Quali sono gli elementi ancora incerti nella vicenda della morte di Gerardina Corsano?
Innanzitutto i tempi dell'avvio delle cure alla donna. Un primo ricovero all'ospedale Frangipane era avvenuto nella mattina di domenica 1° novembre. Il medico di turno all'ospedale di Ariano Irpino dimise la coppia che si era presentata dopo una notte passata in preda ad un forte malessere. Infatti sabato 30 ottobre i due erano nel locale di Ariano Irpino a mangiare una pizza condita con olio al peperoncino.
Cosa accadde dopo?
I due, rassicurati dall'esito della visita medica, parteciparono ad una cerimonia religiosa in chiesa e fecero successivamente ritorno a casa senza prendere parte al banchetto con gli altri invitati. Anche la notte tra domenica e lunedì, tuttavia, la trascorsero in preda a forti dolori addominali. Di qui la decisione, il lunedì mattina, di ritornare in ospedale. Da quel momento la situazione precipitò. In poche ore la condizione della donna divenne disperata e sopraggiunse la morte. Per il marito fu disposto il ricovero al Cotugno di Napoli dove si riprese rapidamente dai sintomi di intossicazione.
I medici si basarono su quali elementi per intervenire sui pazienti?
Anche questo è un elemento di indagine. E in particolare appare di decisiva importanza la natura delle dichiarazioni dei coniugi al personale medico.
Quali furono le decisioni prese nell'immediatezza?
Dalle dichiarazioni rilasciate al Mattino i medici spiegarono che non era mai stata del tutto certa l'ipotesi dell'intossicazione da botulino, per quanto alcuni dei sintomi -visione doppia, respiro corto-, fossero state denunciate dalla paziente. Ma è da indagare quale siano stati i fatti taciuti o ignorati nella fase anamnestica (raccolta dei dati che riguardavano il paziente). Se, in modo particolare, sia stata rivolta attenzione solo alla cena in pizzeria o anche all'attività lavorativa che presumibilmente aveva preceduto quell'evento.
Potrebbero essere stati ignorati elementi utili a identificare la natura del malore?
Ignorati o sottovalutati da parte degli stessi pazienti, che non avendo riferito ad esempio di aver manipolato fitofarmaci, avrebbero instradato le cure in direzione dell'intossicazione da botulino. Ovviamente si tratta di una ipotesi che è al vaglio degli inquirenti. I quali una volta accertatisi del preciso svolgimento dei fatti, dovranno individuare eventuali elementi da valutare come dolosi o colposi.
Quali sono i reati contestati dalla procura di Benevento?
Omicidio colposo per i titolari della pizzeria di Ariano e omicidio colposo e lesioni in ambito sanitario per il medico che dimise la prima volta Gerardina.
Perché restano indagati medico e ristoratori?
Si tratta di provvedimenti emessi prima che venissero resi noti i risultati degli esami e seguiti dall'Istituto superiore di sanità sugli alimenti repertati (cibi nell'abitazione della vittima, olio al peperoncino nella pizzeria) e sono legati agli esiti, non ancora definitivi, degli esami autoptici svolti sulla salma. Potrebbero essere revocati appena ci saranno dati definitivi che accerteranno le modalità della morte.
Cosa dicono le analisi sugli alimenti sequestrati?
L'Istituto superiore di sanità ha svolto indagini approfondite dalle quali è emerso che non vi era contaminazione da botulino.
Perché sono stati sequestrati i telefonini al marito di Geradina e ai suoi familiari?
Per verificare se da telefonate nel corso dei tragici eventi del malore e poi della morte della donna e nei momenti successivi ci siano stati colloqui telefonici dai quali possano emergere elementi utili all'inchiesta.
Si segue una pista alternativa all'avvelenamento?
Il procuratore della Repubblica di Benevento che segue l'inchiesta per competenza territoriale, Aldo Policastro, sostiene che tutte le piste sono ritenute valide la momento.
Esclusa l'intossicazione da botulino resta in piedi quella dell'avvelenamento: su quali basi?
All'ipotesi d'intossicazione da botulino si è sostituita nelle ultime ore, in particolare dopo l'esito degli esami dell'Istituto superiore di sanità, quella dell'avvelenamento da fitofarmaci. L'attività che si svolge dell'impresa di Angelo Meninno, marito della vittima, fa immaginare che possa esserci stato un inconveniente che abbia portato la coppia a diretto contatto con sostanze tossiche usate negli ambienti in cui venivano stoccati.
In che modo ci potrebbe essere stata contaminazione?
L'ipotesi alternativa all'intossicazione da botulino che si fa largo è quella di un avvelenamento o una tossinfezione causata dalla manipolazione di sostanze chimiche utilizzate verosimilmente - per la conservazione dei prodotti destinati all'agricoltura (cereali, legumi da granella e semi oleosi) che la coppia commercializzava nell'azienda individuale intestata a Gerardina Corsano.
La donna disponeva delle competenze specifiche per manipolare quelle sostanze?
È un altro elemento che l'inchiesta in corso intende appurare. Per tali attività bisogna come minimo acquisire il patentino, rilasciato dalla Regione Campania dopo un percorso formativo. Tale patentino consente l'acquisto, l'utilizzo e lo smaltimento dei fitofarmaci (finanche le confezioni di questi prodotti vanno smaltite con particolari cautele).
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout