irpinia, distribuisce sorrisi, trasferisce le prime informazioni. Ma su tutto funziona l'empatia. L'abbraccio tra le operatrici e i giovani che si trovano catapultati in un mondo del tutto nuovo scioglie la tensione.

«In realtà si tratta di persone che hanno una cultura occidentale di base, in venti anni hanno costruito un loro percorso formandosi alla cultura tradizionale in un contesto internazionale. Hanno fatto una precisa scelta che è la democrazia per il loro Paese, un sogno cancellato tuttavia da questa nuova dittatura talebana», dice Daniele Cipriano che opera nell'associazionismo ed è promotore di People Involvement Festival a Frigento, un'iniziativa culturale di promozione del territorio e anche di inclusione sociale anche degli immigrati.

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Arrivano a tarda sera dopo centinaia di chilometri in bus da Crotone a Napoli e poi a Fontanarosa i sette componenti di una famiglia afghana partita nel pieno dei combattimenti dall'aeroporto di Kabul. Atterrati in un areo militare che ha chiuso la missione italiana di sgombero da Kabul, dopo la quarantena e le vaccinazioni anti covid, provano a rintracciare un primo barlume di serenità dopo mesi di sofferenze.

Dal giugno scorso, quando con l'operazione Aquila furono portati nel nostro Paese 228 afghani, sono circa 2.100 i cittadini afghani tratti in salvo e circa 1.100 quelli trasferiti in Italia negli ultimi giorni. Nelle ultime settimane sono atterrati a Fiumicino e in altri scali militari italiani decine di voli dell'Aeronautica militare con a bordo mediamente 300 persone provenienti da Kabul via Kuwait. Tra loro moltissimi i bambini e le donne in fuga dal regime dei Talebani. Tra questi la famiglia giunta a Fontanarosa.

«Ringrazio la cooperativa Percorsi che nella rete di collaborazione tra Prefetto e Caritas di Avellino si è resa disponibile ad ospitare questa famiglia - dice il sindaco Pescatore -, che è una delle tante che in questo momento storico sono dovute fuggire dall'Afghanistan. Il sistema di accoglienza e integrazione è ispirato ad una logica di accoglienza diffusa dei migranti in collaborazione tra Comuni e Associazioni. Noi ci muoviamo in questo solco».

Pescatore è un medico anestesista al Moscati, ha portato a questa festa anche la sua bimba piccola, accanto a lui la moglie, anche lei medico, che chissà se solo per caso indossa la maglietta rossa di Emergency. «Si tratta di un'emergenza umanitaria che non può lasciarci indifferenti ed a cui abbiamo risposto, siamo uno dei primi comuni irpini e questo ci rende onore. La cultura dell'accoglienza viene da lontano, nelle nostre radici è presente, nei momenti più difficoltà. Speriamo speranza che ci possa essere un percorso di accoglienza ed integrazione sul nostro territorio per i profughi. Ci impegneremo al massimo». 

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