Strage del bus, vertici di Autostrade
non responsabili. Procura fa appello

Strage del bus, vertici di Autostrade non responsabili. Procura fa appello
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 11 Aprile 2019, 08:56
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«Non hanno commesso nella loro attività alcuna violazione di una regola cautelare» e quindi il gravissimo incidente del bus sul viadotto di Monteforte «non è riconducibile a una loro condotta omissiva colposa». Questo un passaggio delle motivazioni della sentenza che ha mandato assolti alcuni degli imputati, tra cui l'ex amministratore delegato di Autostrade S.p.a, Giovanni Castellucci e i responsabili della direzione di Tronco, Riccardo Mollo, Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna.
 
Trecentosettantotto pagine per motivare le condanne inflitte e le assoluzioni emesse per gli imputati della strage del bus precipitato dal viadotto di Acqualonga. Il giudice monocratico Luigi Buono ha depositato le motivazioni del suo verdetto dell'11 gennaio scorso nei confronti degli imputati della strage bus - avvenuta nel tratto autostradale irpino dell'A16 il 28 luglio 2013. Fecero molto discutere le assoluzioni dell'allora amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, per il quale l'accusa aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione, e dell'ex condirettore generale della società Riccardo Mollo, oltre che di Massimo Fornaci e Marco Perna, entrambi dirigenti della società.

A tal proposito il giudice monocratico cita il piano di riqualifica delle barriere bordo laterale e una delibera del consiglio di amministrazione del dicembre 2018 rispetto alla quale Buono precisa che «non solo non può ravvisarsi alcuna violazione di una regola cautelare scritta né di una regola precauzionale di diligenza o prudenza fondata su un giudizio di prevedibilità ed evitabilità dell'evento» poiché proprio quel piano consentiva «la riqualificazione di tutte le barriere presenti sulle tratte stradali e non esclusivamente quelle di primo impianto». Inoltre sottolinea il giudice nella motivazione che «la scelta di non sostituire le barriere presenti sul viadotto Acqualonga non è neppure censurabile sotto il profilo dell'opportunità tecnica, in quanto le valutazioni compiute hanno tenuto conto dei dati del traffico, delle caratteristiche di pericolosità del tracciato e dell'ubicazione del dispositivo di ritenuta a bordo ponte, ma anche delle caratteristiche della barriera già esistente che assicurava una capacità di contenimento pari a quella di una barriera H3, ma di fatto simile a quella di ultima generazione, come confermato da un crash test eseguito nel 2015».

Dunque per il giudice Buono «la verifica dello stato e dell'efficienza delle barriere era condotto da altri soggetti operanti nella stessa società che erano tenuti ad eseguire nell'immediatezza gli interventi di manutenzione necessari per ripristinare le condizioni ottimali di efficienza». Il magistrato poi citando le consulenze di parte dei tecnici nominati dalla Procura avellinese e la super perizia del professor Felice Giuliani chiarisce come la causa dell'incidente, rispetto alla mancata tenuta delle barriere, vada «ricercata nell'omissione della manutenzione dei tirafondi» che non è addebitabile, per le questioni affrontate, ai quattro imputati assolti.

Intanto il procuratore Rosario Cantelmo è pronto fare ricorso in Appello. Cantelmo ha avviato anche un'inchiesta bis per verificare le condizioni degli altri viadotti autostradali dopo le dichiarazioni rese, nel corso del dibattimento, dal professor Giuliani relative alle criticità che altri viadotti, con caratteristiche analoghe a quello dell'Acqualogna, potrebbero presentare. Dopo una prima acquisizione di documenti presso la sede del Mit a Roma, nel dicembre scorso, inerente alla manutenzione eseguita dall'agosto 2013 fino ad oggi da parte di Autostrade Spa per 11 viadotti compresi nel tratto Baiano-Benevento, nel marzo scorso è stato ascoltato per ore anche il nuovo amministratore delegato di Autostrade S.p.a, Roberto Tomasi.
 
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