«Il Pd è una carcassa
io volevo solo aiutare»

«Il Pd è una carcassa io volevo solo aiutare»
di Generoso Picone
Martedì 26 Giugno 2018, 09:03 - Ultimo agg. 09:04
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Mancino, allora è finita un’epoca?
«In che senso?».
Nel senso in cui lo annuncia il M5S che ha conquistato il Comune di Avellino, primo capoluogo della Campania ora a guida pentastellata. Festeggia per aver sconfitto il sistema di potere per 50 anni instaurato da lei e da Ciriaco De Mita. Che cosa risponde?
«Che chi parla di sistema di potere e di patto tra me e De Mita non conosce la realtà. Si è voluto accreditare questa tesi strumentalmente. Io a 86 anni ho soltanto voluto aiutare questa città che ha sempre espresso riconoscenza verso di me. Ora l’unica preoccupazione che ho è per l’amministrazione di Avellino».
Nicola Mancino, ex presidente del Senato, già vice al Csm e ministro dell’Interno, non nasconde la sua amarezza di fronte ai risultati del ballottaggio per eleggere il nuovo sindaco di Avellino.
Che cosa è successo in due settimane?
«Che il 10 giugno è andato a votare il 71,2 per cento degli elettori e domenica si è recato alle urne soltanto il 50,32. Ciampi è sindaco di Avellino con il 59,54 per cento di questo 50,32. Certo, elezione legittima: ma queste sono le cifre». 
Sì, però queste cifre esprimono segnali politici: c’è stato un disimpegno da parte delle liste di centrosinistra e Pizza è stato lasciato solo.
«Non so se si può parlare di smobilitazione. Sicuramente in alcune liste c’erano candidati discutibili che evidentemente, raggiunto l’obiettivo personale, hanno pensato di fermarsi. Prova di scarsa cultura politica».
Così, smontate le reti di controllo del voto da parte delle liste, l’elettore ha replicato il risultato delle politiche del 4 marzo, quando il M5S raggiungeva il 40,56 per cento al Senato e il 39,46 alla Camera. Questo il nome del cambiamento: l’impressione è che il centrosinistra non abbia voluto capire questa lezione.
«Cambiamento è diventata una parola magica che vuol dire tutto e il contrario di tutto. Dovessimo valutare l’entità del cambiamento, per esempio, proposto dal governo M5S-Lega con il premier Giuseppe Conte e dai vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, beh ci sarebbe molto da discutere sulla qualità delle svolte ipotizzate».
Ad Avellino la parola cambiamento si è declinata rispetto al patto tra lei e De Mita che avrebbe espresso la candidatura di Pizza. Il sistema di potere che durava da mezzo secolo denunciato dal M5S in campagna elettorale. Se le cifre sono queste, i cinquestelle hanno vinto.
«Scusi, ma quale patto? Io mi sono sentito con Ciriaco De Mita soltanto per pochi minuti dopo la sentenza del processo di Palermo con cui io venivo assolto. Ciò avveniva dopo anni di silenzi e incomprensioni, comunque non c’è stato altro. La verità è che io ho voluto dare una mano a rimettere insieme i pezzi di quella carcassa scombinata che è la barca del Pd. Mi sono impegnato a ricostruire l’area di centrosinistra e a individuare un candidato sindaco credibile. Fossi stato il simbolo del sistema di potere mi sarei presentato direttamente io, non crede?».
Ci ha pensato?
«Il governatore Vincenzo De Luca mi chiamò per chiedermi se fosse vero, ma io a 86 anni che vanno verso gli 87 non avrei potuto sostenere lo sforzo. Anche se sono convinto che nessuno meglio di me conosce la città: 17 anni in consiglio comunale, la Dc che ha sempre governato da sola o con il centrosinistra pure in momenti di grande crisi, per tre volte la maggioranza assoluta ottenuta alle urne. Se questo significa essere un simbolo del potere, ebbene dico che mi hanno premiato gli elettori, non c’è stato un sistema imposto ma scelte democratiche».
Fatto sta che il candidato che avrebbe dovuto prolungare questa esperienza è stato pure clamorosamente battuto.
«Pizza è stato un ottimo candidato, scelto in maniera condivisa dalle forze del centrosinistra e si è confermato di valore in questa campagna elettorale».
Però ha perso e la sua sconfitta costituisce un messaggio politico rivolto anche a Vincenzo De Luca e al Pd in previsioni delle prossime elezioni regionali.
«De Luca lo valuterà da solo, da governatore ha i suoi problemi e il potere finisce sempre per logorare. Il Pd? Qui ad Avellino e in Irpinia è senza guida, ha celebrato un congresso con il 29 per cento degli iscritti, è spaccato e diviso. In queste condizioni, Pizza ha fatto anche troppo».
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