Novolegno, quello stabilimento che nessuno vuole

Una manifestazione dei lavoratori Novolegno
Una manifestazione dei lavoratori Novolegno
di Luigi Pisano
Giovedì 16 Marzo 2023, 08:55 - Ultimo agg. 18:48
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Un fulmine a ciel sereno, in quel febbraio del 2019 ormai lontano. Con un annuncio choc il gruppo Fantoni, la holding friulana che per ben quaranta anni ha controllato la Novolegno di Arcella di Montefredane, decise la chiusura dello storico opificio irpino specializzato nella fabbricazione dei pannelli mdf. Macchinari fermi all'improvviso e ben 117 lavoratori di colpo senza lavoro. Una vertenza finita più volte sul tavolo della Regione e poi del Ministero Dello Sviluppo Economico, ma nel maestoso capannone industriale di Arcella di Montefredane è stata portata via anche l'insegna che da diversi lustri campeggiava su quell'imponente opificio vermiglio.

Una decisione improvvisa legata alla chiusura della fabbrica giustificata dal gruppo Fantoni da "un mercato che non tira" e nel maggio del 2020, in piena pandemia e senza far leva sul paracadute degli ammortizzatori sociali, la holding friulana fece calare il sipario su una azienda diventata un punto di riferimento non solo in Irpinia, ma un po' in tutto il Mezzogiorno per quanto concerne la lavorazione del legno da riciclo.

Questa oggi la triste storia spalmata su quei 145mila metri quadri di capannone.

A nulla è servito anche il presidio h24 dei dipendenti della fabbrica, nella sala consiliare del Comune e davanti ai cancelli. Ad inizio marzo del 2020, infatti, il Covid e il lockdown spazzarono via quella pacifica protesta degli operai, inascoltati e senza nessuna soluzione tra le mani. E oggi si è punto e a capo.

Una vicenda sin cui anche il dialogo tra sindacati, Amministrazione Comunale di Montefredane e gruppo Fantoni in fondo non è mai stato facile. O meglio, non è stato mai possibile trovare un punto di incontro. Un sito industriale che sorge in una zona geograficamente strategica, ma nessuna proposta ufficiale è saltata fuori finora per la ex Novolegno, un opificio per ben otto lustri simbolo dell'economia circolare.

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Da maggio 2022, peraltro, è scaduta anche la Naspi per i 117 dipendenti della fabbrica, molti dei quali si trovano fuori dal mercato del lavoro in una condizione di inoccupazione. L'obiettivo è verificare le possibili soluzioni per rimettere in piedi lo stabilimento ex Novolegno situato in Area Zes.
Al momento, però, tutto è scivolato in un preoccupante torpore e la questione Novolegno è bloccata in alto mare come un vascello sballottato dal vento e dalle onde. Dal 1980 quella fabbrica facente parte del nucleo industriale di Pianodardine dava lavoro a 117 operai e, grazie all'indotto generato, ad altri 150 lavoratori impiegati tra cooperative, trasporti e manutenzione. Lo stabilimento vanta ben tre linee di produzione per un volume totale di prodotto che raggiunge i 220mila mc, ma ormai gli impianti sono spenti da un pezzo. Ci sono però ancora degli interrogativi che cercano risposte. Se il Cda dell'azienda, infatti, dichiarò che «il continuo purtroppo irreversibile, peggioramento del mercato, rende assolutamente improcrastinabile la chiusura dello stabilimento», ancora non si comprende la scelta di Fantoni di trasferire la produzione nella sede centrale di Osoppo, in Friuli.

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