Omicidio Aldo Gioia, la perizia choc: «Giovanni Limata ha un ritardo cognitivo»

L'analisi degli specialisti: «I due assassini sono capaci di intendere e di volere»

Elena Gioia e Giovanni Limata
Elena Gioia e Giovanni Limata
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 30 Marzo 2023, 09:30
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Omicidio Gioia, battaglia di perizie. Gli esperti sono divisi sulla capacità di intendere e volere dei due imputati. Elena avrebbe avuto disturbi gravi come la fibromialgia che ne ha alterato il carattere, Giovanni a un ritardo cognitivo con addirittura invalidità Inps.

«Elena Gioia e Giovanni Limata hanno ucciso il papà di lei, Aldo Gioia, nell'aprile del 2021 a coltellate mentre dormiva sul divano di casa per «mantenere in vita la loro relazione nella quale si scambiano spesso di ruolo, una volta dominava lei, una volta lui», secondo la tesi di Raffaella Perrella - docente di Psicologia dell'Università Luigi Vanvitelli incaricata dal pm Vincenzo Russo.

Intanto l'avvocato Rolando Iorio, difensore del 23enne di Cervinara, che nell'aprile del 2021 ha inferto 14 coltellate sul corpo del 53enne, ha depositato un documento dell'Inps per un ritardo cognitivo di tipo moderato, riconosciuta l'invalidità ai sensi della legge 104 del 92.

Per la psicologa Rosa Bruno, nominata dall'avvocato Iorio «Limata presenta un grave disturbo borderline con possibili scivolamenti psicotici. Ed ancora ha un difetto di giudizio della realtà e aveva perso il contatto con la realtà». Per la Bruno il 23enne di Cervinara «non presentava più un io definito, la sua capacità di volere era compromessa». Si torna in aula il 17 maggio quando è prevista la discussione del pubblico ministero.

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La docente sostiene che «Elena non era affatto succube. Inoltre sono entrambi capaci di intendere e volere». Conclusione a cui era giunto anche il professore Giuseppe Sciaudone, nominato dai giudici della Corte di Assise di Avellino.
Dello stesso avviso il professore Paolino Cantalupo, nominato dall'avvocato Brigida Cesta, difensore dei fratelli della vittima: «Sono entrambi capaci di intendere e volere, nonostante lui presenti un disturbo di antisocialità e un disturbo psichico borderline e lei una forte immaturità».
Di parere completamente opposto il professore Pietrantonio Ricci nominato dall'avvocato Livia Rossi difensore di Elena Gioia: «per me i due imputati sono incapaci di intendere e volere e questo elemento si evince dall'assenza di una progettualità dopo l'omicidio».

Determinante per il consulente della difesa di Elena Gioia - Giovanni Gallotta della Federico II la malattia di cui la giovane imputata è affetta dall'età di 12 anni: la fibromialgia. «Una patologia caratterizzata dal dolore cronico, provoca la distruzione delle cellule nervose e delle variazioni funzionali dell'attività cerebrale». Analoghe conclusioni per Stefano Ferracuti, docente di psicopatologia (nominato da Francesca Sartori, difensore della moglie della vittima, Liana Ferraioli e dell'altra figlia Emilia). «Elena presentava una capacità di intendere e volere ridotta e necessita di un sostegno nello studio, ha un quoziente intellettivo non superiore alla media».

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