La gang di Monteforte a processo
ma i pakistani non chiedono i danni

La gang di Monteforte a processo ma i pakistani non chiedono i danni
di Alessandra Montalbetti
Sabato 29 Giugno 2019, 14:00
3 Minuti di Lettura
La «banda» di Monteforte va in parte a processo per lesioni, ma le presunte vittime non saranno parte civile. Non si sono costituiti infatti i cittadini pakistani nel procedimento a carico dei componenti del gruppo accusato di averli percossi.

Ieri mattina, nel corso dell'udienza preliminare davanti al giudice Fabrizio Ciccone sono comparsi tutti e sette gli indagati, accusati di porto d'armi e lesioni proprio nei confronti dei pakistani. Gli imputati Giampiero Aufiero, Pino Barbarulo, Saverio Valente, Ferdinando Bianco e Francesco Coppola (difesi dagli avvocati Gaetano Aufiero, Gerardo Santamaria, Loredana De Risi, Quirino Iorio e Michele Scibelli) hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, che si discuterà il prossimo 13 settembre. Mentre i gemelli Ivan e Alessio Di Somma - difesi dagli avvocati Gerardo Santamaria e Costantino Sabatino - hanno optato per il rito ordinario. Anche per loro la decisione è slittata al 13 settembre quando il giudice opterà o meno pei il loro rinvio a giudizio.
 
Inizialmente sei dei sette indagati rispondevano di estorsione e lesioni, soltanto uno anche di sequestro di persona. Il procuratore aggiunto Vincenzo D'Onofrio, che ha coordinato le indagini, nel maggio scorso ha chiesto il processo per Gianpiero Aufiero (sottoposto inizialmente agli arresti domiciliari, confermati dal tribunale del riesame e successivamente trasferito nel carcere di Bellizzi Irpino con l'aggravamento della misura per violazione delle prescrizioni imposte dalle autorità giudiziarie) - l'unico dei sette ad essere tuttora accusato anche di sequestro di persona e tentata estorsione, oltre che di lesioni aggravate personali e porto d'armi abusive. Richieste anche per suo cognato Pino Barbarulo, Francesco Coppola, Ferdinando Bianco, Alessio e Ivan Di Somma, Saverio Valente. Decaduta invece per questi sei, dopo il riesame, l'accusa di tentata estorsione, rimasto per il solo Aufiero. Ad avviso degli inquirenti, lo stesso Aufiero, attraverso una pluralità di azioni criminose aveva costretto il pakistano Waquas, persona offesa insieme alla sua compagna (assenti in udienza) a corrispondere il 20% degli incassi dell'attività commerciale aperta di recente dalla coppia asiatica nel comune di Monteforte Irpino. Un piano, stando alla ricostruzione effettuata dalla pubblica accusa, che avrebbe messo in piedi con la complicità di altre due persone - non ancora identificate - ed attraverso violenze e minacce, anche armate. Meno grave la posizione di Pino Barbarulo, Francesco Coppola, Ferdinando Bianco, Saverio Valente e i gemelli Ivan e Alessio Di Somma, sottoposti inizialmente agli arresti domiciliari, poi annullati dal tribunale del riesame. Davanti al tribunale del Riesame vennero meno le accuse di tentata estorsione per (Pino Barbarulo, Francesco Coppola, Ferdinando Bianco, Saverio Valente e i gemelli Ivan e Alessio Di Somma) in quanto i difensori avevano dimostrato che i loro assistiti non avevano preso parte alle richieste estorsive.

Ad oggi vengono ancora contestate ai sette indagati le aggravanti dell'uso di armi e delle «più persone riunite», oltre che della premeditazione. Gli episodi violenza sarebbero avvenuti nel settembre scorso dinanzi al circolo ricreativo gestito dai pakistani. Ad avviso dei carabinieri, in base alla ricostruzione fornita dalla vittima, le violenze fisiche sarebbero state perpetrate nei confronti del pakistano dapprima con delle mazze e poi con il taser, la pistola a scariche elettriche, al fine di imporre il pizzo sull'attività commerciale aperta dalla coppia di pakistani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA