Trekking choc sul Montevergine:
in pellegrinaggio tra amianto e rifiuti

Trekking choc sul Montevergine: in pellegrinaggio tra amianto e rifiuti
di Gianni Colucci
Mercoledì 20 Marzo 2019, 11:30 - Ultimo agg. 15:47
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Il videoreportage



Inviato a Mercogliano

Lungo i tornanti per Montevergine, Parco regionale del Partenio, i postini infedeli gettavano cumuli di posta mai consegnata. Ma quelle curve che hanno esaltato per quattro edizioni gli amanti del ciclismo e numerose cronoscalate quelli dei motori, sono diventate anche i ricettacolo di rifiuti di ogni tipo: amianto, televisori, forni, scarpe, antenne, carcasse d'auto, materassi e ogni altra zozzeria che si possa immaginare.

Nel 98 si provò con un'alzata di ingegno a intervenire, ed ecco che mentre c'era Pantani a tentare la vittoria in salita (in realtà vinse Alex Zülle), qualcuno nascondeva la vergogna all'occhio insinuante della telecamera sull'elicottero. Geniale quel sindaco che decise, di coprire i rifiuti sui versanti più esposti con dei teli verdi.

E oggi con un po' di fortuna, salendo a piedi (ogni pomeriggio decine e decine di appassionati si fanno il percorso esposto a sud), si ritrovano cimeli di quatto edizioni della corsa rosa (bottigliette, magliette, pedali e freni). Ma anche parafanghi e pezzi di gomma che ricordano le gare in salita della cronoscalata organizzata dall'Acsi.
 
In realtà non sono le grandi iniziative sportive che martoriano il monte da anni, quanto il quotidiano passaggio di migliaia di persone (almeno due milioni l'anno) a distruggere l'ambiente di Montevergine. Una delle aree peggio messe è quella tra il ristorante la castagna e il primo tornante, il tratto della provinciale che passa davanti al ristorante storico «da Felice». È un tripudio di ogni bendiddio: interi servizi da bagno abbandonati, mattonelle, tubi, comignoli ma anche immondizia alla rinfusa, proveniente da raccolte casalinghe: fumetti, tende e divani.

«Sono uno che salta il pranzo per tenere allenato il cuore e passeggio ogni pomeriggio verso Montevergine - dice il sindaco di Mercogliano, Massimiliano Carullo - e vedo bene quel che c'è lungo i tornanti. Abbiamo duecento persone che si occupano di difesa ambientale, le nostre guardie controllano chi raccoglie funghi e tartufi senza tesserino autorizzativo, ma è una battaglia impari contro chi abbandona rifiuti. Le nostre 50 telecamere sul territorio non ci possono nulla».

Conferma il sindaco di Ospedaletto Antonio Saggese: «Sono anni che andiamo a caccia di chi getta di tutto lungo i tornanti. Inutile ricorrere alle giornate ecologiche: appare una soluzione inutile ogni volta. In realtà soldi non ce ne sono e abbiamo bisogno di volontari che ci aiutino».

Le multe devono essere elevate in presenza di un fatto doloso, spiega uno dei vigili urbani del Partenio che proprio ieri ha fatto diverse segnalazioni di servizio all'amministrazione.

In realtà cogliere sul fatto chi sversa è difficile. In mattina ieri almeno un camion carico di arbusti di pino, risultato di una potatura, erano stati abbandonati al primo e al secondo tornante della Provinciale. Rifiuto verde si dirà, tuttavia sarebbe stato più semplice lasciarlo davanti casa dato che IrpiniAmbiente effettua la raccolta anche dell'umido.

Cosa scatta nella testa di questi signori «Un moto di protesta forse - dice il vigile- magari una ribellione inconscia perchè si paga cara la Tarsu, ma nessuno sa che la pulizia di un'area pubblica costa molto di più alla comunità».

Anche i privati che si vedono riempire di ogni immondizia boschetti e terreni, stentano a protestare. Si tengono i rifiuti anche perchè sono i primi a non fare manutenzione ai terreni. Gli appezzamenti interessati a questo scempio quotidiano sono castagneti semi abbandonati o noccioleti lungo impervi declini, quindi poco interessanti da coltivare. La vecchia cava dismessa di Mercogliano che ammazza il paesaggio di Montevergine appena si esce dall'abitato è lungi dall'essere ripristinata con metodi moderni (un caso virtuoso è quello di una cava ad Atripalda della famiglia Bruschi). Qui invece la cava diventa una calamita per gli sversatori seriali. «Pare che una volta ci volessero fare una discarica temporanea in periodo di crisi dei rifiuti», dice un trekker in pantaloncini che sfida il vento a raffiche lungo i tornanti in ombra.

«Io penso che solo con i volontari e coinvolgendo le imprese che smaltiscono rifiuti, con qualche giornata di lavoro facciamo piazza pulita. Ma poi occhi aperti», conclude Tonino Iannaccone, ristoratore e ambientalista convinto.
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