Isochimica, strage senza fine:
muore un altro operaio, 65 anni

Isochimica, strage senza fine: muore un altro operaio, 65 anni
di Rossella Fierro
Domenica 2 Settembre 2018, 12:30
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La scia di morte dell'ex Isochimica rischia di allungarsi ancora. Un altro ex scoibentatore della fabbrica killer di Borgo Ferrovia è infatti deceduto nei giorni scorsi.

La verità sulle cause della morte sarà stabilita dall'autopsia già fissata e prevista per domani. Solo dalle risultanze dell'esame autoptico si capirà se, a causare la morte o quantomeno a contribuire alla prematura scomparsa, sia stato o meno l'amianto respirato a pieni polmoni negli anni '80. In questo caso il killer invisibile avrebbe mietuto la sua venticinquesima vittima.

L'uomo, G.C. le sue iniziali, 65enne, è morto a Napoli dove si trovava in regime di detenzione in una delle case circondariali partenopee. La sua è una storia tipica del macabro copione Isochimica: ha lavorato nei capannoni di Elio Graziano come addetto alla bonifica delle carrozze di amianto e il suo nome figura nello sterminato elenco di parti offese costituite al processo in corso presso l'aula bunker di Poggioreale contro ventotto imputati per reati che vanno dall'omicidio plurimo colposo alle lesioni gravi all'omessa bonifica. L'ex operaio, assistito dall'avvocato Brigida Cesta, si era costituito parte civile come tutti i suoi ex compagni di fabbrica, dopo che gli era stata certificata la malattia professionale. Negli ultimi tempi, a quanto si apprende, si era visto rigettare la domanda di aggravamento della patologia, asbestosi, inizialmente riconosciuta nella misura del 6%.

Diversi i messaggi di cordoglio degli ex colleghi che hanno diffuso la notizia dell'ennesima morte tramite social network. Inevitabile per loro ricadere ogni volta nello sconforto e nel panico più totali. Una paura, quella della morte, che accomuna tutti i «dead men walking» della fabbrica scelta da Ferrovie dello Stato per la più grande bonifica di amianto mai compiuta in Italia. Scontato ormai, per quanti vedono morire tra sofferenze inaudite uno ad uno i loro ex colleghi, chiedersi quando toccherà loro e se mai riusciranno ad ottenere una parola di verità e giustizia in vita e non post mortem. E così i messaggi di cordoglio si mischiano a quelli di rabbia per i tempi lunghi della giustizia, per il mancato ritorno del processo da Napoli ad Avellino, per il trattamento ricevuto da enti che avrebbero dovuto tutelarli in quanto lavoratori a servizio all'epoca, sì di un imprenditore privato, Elio Graziano, ma anche di un ente dello Stato quale era appunto Fs.
 
Se confermato il nesso di causalità tra l'esposizione e inalazione da amianto e la morte dell'uomo, ci si troverebbe di fronte al, 25 esimo decesso made in Isochimica, il secondo nel 2018. A marzo infatti a lasciare moglie e figlie, era stato Nicola Montanaro, ex operaio di Avella, ucciso da un tumore devastante dopo due anni di inferno. Il suo corpo, come aveva ricordato la vedova Maria Cristina Guerriero, era arrivato a pesare 40 chili. Anche il quel caso il riconoscimento della malattia professionale, nella misura del 10%, era stato ritenuto da familiari e legali insufficiente a risarcire la vittima del reale danno subito durante il periodo di lavoro di fabbrica.

Dopo un anno di calma apparente, il 2017, in cui non si erano registrati lutti nella comunità di ex scoibentatori, la morte ritorna prepotentemente di scena nell'affaire Isochimica con due decessi nel giro di soli sei mesi che si aggiungono, solo per ricordare i più recenti, a quelli di Alessandro Manganiello, morto nel febbraio 2016 e ai cinque registrati nel solo 2015, quelli di Vittorio Pellino, Antonio Solomita, Antonio Graziano, Carmelo Iacobelli e Salvatore Alterio. Segno che il picco delle morti da amianto, così come prospettato dalla comunità scientifica, ancora non sia arrivato.
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