In fuga dagli usurai, il 30enne scomparso
potrebbe essere nel Lazio

In fuga dagli usurai, il 30enne scomparso potrebbe essere nel Lazio
di Katiuscia Guarino
Mercoledì 4 Agosto 2021, 08:55
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Il telefono cellulare di Alfonso Gnerre, il 30enne originario di Santa Paolina scomparso da quattro giorni, ha agganciato una cella nel Frusinate.
Si apre una nuova pista investigativa, che porta fuori regione e arriva per il momento nel Lazio, finalizzata a rintracciare l'operaio agricolo che da qualche anno ha trasferito la sua residenza a Forino. Questo spingerebbe a pensare a un allontanamento volontario del giovane. Ma non si esclude che lo smartphone non sia più in suo possesso, che sia in mani diverse. I Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino valutano anche tale possibilità. Ad indagare sul giallo è il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo. Sembra meno plausibile l'ipotesi del suicidio, mentre resta ancora in piedi quella di un'aggressione finita male.


Sul passato di Alfonso Gnerre stanno emergendo altre vicende. Un paio di anni fa sarebbe rimasto vittima di un brutale pestaggio a Tufo. Sarebbe stato addirittura legato e messo a testa in giù in un pozzo per spaventarlo. E pare che non sia la prima volta che decida di far perdere le proprie tracce. In altre occasioni non avrebbe dato sue notizie per giorni, per poi ricomparire improvvisamente. Il trentenne è stato ascoltato mesi addietro nell'ambito dell'inchiesta sul Nuovo Clan Partenio, relativamente al filone sull'usura. Sarebbe finito nel vortice degli strozzini. Alfonso Gnerre, per un piccolo prestito i cui interessi sono man mano aumentati, si sarebbe trovato di fronte a esponenti di primo piano dell'organizzazione criminale.

Nei verbali d'indagine non nasconde la preoccupazione per sé e la sua famiglia. Al netto della vicenda del clan, avrebbe contratto debiti anche con altre persone. Il pestaggio subito non sarebbe collegato con le azioni malavitose dell'organizzazione camorristica.

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Le ricerche da parte dei vigili del fuoco del comando provinciale di Avellino alle quali hanno partecipato anche i Carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano, nel frattempo, sono state sospese nella tarda serata di lunedì. La decisione è stata assunta a seguito di un vertice in Prefettura. Anche perché nelle zone passate al setaccio da parte dei caschi rossi non sono state trovate tracce utili. Al lavoro squadre di terra e droni per controllare una vasta superficie. Gli uomini del comandante Mario Bellizzi hanno scandagliato un laghetto di contrada Marotta e le vasche del depuratore di località Ponte Zeza a Santa Paolina. In quest'area è stata ritrovata l'auto, una Ford Fiesta, utilizzata dal giovane. La macchina è stata sottoposta a sequestro e controllata da cima a fondo dai Carabinieri, alla ricerca di indizi utili per risalire a qualcuno o qualche luogo frequentato da Alfonso Gnerre nei giorni precedenti alla scomparsa. Nei pressi della vettura, che è stata prelevata dal luogo del ritrovamento e sottoposta a sequestro, sarebbero stati rinvenuti elementi importanti ai fini investigativi. Gli uomini dell'Arma hanno ascoltato familiari, conoscenti e residenti della zona, per capire soprattutto se il 30enne sia stato visto in compagnia di qualcuno o siano stati notati movimenti sospetti. In tal senso, potrebbero essere utili le immagini della videosorveglianza delle abitazioni e quelle del Comune. I Carabinieri le stanno già visionando.


Prima di far perdere le proprie tracce, il trentenne, che risiede a Forino dove è impiegato come operaio presso un'azienda agricola, ha dormito a casa dei genitori e della sorella, alla località Picoli di Santa Paolina che si trova nelle vicinanze del depuratore. È uscito di casa il 31 luglio per recarsi al lavoro e da allora non si hanno più sue notizie. La famiglia, preoccupata, ha quindi presentato nella giornata di domenica denuncia alla Stazione Carabinieri di Forino. Così è scattata la macchina delle ricerche. Le preoccupazioni sono cresciute in relazione proprio al fatto che il trentenne è stato ascoltato nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli sul Nuovo Clan Partenio. Ma è altrettanto forte l'apprensione per ulteriori debiti che Alfonso Gnerre, descritto da tutti come lavoratore diligente, abbia potuto contrarre con altre persone, perché trovatosi in grosse difficoltà economiche.
 

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