Non sono di Mimì Manzo, gli abiti rinvenuti e sequestrati dai carabinieri nel corso delle ricerche effettuate nella stazione e nei pressi della basilica dell'Annunziata, venerdì mattina dai carabinieri del comando provinciale di Avellino. Del resto, la maglia, i pantaloni e il calzino non sono pieni di sangue, ma presentano solo qualche macchia di ruggine, dovuta alla permanenza alle intemperie, ma in ogni caso non appartengono al 69enne muratore, scomparso la sera dell'8 gennaio del 2021 dopo aver avuto un litigio con la figlia, che quella sera festeggiava i suoi 22 anni.
A confermarlo sono stati proprio i figli del 69enne scomparso, Romina e Francesco, che, ieri mattina, convocati dai militari, dopo aver preso visione degli indumenti non hanno riconosciuto in quei resti repertati dai militari dell'Arma, gli abiti indossati dal loro papà la sera della scomparsa. Infatti la figlia Romina (indagata e accusata di concorso in sequestro di persona, difesa dall'avvocato Federica Renna) dovrà consegnare una foto per indicare agli inquirenti con esattezza gli abiti indossati da Mimì la sera della scomparsa. Intanto gli inquirenti continueranno a cercare. Infatti effettueranno nei prossimi giorni altri sopralluoghi perché dalle immagini delle telecamere visionate hanno notato strani movimenti in quei luoghi transennati nei giorni scorsi, tra la stazione ferroviaria e la basilica dell'Annunziata di Prata Principato Ultra, seguendo una pista ben precisa. Gli elementi finora raccolti dagli inquirenti conducono tutti in quella direzione, nei luoghi in cui Mimì Manzo con addosso un bomber e dei pantaloni color ghiaccio, una camicia bianca, un maglione a strisce arancione e delle scarpe da ginnastica fu immortalato dalle telecamere attive in zona. I figli di Manzo, accompagnati dall'avvocato Renna si sono recati nella caserma di via Brigata, pieni di speranza. «Siamo rimasti male perché pensavamo che quegli abiti fossero di papà e che vi fossero sue tracce, ma in ogni caso ringraziamo gli inquirenti perché hanno ripreso le ricerche».
Romina e Francesco, inoltre, hanno chiesto agli inquirenti di effettuare degli accertamenti sul cellulare di Mimì. «Chiamo tutti i giorni sul cellulare di papà e si attiva subito la segreteria. Ho dei forti dubbi e sono convinta che qualcuno è in possesso del cellulare di mio padre. Quindi ho chiesto agli inquirenti di effettuare degli accertamenti per localizzarlo».
In caserma è stato convocato anche l'altro figlio di Mimì Manzo, Francesco, per fargli visionare gli abiti rinvenuti nelle zone foranee. «Speravamo che fossero i suoi, almeno avremmo avuto una traccia in più, ora speriamo che vengano effettuati degli accertamenti per ritrovare il cellulare. Soprattutto mi auguro che venga archiviata la posizione di mia sorella, perché davvero stiamo vivendo un incubo e stiamo soffrendo». Francesco Manzo, provato dalla scomparsa del padre tutte le sere si pone delle domande. «Tutte le sere mi chiedo dove può essere, cosa gli hanno fatto e come sta. Come sono rimasto male che sono stati indagati Alfonso e Loredana, quest'ultima ci ha aiutato molto con le ricerche». Loredana Scannelli e Alfonso Russo sono indagati insieme alla figlia di Mimì. Loredana, difesa dall'avvocato Rolando Iorio è accusata di concorso in sequestro di persona, mentre il suo ex Alfonso è accusato di favoreggiamento e false dichiarazioni ed è difeso dall'avvocato Serena Luce. Intanto si attende la data in cui prenderanno il via gli accertamenti peritali irripetibili sulla T-Roc guidava da Loredana Scannelli la sera della scomparsa di Mimì.