Avellino, la scalata al vertice
di Pasquale Galdieri nel clan Genovese

Avellino, la scalata al vertice di Pasquale Galdieri nel clan Genovese
di Gianni Colucci
Mercoledì 16 Ottobre 2019, 09:41
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Ernesto Nigro era un uomo in crescita nel clan. Ma sa che Galdieri può tutto. In un'intercettazione si sente dire da Nigro alla sorella: «Non si discute, qua comandano tutto loro. Tutto. E ancora, parlando Galdieri dice: «Ti scassa se sgarri con lui anche se sei fratello carnale».
Ernesto è il capintesta, gerarchicamente sotto a Carlo Dello Russo e a Pasquale Galdieri. È uno scenario che il magistrato inquirente definisce «paramilitare», Con soldati sul territorio che hanno delle aree di influenza ben precise, Galdieri ad Avellino; Nigro per Terminio e Laceno.
 
Si trattava di mettere mano sugli appalti pubblici, ma anche su affari illeciti: «Le castagne in Albania», erano definiti in codice.
Ma il clan era in grado anche di risolvere problemi in città. Una signora di Montella proprietaria di un immobile in periferia ad Avellino che non riusciva a farsi pagare i canone di locazione, si rivolge a Nigro. E dunque arriva una via alternativa a quella del tribunale. «Sulla falsariga del tribunale della Gran Mamma che storicamente operava come tribunale della camorra - fa notare il Gip - così accade che gli stessi sodalizi criminosi si ponessero come mezzi alternativi per ottenere giustizia». Finisce che la signora in questione, una volta liberati i locali dai morosi potesse aprire un centro scommesse in società con il consesso criminoso a cominciare da Carlo Dello Russo ancora legato alla famiglia Genovese.
Usura con tassi al 20 per cento e ed estorsioni alle imprese con il tasso del 3 per cento sui lavori appaltati: il nuovo clan Partenio ha il suo core business. La procura distrettuale antimafia ricostruisce la genesi del clan e l'organizzazione. Dalle ceneri del vecchio clan Genovese, detto anche Partenio, nasce la nuova formazione con Pasquale Galdieri, detto o' Milord, con personaggi della zona di Mercogliano a cominciare da Carlo Dello Russo, titolare di un'autorimessa ad Avellino. E l'organizzazione cercava affiliati in provincia Sei, sette persone per paese dicono in un'intercettazione. E l'affiliazione richiede di sottoporsi ad un rito come quello del bacio in bocca Là veramente c'è la fratellanza, spiegano.
Galdieri ha un collaboratore fidato, Dello Russo, con lui approfitta, secondo il magistrato, della provvisoria anarchia derivante dalla detenzione dei capi storici del clan, Amedeo e Modestino Genovese (che sono tra l'altro cugini di Pasquale Galdieri). Galdieri fa da collante tra e generazioni, tanto da prendere con se Carmine Valente, detto Caramella, noto per la sua appurata appartenenza al Clan cava. Per il magistrato con i vertici in carcere il Clan Cava ha visto trasmigrare alcuni appartenenti verso il Clan Partenio. Il sistema si estendeva in Alta Irpinia dove il luogotenente era Ernesto Nigro detto Ciambone, ritenuto capo zona. Nigro era arrivato al clan prima perché taglieggiato, poi perché - ripagando con duemila euro al mese un debito di ventimila -, era diventato referente e fautore del nuovo clan.
Un uomo di fiducia tanto che riesce ad avere da Galdieri credito per avviare affari illeciti. Tanto da far dire - nota il gip - al Nigro che Galdieri non aveva prestato i soldi neanche ad un vecchio esponente del pregresso clan Genovese: «Neanche al fratello di Amedeo Genovese, il fratello di Amedeo Genovese era andato da lui là che voleva 10mila euro e non glieli ha dati. Il fratello di Amedeo Genovese!».
Nell'ottobre del 2014 alle 20,30 in un locale di Montella l'incontro che salda l'ala Altirpina e quella urbana del clan. Nigro riceve l'indicazione di ricambiare il favore del prestito dal sodalizio criminoso con il compimento di un agguato. A fare da latore dei voleri di Pasquale Galdieri è Carlo Dello Russo. In sostanza si tratta di un pestaggio.
Ma se quel «sì» diventa il patto fondativo di un progetto malavitoso che si espande verso l'alta Irpinia, per il magistrato inquirente, da quel momento tra i due si apre anche un business più ampio: Galdieri permette a Nigro che nel frattempo aveva visto mettere sotto sequestro il suo caseificio, di passare al traffico di stupefacenti. Galdieri mette a disposizione i capitali per nuovi business. «Certamente anche quello dell'acquisto di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente - si legge nell'ordinanza - Attività a cui Ernesto Nigro era abitualmente dedito da tempo». La circostanza che Ernesto Nigro avesse avuto un incontro con Galdieri per la sera del 14 novembre 2014 si rivela da numero se intercettazioni ambientali.
Il sodalizio si allarga e non esita ad usare l'intimidazione rispetto alle ditte edili che possono essere taglieggiate e rifiutano di pagare. Si bruciano escavatori, si getta benzina sui mezzi di cantiere. È guerra.
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