I due killer di Zeppetelli
rispondono al giudice

I due killer di Zeppetelli rispondono al giudice
di Pasquale Pallotta
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 07:26 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 08:12
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«Non immaginavo quello che poi è accaduto». Lo ha detto, nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si è tenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Giuseppe Moscatiello, il 22 enne di Cervinara che insieme ad Alessio Maglione, di 31 anni, deve rispondere dell'omicidio di Nicola Zeppetelli. Davanti al Gip Mercone, sia Alessio Maglione, difeso dall'avvocato Giulia Cavaiuolo, e che secondo quanto emerso dalle indagini avrebbe fatto fuoco contro il 40enne gestore del circolo di Joffredo, sia Giuseppe Moscatiello difeso dall'avvocato Luigi Petrillo, hanno risposto alle domande avanzate dal pm della procura sammaritana, Stefania Castaldi. Ora si attende per le prossime ore la decisione del Gip. Prudenza da parte dei legali de due giovani, entrambi accusati di omicidio in concorso con le aggravanti del metodo mafioso e della premeditazione. Al momento si propende a pensare che sia stato Maglione ad esplodere i colpi di pistola dopo l'aggressione perpetrata insieme a Moscatiello. Da qui le parole riferite da quest'ultimo al Gip.

I due comunque sotto il profilo investigativo sono nella stessa situazione, per entrambi la Procura ritiene di aver individuato elementi che fanno propendere per un'azione di chiaro stampo camorristico. All'esito dell'udienza, con la dichiarazione di incompetenza territoriale, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere trasferirà totalmente alla Dda il procedimento. 

L'inchiesta avviata dopo il grave fatto di sangue avvenuto sabato alla frazione Joffredo è stata coordinata dal pool di magistrati dell'Antimafia.

Sul fronte delle indagini non sarebbero emersi ulteriori elementi per un quadro investigativo dove ormai tutti i pezzi sembrano essere andati al loro posto. Ultimi tasselli ancora mancanti sono l'esame autoptico e il movente che ha spinto i due indagati a portare a termine l'esecuzione. Alessio Maglione e Giuseppe Moscatiello, subito dopo aver ucciso Nicola Zeppetelli, sono fuggiti cercando di far perdere le proprie tracce e trovando appoggi ad Arienzo, nel casertano, dove Maglione ha diversi parenti. I due non si erano nemmeno liberati della pistola di piccolo calibro usata per l'esecuzione, che è stata ritrovata, dagli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Avellino guidati dal maggiore Pietro Laghezza, nascosta in una fioriera nei pressi del covo.

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Questa mattina il medico legale Carmen Sementa riceverà dalla Procura l'incarico di effettuare l'autopsia sul cadavere di Nicola Zeppetelli, che sarà effettuata nella sala morgue del Moscati di Avellino. Quindi un altro tassello andrà al proprio posto nelle prossime ore, con la conferma del numero di proiettili che hanno raggiunto il 40enne, stabilendo le cause del decesso. Sarebbero stati esplosi almeno quattro colpi di pistola di piccolo calibro, che secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti sono usciti e rientrati in una gamba della vittima. Tra Nicola Zeppetelli e i suoi due aggressori ci sarebbe stata prima una lite, che avrebbe visto soccombere i due ragazzi, poi Alessio maglione avrebbe estratto la pistola che aveva con sé ed avrebbe fatto fuoco contro Zeppetelli che sarebbe caduto al suolo. Nonostante le ferite e la perdita di sangue, il 40enne ha avuto un momento di lucidità cercando di difendere dai colpi le parti vitali. I colpi sono stati esplosi da distanza riavvicinata, e come ha riferito un investigatore, chi ha premuto il grilletto lo avrebbe fatto per uccidere.

Nessuna azione dimostrativa, ma quella portata a termine nella piazzetta antistante il circolo ricreativo è stata una missione di morte. Sono ancora diverse le domande che da quel maledetto sabato pomeriggio si stanno ponendo tutti non solo a Cervinara ma nell'intera Valle Caudina e che attendono delle risposte. Alessio Maglione e Giuseppe Moscatiello avranno ancora tante cose da chiarire.

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