Il saluto di Avellino a Preziosi:
con Alessandro anche Vittoria Puccini

Il saluto di Avellino a Preziosi: con Alessandro anche Vittoria Puccini
di Gianluca Galasso
Venerdì 13 Dicembre 2019, 12:00
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«Un principe in un mondo che non sa più riconoscere la nobiltà». È la definizione del presidente della Camera Penale irpina, Luigi Petrillo, che ieri in tanti hanno fatto propria nel corso dei funerali dell'avvocato Massimo Preziosi. Perché i ricordi di quanti lo hanno conosciuto vanno tutti nella stessa direzione.

Un ritratto unico, senza retorica: principe del foro e principe nella vita per il valore che dava ai sentimenti e ai rapporti. «È un giorno triste per Avellino ribadisce il sindaco Gianluca Festa dall'altare, alla fine della celebrazione della messa - ma è soprattutto l'occasione per onorare Massimo Preziosi. Questa comunità ha tratto giovamento anche dal suo impegno civile. A nome del capoluogo voglio ringraziarlo per quello che ha fatto per la città».

Ai piedi dell'altare c'è il gonfalone di Avellino, lo stesso che campeggiava alle spalle di Massimo Preziosi quando guidò con la fascia tricolore il capoluogo dal 1975 al 1980. Erano i tempi della Democrazia Cristiana. Tra i presenti si scorgono altri ex sindaci. L'avversario - ma solo politico (reciproca la stima) della campagna elettorale del 2009 Giuseppe Galasso. Ancora: Paolo Foti, Angelo Romano, Enzo Venezia, Antonio Matarazzo. Oltre all'attuale primo cittadino in chiesa ci sono la sua vice Laura Nargi e il consigliere comunale Dino Preziosi, l'ex vicesindaco Antonio Gengaro.

Nutrita la pattuglia di avvocati. Giovani e meno giovani. Tanti gli allievi di Massimo Preziosi. Il suo studio per anni è stato fucina di valenti professionisti. Un onore formarsi da lui, dall'avvocato di grido, da chi aveva imparato da Olindo Preziosi (il suo papà) e Alfredo de Marsico. Si notano, inoltre, il presidente del Tribunale di Avellino, Vincenzo Beatrice, che ieri ha fatto sospendere temporaneamente le udienze a Palazzo di Giustizia (dalle 10 alle 12) per consentire la partecipazione alle esequie, il suo predecessore Michele Rescigno, l'attuale numero uno degli avvocati avellinesi Antonio Barra e l'ex presidente Fabio Benigni.

È presente il mondo dell'imprenditoria provinciale. A cominciare dal leader di Confindustria, Giuseppe Bruno. Tanti gli amministratori locali e i rappresentanti di associazioni di volontariato. La folla in chiesa è imponente. E numerosi arrivano ai banchi dove siedono i figli Olindo, Alessandro, Valerio, la vedova Maria Cristina, il fratello Claudio per stringersi al loro dolore. È un continuo viavai che fa ritardare l'avvio della messa, al termine della quale il presidente della Camera penale irpina, Luigi Petrillo, ricorda il maestro. «Colleghi, magistrati, cancellieri altro non attendevano che il tuo intervento in aula rimarca Petrillo Quando prendevi la parola, caro Massimo, il brusio del pubblico che sempre aleggia si placava e l'attenzione si concentrava su quello che andavi dicendo. O meglio, che andavi spiegando. La forza invincibile della tua parola è sempre stata la chiarezza, frutto della conoscenza degli atti. Non ti ho mai sentito dir male di un giudice, di una sentenza. Ho vivissimo nel cuore un discorso che pronunciasti nel maggio scorso. L'avvocato difensore, dicesti, è l'ultimo baluardo contro l'ingiustizia dell'autorità, il custode della speranza del condannato».

È personale il ricordo del collega Alberico Villani, che lo definisce «affabile e gioviale». «La colleganza - evidenzia dal pulpito della chiesa del Rosario - si era trasformata in amicizia vera, autentica». «Una persona schietta, equilibrata, dalla straordinaria arguzia. Ci ha trasmesso un messaggio: non mollare mai», sottolinea Pino Rosato, il medico che lo ha tenuto in cura nell'ultimo e difficile periodo e con il quale aveva condiviso lungamente l'esperienza nel Rotary. «Amava la cultura rotariana».

Poi le parole possenti del figlio Alessandro dedicate al padre. Con i fratelli Olindo e Valerio ha portato a spalla la bara per l'ultimo viaggio davanti a una folla commossa e una città che si è fermata per salutare l'avvocato elegante, dai modi eleganti e dalla sottile ironia.
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