Montevergine, al via l'Anno Giubilare: l'abbazia benedettina celebra i suoi (primi) nove secoli

Da domani, giorno di Pentecoste, i fedeli potranno ottenere l'indulgenza plenaria

L'abbazia benedettina di Montevergine
L'abbazia benedettina di Montevergine
di Marilicia Salvia
Sabato 27 Maggio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 28 Maggio, 10:17
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Un clic per vedere in diretta l'immagine della Madonna, un altro per seguire, sempre in tempo reale, le celebrazioni della domenica: passato il primo momento di stupore, è probabile che sarebbe entusiasta, San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell'abbazia benedettina di Montevergine che compie oggi 900 anni, di quella diavoleria chiamata internet che aiuta il Santuario a diffondere ovunque, attraverso il proprio sito, l'amore di Mamma Schiavona e il messaggio di speranza della fede cristiana. Missione che ha rappresentato senza dubbio il filo conduttore di questa lunghissima, affascinante storia che adesso culmina in un evento straordinario, l'indizione, permessa dalla Santa Sede, di un Anno Giubilare: da domani, giorno di Pentecoste, e fino alla successiva Pentecoste fissata per il 18 maggio del 2024, i fedeli potranno ottenere l'indulgenza plenaria, naturalmente alle condizioni previste dalla Chiesa. Per questa comunità che da nove secoli non smette di crescere, tenacemente aggrappata al pezzo di montagna scelto nel 1118 da San Guglielmo che qui pose fine al suo lungo e tormentato cammino ascetico, un'occasione importantissima per ragionare su un altro cammino, quello da affrontare inoltrandosi tra le sfide del nuovo Millennio; per riflettere - come ha ribadito nel decreto di indizione del Giubileo il padre Abate Riccardo Luca Guariglia - «sulla vita e le attività del Santuario, luogo dove la pietà popolare del popolo di Dio diventa opera di evangelizzazione e di attività missionaria».

Sono due milioni i fedeli che arrivano ogni anno a Montevergine, facendone la meta mariana più frequentata in Campania e una delle più visitate in Italia e in Europa.

Molte centinaia di migliaia in più se ne attendono ora, nel corso di questo Anno Santo per il quale sono stati studiati itinerari che toccano i diversi luoghi legati alle vicende dell'Abbazia. Vengono spesso a piedi, i pellegrini, al termine di cammini faticosi, oltre che in macchina o con i bus organizzati, ma anche affidandosi alla caratteristica funicolare che partendo da Mercogliano si inerpica lungo il dorso della montagna per 1669 metri: un'opera ardita di ingegneria meccanica, seconda in Europa per dislivello, che raggiunge fino ai 64 gradi di pendenza e che è in funzione dal 1956, gestita per molti anni dalla stessa Abbazia benedettina e adesso dall'azienda regionale Air. Perché in fatto di volontà di comunicazione, di apertura al mondo, i monaci che nel tempo hanno popolato questi luoghi non si sono mai risparmiati. Eremiti sì, ma sempre in contatto con la gente, in un ossimoro solo apparente che riflette alla perfezione l'esempio del fondatore Guglielmo, l'asceta che voleva raggiungere Gerusalemme e che invece, ridotto in fin di vita dai briganti, una volta guarito tornò indietro e arrivato in Irpinia capì a quale vocazione era chiamato. Intorno a lui, sulla cima del Partenio chiamata Vergine perchè non ancora violata da nessun intervento umano, si radunarono presto molti uomini, desiderosi di ritirarsi a pregare e lavorare. Nacque così, tra il 1123 e il 1124, la Congregazione verginiana della cui consacrazione ufficiale si celebrano adesso i 900 anni, e che subito diventò punto di riferimento per la popolazione. Un secolo dopo l'anno Mille, le masse non avevano vita facile da nessun punto di vista: la fama di quei monaci sempre disponibili a dare assistenza, che si esprimevano e diffondevano il cristianesimo in lingua volgare per farsi capire, che mettevano pace tra famiglie rivali e difendevano i poveri dallo strapotere dei feudatari ci mise poco a diffondersi in quello che all'epoca era il regno normanno, e anche dopo, quando nell'Italia meridionale cominciò l'era degli Angioini. Nel giro di pochi anni i monasteri si moltiplicarono, in Irpinia, in Puglia, in Basilicata, attirandosi nel corso dei secoli i favori, e le munifiche donazioni, di papi e re, principi e feudatari. Nacquero così ospedali, si sviluppò l'arte farmaceutica, fu allestita la biblioteca che tuttora custodisce migliaia di testi unici e preziosi. 

All'epoca angioina risale anche l'arrivo a Montevergine del quadro della Madonna, subito sistemato nella chiesa costruita già ai tempi di Guglielmo accanto all'Abbazia, e che da allora non ha mai smesso di attrarre la venerazione dei fedeli e di esercitare enorme fascino sugli studiosi. Una Madonna bruna, la rappresentazione più autentica della fanciulla di Nazaret scelta da Dio come madre del suo Figlio; non bellissima (nella raccolta «Rituali e canti della tradizione in Campania» il maestro Roberto De Simone le fa dire, immaginando una sua “fuga” per dispetto sulla montagna, «si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà n gopp a truvà!») però magnetica, con quel suo sguardo che sembra seguire i movimenti di chi la osserva. Una Madonna fuori misura, ben quattro metri di lunghezza che occupano l'intera parete del nuovo Santuario costruito, in epoca molto più recente, letteralmente intorno a lei. E che, sempre secondo De Simone, alla fine si rivela bella, la più bella, tanto da essere festeggiata due volte, il 2 febbraio e il 12 settembre. Anche qui, in modo assolutamente stravagante rispetto alle tradizioni di pianura: tammurriate, salti e balli accompagnano da sempre la “juta” verso il Santuario. Una salita festosa di cui nel giorno della Candelora si fanno protagonisti i femminielli, gli uomini che vivono e pensano come donne e viceversa, secondo la definizione data nel passato a persone che oggi definiamo transgender e che solo qui, quando altrove erano guardate con diffidenza e disprezzo, hanno sempre trovato calore e accoglienza. Merito di una Madonna extracomunitaria, Madonna bruna, e perciò Mamma Schiavona - schiava come erano ai tempi, e spesso ancora sono, le donne di colore - che conosce bene, e comprende, il sapore amaro della discriminazione. Madonna accogliente e comprensiva che nel 1256, secondo la leggenda, sciolse con un raggio di sole la lastra di ghiaccio nella quale erano stati condannati a morire due giovani amanti omosessuali: miracolo commovente e decisamente rivoluzionario.

Alla Madonna bruna, nel 2019, una mano sacrilega portò via diversi oggetti d'oro donati nel tempo dai fedeli come ex voto. Un furto sconcertante che non ha ancora trovato colpevoli, in un luogo considerato così sicuro da essere stato scelto dal Vaticano per nascondere dalle mire naziste la Sacra Sindone, durante la seconda guerra mondiale. Ma lei, Mamma Schiavona, non ha certo smesso di amare. E di essere amata. Ha continuato ad accogliere, consolare, intercedere. E da domani, attraverso i suoi monaci, accanto al suo popolo, comincerà a scrivere la prossima storia. 

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