Lo straziante addio a Diego,
ucciso dalla madre a tre mesi

Lo straziante addio a Diego, ucciso dalla madre a tre mesi
di Katiuscia Guarino
Sabato 21 Settembre 2019, 08:56
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«Il nostro essere qui intorno a questo piccolo corpo vuole essere motivo di riflessione, di silenzio e di preghiera per i cari, senza giudizio. Ma con grande misericordia, grande vicinanza, grande amore». Padre Gianluca Manganelli sceglie il Vangelo di Marco per celebrare i funerali del piccolo Diego Fasulo, ucciso a tre mesi dalla mamma. L'episodio domenica sera lungo la statale Telesina nel Sannio.
Il priore del convento dei Cappuccini di Santa Maria delle Grazie di Avellino invita al silenzio e alla riflessione guardando quella minuscola bara bianca. Prova a trattenere la commozione di fronte a una vicenda così tragica, davanti ai banchi semivuoti del luogo di culto.
 
Al suo fianco c'è un'esperta della lingua dei segni per spiegare l'omelia ai sordomuti, tra cui alcuni bambini, presenti in chiesa e al papà Antonello del piccolo Diego (anche la mamma è sordomuta).
Padre Gianluca chiede «rispetto, condivisione, compassione per un dolore tanto grande». Poi spiega la scelta del Vangelo di Marco che «parla di un dolore enorme, improvviso. Il dolore di Gesù crocifisso. L'evangelista lo esprime con una descrizione: si fece buio su tutta la terra, nonostante fosse mezzogiorno. E così succede quando il dolore entra nella vita delle persone. Si fa buio dentro di noi e fuori di noi. Ma il Vangelo ci insegna che la tenebra non è l'ultima parola, che la morte non è la fine. E questa deve essere la sola nostra consolazione».

Di qui, il frate si appella alla sensibilità di tutti: «Il nostro essere qui intorno a questo piccolo corpo vuole essere motivo di riflessione, di silenzio, di preghiera per i cari senza giudizio, ma con grande misericordia, grande vicinanza, grande amore. Preghiamo per Diego. E preghiamo Diego affinché interceda per noi. Ci affidiamo a questo angelo del cielo perché possa pregare lui per noi».
Nel volto del papà si legge la disperazione per aver perso un figlioletto appena nato, che era il coronamento dell'unione coniugale, ucciso dalla mamma. Che avrebbe dovuto coccolarlo, difenderlo, che avrebbe dovuto crescerlo insieme al marito. Quella donna s'è macchiata del delitto più grave.
Uno choc terribile per Antonello. In chiesa c'è solo lui. La donna, Loredana Morelli, è in carcere. Per lei è arrivata la convalida dell'arresto. Davanti al giudice per le indagini preliminari di Benevento si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Alle esequie hanno scelto di non partecipare anche i familiari di Loredana. A stringersi ad Antonello i suoi parenti e gli amici. Cercano di dargli forza durante l'ultimo viaggio del bimbo.
La salma del piccolo, arrivata ieri pomeriggio dall'ospedale Rummo di Benevento dove è stata eseguita l'autopsia, è stata tumulata nel cimitero di Avellino. Immagini strazianti, anche per chi si è imbattuto in quel carro funebre.

Almeno ieri, nel giorno dell'addio a un bambino di appena tre mesi, non ci sono stati riferimenti alla drammatica vicenda. In cui anche una madre schiacciata dalla grande responsabilità di quel piccolo bambino, forse dalla depressione post partum, ha agito finendo in un abisso.
Non s'esclude che per la mamma possa essere richiesto l'esame psichiatrico. Deve rispondere di omicidio volontario. Le prove a suo carico sono schiaccianti.
Indagano i carabinieri di Solopaca e i colleghi del Nucleo investigativo del Comando Provinciale di Benevento.

La ricostruzione della sequenza di quella maledetta domenica restituisce un quadro orrendo, assurdo. La donna dopo aver litigato con il marito si sarebbe messa in auto con il piccolo per raggiungere Campolattaro, paese d'origine, lasciando un biglietto nel quale annunciava la volontà di suicidarsi. Lungo la statale Telesina è avvenuto l'incidente con l'auto, finita contro il guard rail.
A questo punto, Loredana in preda ad un raptus avrebbe lanciato il bimbo in un dirupo. Una volta resasi conto che il piccolo era ancora vivo, lo avrebbe ucciso a bastonate utilizzando un ramo di trenta centimetri. «Preghiamo per questo angelo» ribadisce alla fine della messa il parroco, la chiesa è immersa nel silenzio irreale di un perchè senza risposte.
 
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