Isochimica e l'amianto,
Fs dovrà risarcire gli ex operai

Isochimica e l'amianto, Fs dovrà risarcire gli ex operai
di Rossella Fierro
Martedì 5 Febbraio 2019, 15:00
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Ferrovie dello Stato condannata a risarcire due ex operai Isochimica per i danni subiti dall'amianto. Una sentenza destinata a fare storia quella del Tribunale di Avellino che, in sede civile, ha stabilito il principio giuridico per cui l'azienda all'epoca committente della società Isochimica, è responsabile per quanto accaduto all'interno di quei capannoni in cui avveniva, per nome e per conto dello Stato, la scoibentazione delle carrozze ferroviarie.

Il risarcimento sarà quantificato solo a sentenza definitiva, non è escluso infatti che Fs possa appellarsi, ma per l'avvocato Antonio Petrozziello che ha portato in sede civile l'istanza di due ex «amiantini», di cui uno purtroppo deceduto alcuni anni fa, si tratta di un dispositivo pilota che sancisce la responsabilità diretta del contraente rispetto alle modalità di lavoro dell'appaltatore, all'epoca Elio Graziano, e al livello di sicurezza dell'impianto in cui il milionario appalto veniva eseguito. Il Tribunale avellinese in sostanza individua quello che negli anni '80 era un ente dello Stato quale responsabile giuridico dell'esposizione, delle malattie e delle morti per amianto di ex lavoratori non alle proprie dipendenze ma a quelle di una ditta appaltatrice quale era l'Isochimica.
 
Intanto la bonifica dell'ex Isochimica approda in Tribunale. Oggi il Tar di Salerno entrerà nel merito dell'affidamento del primo lotto del risanamento della fabbrica killer di Borgo Ferrovia.

All'attenzione dei giudici il ricorso presentato dalla «Ecobuilding» di Serino, una delle undici ditte che ha partecipato alla gara da 3 milioni e 500mila euro e che ha impugnato l'aggiudicazione dell'appalto andata all'associazione temporanea di impresa «Simam spa, La Carpia, Mondo Ecologia, Castiglia». A rappresentare l'ente sarà l'avvocatura comunale che, a sostegno dell'esclusione della società ricorrente, porterà un nuovo verbale del seggio di gara riunitosi nella mattinata di ieri per riesaminare il caso. Una lunga riunione all'esito della quale il Comune aggiunge nuovi elementi alla sua linea difensiva. Al primo motivo di esclusione, quello relativo alla mancata indicazione dei costi di manodopera, ritenuta non sanabile da Palazzo di Città, nel nuovo verbale redatto al termine della riunione spunta una seconda motivazione a supporto della decisione iniziale. Nel confermare l'esclusione, il seggio di gara prende atto anche «della mancata esibizione di esplicita autorizzazione a partecipare alla gara in oggetto, rilasciata dal giudice delegato in data antecedente al termine per la presentazione delle offerte» così come disposto dal Codice degli appalti.

L'ampio verbale riporta anche la cronologia delle richieste inviate dal Comune per chiarire la posizione dell'impresa interessata dalla procedura di concordato. La prima indirizzata alla ditta irpina lo scorso 17 gennaio con cui il Settore Ambiente richiedeva copia dell'autorizzazione a partecipare alla gara rilasciata in data precedente al termine previsto per la presentazione delle offerte, cioè prima del 18 luglio scorso.

La seconda invece indirizzata il 25 gennaio per sollecitare i commissari giudiziali ad inviare il nulla osta in questione. Sollecito a cui, il 31 gennaio, i commissari giudiziali incaricati hanno risposto inviando una relazione del giudice del 24 luglio ed una successiva istanza del 5 novembre confermata dal decreto collegiale del 17 dicembre, ma senza allegare l'autorizzazione richiesta. Toccherà dunque al Tar dirimere la vicenda e decidere se bloccare o meno l'aggiudicazione definitiva.
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