Novolegno, al ministero
una fumata nerissima

Novolegno, al ministero una fumata nerissima
di Luigi Pisano
Venerdì 15 Marzo 2019, 12:00
3 Minuti di Lettura
Neppure il confronto al Mise ha convinto il gruppo Fantoni a fare marcia indietro. Davanti al vice capo di gabinetto del Ministro Di Maio, Giorgio Sorial, il consigliere di amministrazione della holding friulana, Giorgio Barzazi, conferma la decisione relativa alla chiusura della Novolegno. Oltre due ore di confronto, al tavolo del Ministero, con i sindacati di categoria, il consigliere regionale Francesco Todisco, Ventre di Confindustria, la senatrice pentastellata Pallini, il sindaco di Montefredane, Valentino Tropeano, e il direttore dell'azienda, Giuseppe Pitton. Un incontro tanto atteso dai lavoratori della fabbrica che, però, non ha sortito gli effetti sperati.
 
Sale ancora di più il termometro della rabbia, per i 117 dipendenti dello stabilimento di Arcella di Montefredane. Al termine della riunione a Roma, una delegazione di lavoratori della Novolegno, presente davanti alla sede del Mise per un sit-in pacifico di protesta, ha duramente contestato, con tanto di applausi sarcastici, il braccio destro di Fantoni, Giorgio Barzazi. Il consigliere di amministrazione della società con sede ad Osoppo, che ha raggiunto il Mise con piena delega da parte della holding friulana, non ha preso in considerazione neppure lontanamente l'eventuale ipotesi di una retromarcia in merito ad un annuncio choc saltato fuori appena poche settimane fa, con tanto di lettere di licenziamento per i dipendenti della fabbrica specializzata nella produzione di pannelli mdf. L'azienda è stata irremovibile, nonostante tutte le proposte fatte sia dalle sigle sindacali e dalla Regione che dalle istituzioni presenti. Sorial, che ha preso atto delle istanze portate al Mise, evidenziando l'atteggiamento sbagliato dell'azienda, ha ritenuto opportuno mantenere il tavolo ancora aperto, con la prossima convocazione fissata agli inizi di aprile, proprio per lasciare spazio a qualche minimo spiraglio. Del resto, già la scorsa settimana, nella sede dell'Unione degli Industriali di Avellino, il gruppo Fantoni aveva comunicato una improbabile marcia indietro, ribadendo anche a Roma la scelta industriale fatta alla luce di un mercato che non tira. «Non c'è stato nulla di nuovo commenta amareggiato il segretartio provinciale della Fillea Cgil, Toni Di Capua - . La società ha deciso di chiudere dalla sera alla mattina. Siamo rammaricati per questa ennesima conferma da parte del gruppo Fantoni e soprattutto per la posizione presa dalla holding friulana. Sorpresi, peraltro, anche i nazionali, davanti ad una decisione così drastica. E' la prima volta che da un tavolo al Mise non vengono fuori percorsi alternativi, vista la tempistica dell'annuncio. Non c'è stato nemmeno il tempo di ragionare, insomma». Oggi, intanto, altre otto di sciopero, per portare la vertenza Novolegno nuovamente a Roma, in occasione dello sciopero generale delle costruzioni e dell'intero comparto. Domani, invece, ancora una assemblea all'interno dello stabilimento, tra Rsu e dipendenti, per decidere quali iniziative intraprendere dopo la comunicazione venuta a galla dal tavolo al Mise. Se davvero Fantoni non vorrà più continuare la produzione in Irpinia, però, ci sono giocoforza alcuni aspetti da valutare bene. Al di là della salvaguardia dei livelli occupazionali, fattore primario in questo momento, ad Arcella di Montefredane restano comunque 140mila metri quadrati di impianti che non possono essere chiusi all'improvviso e lasciati così. Ci va giù duro il primo cittadino, Valentino Tropeano: «Continuerò a lavorare, affinché si possa trovare una soluzione. E penso che questo convenga a tutti. Altrimenti proveremo a ragionare per trovare nuove forze imprenditoriali in grado di sostituire Fantoni. La società friulana non può smobilitare e lasciare lo stabilimento in questo modo. La partita non è finita, al Mise ritorneremo ad aprile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA