Acqua, sull'uso delle sorgenti
Irpinia e Puglia alla resa dei conti

Acqua, sull'uso delle sorgenti Irpinia e Puglia alla resa dei conti
di Alessandro Calabrese
Giovedì 11 Aprile 2019, 09:07
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In attesa dell'ufficialità della data, la Regione, attraverso l'Ente idrico campano, prepara la bozza d'accordo che porterà al tavolo del Ministero Infrastrutture con la Puglia sul riequilibrio delle risorse idriche, i ristori e le salvaguardie ambientali in Irpinia.Nella proposta saranno toccati tutti i punti principali di un'intesa che dovrà rivedere gran parte del vecchio negoziato, anche alla luce di due importanti novità che si chiamano: potabilizzatore di Conza e Pavoncelli bis.
 
Al lavoro il direttore generale dell'Eic, Vincenzo Belgiorno e i tecnici della struttura, coadiuvati dagli esperti del Settore Ambiente di Palazzo Santa Lucia. L'obiettivo è reimpostare alcuni parametri dell'Accordo Quadro, tenendo conto anche dei nuovi fattori tutt'altro che secondari rispetto agli utilizzi ai fini potabili, irrigui e industriali della risorsa idrica che dall'Irpinia arriva in terra pugliese. Il tutto in armonia con il Piano di Gestione delle Acque redatto dall'Autorità di Bacino dell'Appennino Meridionale, il cui secondo ciclo, compreso tra il 2015 e il 2021, prevede proprio entro dicembre di quest'anno un riesame ed un eventuale aggiornamento. Per poi passare, al termine dei due anni successivi, rispettivamente, alla predisposizione di un piano e all'approvazione del programma di misure adeguati.

Un nuovo inquadramento della questione, del resto, appare necessario, visto che da una parte ci sono i 180 milioni di metri cubi d'acqua trasferiti dall'Irpinia alla Puglia e dall'altra non sono stati mai contemplati neanche i doverosi ristori ambientali, ora previsti per legge.

In base ad una serie di valutazioni, dunque, il pacchetto ipotizzato dalla Regione Campania andrebbe nella direzione di migliorare e rendere stabili le direttrici approvate, in via temporanea, durante la crisi idrica del 2017. Non basta, però, ottenere la metà della portata sorgentizia di Cassano, adesso, anche seguendo la proposta dell'ex presidente dell'Alto Calore, Lello De Stefano, questa fonte di approvvigionamento deve essere tutta ad uso e consumo dell'Irpinia. Un'opzione che in passato ha già ricevuto l'avallo del governatore Vincenzo De Luca e anche recentemente è stata ribadita dal suo vice Fulvio Bonavitacola.

Accanto a questo punto fermo, vanno, però, messi altri tasselli. Primo fra tutti un utilizzo ristretto almeno ai comuni altirpini gestiti da Aqp della necessaria quantità di acqua proveniente dalla diga di Conza. Dal potabilizzatore, infatti, potrebbe partire una derivazione attraverso la quale servire questi paesi. Il resto andrebbe alla Puglia, compensando, appunto, la perdita di Cassano. Mentre, per la galleria Pavoncelli bis, oltre ad un misuratore e a periodici controlli sugli effettivi prelievi, la Regione Campania potrebbe mirare ad ottenere lo sfruttamento della produzione di energia idroelettrica che si incanalerebbe mediante un moderno impianto di trasformazione e accumulo.

Sul capitolo ristori, poi, il conto è presto fatto. Se si volesse moltiplicare il quantitativo di acqua di cui la Puglia si approvvigiona (180 mln di mc) per 20 centesimi, prezzo al di sotto di quello fissato per la vendita all'ingrosso, il risultato darebbe 36 milioni di euro all'anno. Considerando che finora non è stato pagato nulla, a parte le cifre irrisorie per la concessione delle grandi derivazioni, e che l'Aqp rivende l'acqua ottenuta gratuitamente, la somma appare congrua. Salvo diverse disposizioni in fase di accordo complessivo che, comunque, dovrebbero tenere in considerazione che questa contropartita servirebbe agli interventi necessari alla tutela dei gruppi sorgentizi e alla salvaguardia dei corsi dei fiumi delle aree di interesse ambientale. Su questi punti, dunque, ruoterebbe la proposta per riequilibrare la gestione delle risorse idriche tra Campania e Puglia.

 
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