L'amianto dell'ex Isochimica colpisce ancora. Il macabro elenco delle vittime della fabbrica killer di Borgo Ferrovia sale a quota 34. E' morto a 72 anni l'ex scoibentatore Giovanni Lucidi, ucciso da un mesotelioma pleurico riconosciutogli come malattia professionale dall'Inail solo pochi giorni fa. Classe 1950, Lucidi era legato da un rapporto di parentela acquisita ad Elio Graziano, patron della fabbrica di Borgo Ferrovia morto nel 2017, ed era stato assunto in azienda a 33 anni. Dal marzo dell'83 fino a gennaio del 1990 aveva grattato via l'amianto dalle carrozze ferroviarie insieme ad altri 332 colleghi. Il suo nome figura nell'elenco dei 237 ex operai costituitisi al processo come parti offese contro i responsabili della fabbrica e i funzionari Fs delegati ai controlli di sicurezza dell'ex Isochimica.
Un dolore che si rinnova ogni volta per gli ex «amiantini» di Borgo Ferrovia che ancora attendono di conoscere le motivazioni per le quali a gennaio, in primo grado, sono stati condannati a dieci anni di reclusione per l'omicidio colposo in concorso di undici ex operai, i responsabili sicurezza della fabbrica Pasquale De Luca e Vincenzo Izzo e due ex funzionari di Fs Aldo Serio e Giovanni Notarangelo.
Campo Genova di Avellino, arriva l'ok dell'Arpac: «Non c'è pericolo»
Tanti i messaggi di cordoglio che arrivano dagli ex colleghi Isochimica alla famiglia di Lucidi. «Ciao Giovanni amico di tante battaglie in quella fabbrica maledetta, quello non era un lavoro ma massacro» scrive Umberto Petrozziello. E ancora Carlo Sessa ricorda il collega: «tante volte scherzavamo in fabbrica. Per tutto questo ancora una volta dobbiamo ringraziare la politica e le istituzioni tutte di Avellino. Ci stiamo avviando verso un altro lungo processo civile per un risarcimento del danno, passeranno altri anni prima di avere giustizia». Anche il segretario del Prc Tony Della Pia esprime la sua vicinanza alla famiglia dell'operaio morto: «L'Isochimica, fabbrica killer, miete l'ennesima vittima, un altro padre di famiglia che lascia i suoi affetti perché colpito da mesotelioma pleurico, diretta conseguenza dell'esposizione all'amianto. La sentenza di primo grado ha parzialmente sancito cause e responsabilità, tuttavia gli ex lavoratori e le loro famiglie, dopo circa quaranta anni di denunce e lotte attendono ancora il dovuto risarcimento per i danni subiti. In un certo senso è immorale costringerli ad intraprendere ulteriori iter giudiziari, anche in sede civile, per ottenere un minimo di giustizia che sicuramente non riconsegnerà le vite spezzate tantomeno la salute per sempre compromessa».
Una persona molto riservata e distinta, così lo ricorda il suo avvocato Brigida Cesta: «era quasi imbarazzato di dover agire contro suo cognato ma consapevole di doversi tutelare. All'epoca, come altri miei assistiti purtroppo venuti a mancare, aveva solo lievi manifestazioni di patologie asbesto correlate ma poi ha sviluppato il mesotelioma pleurico, il tumore dell'amianto. L'ultimo contatto lo abbiamo avuto dieci giorni fa quando mi ha inviato l'esame strumentale dal quale si evinceva il tumore e il riconoscimento Inail di malattia professionale. Purtroppo di fronte all'aggravarsi delle malattie degli operai, registriamo di essere ancora in una fase di attesa delle motivazioni della sentenza, del risarcimento del maggior danno dovuto da parte di Fs e, di conseguenza, di attivazione dell'azione civile».