Avrebbe compiuto quarantatré anni a maggio. Luca Massaro, originario di Montefusco e padre di tre figli in tenera età, purtroppo non ce l'ha fatta. La sua giovane vita, segnata già da altre recenti tragedie familiari, per un mese è dipesa dai macchinari della rianimazione dell'ospedale Moscati di Avellino dove era stato ricoverato d'urgenza in seguito a un terribile sinistro stradale. Il miracolo di una ripresa non si è compiuto. E il viaggio di Luca lungo la strada del ritorno a casa si è concluso, nella tarda serata di sabato, nel maggiore nosocomio irpino. L'uomo, residente da qualche anno a Tufo, in sella alla sua moto era rimasto gravemente ferito, alla vigilia di Natale, in uno schianto devastante lungo la strada provinciale che collega Altavilla Irpina al piccolo borgo della Valle del Sabato dove si era trasferito dopo il matrimonio. Oggi due comunità lo piangono e lo ricordano, quella d'origine dove aveva conservato amicizie e dove tornava spesso a trovare l'anziana madre e la sorella e quella adottiva che lo aveva accolto come si fa con un figlio.
Un destino sventurato quello della famiglia Massaro. Due anni e mezzo fa, nella periferia di Montefusco, Giuseppe, il padre sessantanovenne di Luca, fu ritrovato carbonizzato dalla figlia. L'anziano era scomparso da casa la sera prima. Luca e la sorella lo avevano cercato a lungo, e avevano poi allertato le forze dell'ordine. Ma Giuseppe, qualche ora prima, si era dato fuoco. Nessuno ha mai saputo le motivazioni di quel gesto estremo che, molto probabilmente, era stato provocato dalla prematura scomparsa, qualche mese prima, di un figlio a causa di una malattia che non gli aveva dato scampo.
Luca, nonostante la catena maledetta di dolore e di eventi infausti che in poco tempo aveva travolto la sua famiglia, non aveva mai perso il sorriso e la mitezza caratteriale. «Viveva per i tre piccoli- ha esclamato Gaetano Zaccaria, sindaco di Montefusco e amico dei Massaro-. Veniva spesso dall'anziana madre e dalla sorella. Siamo tutti sconvolti dalla sua dipartita. Eravamo fiduciosi che si sarebbe salvato che avrebbe affrontato pure questa prova, invece». Sui social gli amici di una vita finita tragicamente, e prematuramente, lo ricordano con post e foto dei giorni spensierati.