Pago Vallo di Lauro, uccise a botte Ylenia e le diede fuoco: ergastolo all'ex compagno

La sentenza della corte di assise

Ylenia Lombardo, uccisa dal compagno
Ylenia Lombardo, uccisa dal compagno
di Alessandra Montalbetti
Martedì 21 Marzo 2023, 08:01
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Carcere a vita per l'omicida di Ylenia Lombardo. Andrea Napolitano, l'uomo che la uccise e diede fuoco al cadavere, sarà sottoposto anche a due mesi di isolamento diurno. Riconosciuti anche 100mila euro di provvisionale in favore della figlia minore della 33enne di Pago del Vallo di Lauro, massacrata di botte e poi data alle fiamme dal suo compagno nell'appartamento che avevano preso in fitto a San Paolo Bel Sito.


Questa la sentenza emessa, al termine del processo di primo grado, dai giudici della III sezione della Corte di Assise di Napoli, presieduta da Lucia Laposta, che hanno accolto integralmente le richieste avanzate dal pubblico ministero, al termine della sua requisitoria. L'avvocato Sabato Saviano, difensore del 39enne condannato all'ergastolo attende le motivazioni della sentenza che saranno depositate entro 90 giorni, per poter presentare appello. Il trentanovenne, tutt'ora ristretto nel carcere di Poggioreale, raccontò agli inquirenti di aver assassinato e dato alle fiamme la 33enne Ylenia Lombardo a San Paolo Bel Sito, il 5 maggio del 2021. Fu prontamente fermato dai carabinieri di Castello di Cisterna, mentre si trovava nella piazza del paese, davanti a numerose persone.

Non ci volle molto tempo perché si arrivasse a lui. Secondo quanto raccontò ai carabinieri, la sua furia omicida scattò quando non trovò la sua carta prepagata carica di circa 15mila euro e pensò che fosse stata Ylenia a sottrargliela.

Iniziò a prenderla a pugni, a calci, poi quando probabilmente l'aveva già uccisa - appiccò il fuoco nella sua camera da letto e la rinchiuse nell'appartamento, mentre andava via. Napolitano a quel punto tornò a casa, si cambiò, andò a comprare un giubbotto simile a quello che indossava prima, strappato e sporco. I carabinieri trovarono le scarpe sporche di sangue sul terrazzo di casa, così come tracce ematiche sui pantaloni e sui pedali della sua bicicletta. La vittima alle 15.11, poco prima di essere barbaramente uccisa, aveva scritto un post su Facebook: «Lascio dire, lascio fare, lascio andare. Sarà dovuto all'età o forse alla stanchezza, ma non discuto più per cercare di far comprendere me, i miei sentimenti».

Alle 14 aveva pranzato col compagno. Intorno alle 18 i vicini si accorsero che qualcosa non andava e notarono, infatti del fumo fuoriuscire dall'appartamento. Provarono a lanciare delle secchiate d'acqua nella casa, sfondarono la porta e trascinarono fuori la ragazza, ma lei purtroppo era già morta. Solo grazie al loro intervento il corpo di Ylenia non fu completamente distrutto dalle fiamme. Originaria di Pago del Vallo di Lauro, Ylenia lavorava come collaboratrice domestica e come badante a San Paolo Bel Sito.

 


Napolitano nel corso dell'interrogatorio di garanzia dichiarò «Ero innamorato di lei, ma non trovavo più la mia carta prepagata ed ho pensato che l'avesse presa lei. Le volevo bene ma mi sentivo usato. Non immaginavo di averla uccisa e di poter arrivare a tanto». Questo il racconto shock del 39enne, attualmente in cura presso il servizio di igiene mentale dell'Asl. Problemi psicologici legati ad un passato fatto di droga e tentativi di suicidio. Ylenia si era trasferita a San Paolo Bel Sito da meno di un anno, dove ha trovato la morte. L'imputato, nel corso dell'istruttoria dibattimentale, sottoposto ad una perizia psichiatrica è stato dichiarato capace di intendere e di volere al momento dell'omicidio.

 

Lo psichiatra Giuseppe Sciaudone, consulente tecnico d'ufficio dai giudici della Corte di Assise ha precisato che Napolitano «Non soffriva di alcuna patologia socioaffettiva e che comunque, tale malattia, non sempre comporta un'incapacità di intendere e volere». Soddisfatti gli avvocati di parte civile che rappresentano i familiari di Ylenia: «Si è conclusa al meglio una vicenda molto dolorosa, anche per noi avvocati hanno commentano i difensori Umberto Nappi e Francescoantonio Maffettone - giustizia è stata fatta, grazie soprattutto al lavoro attento della Procura di Nola».
 

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