Pantera tra Irpinia e Sannio,
al laboratorio l'ultima parola

Pantera tra Irpinia e Sannio, al laboratorio l'ultima parola
di Riccardo Cannavale
Domenica 21 Giugno 2020, 12:00
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La certezza la si avrà solo domani, quando gli ausiliari giudiziari nominati dagli uomini del Gruppo Forestale, Orlando Paciello e Nicola D'Alessio, consegneranno la relazione sulle prime indagini comparative e di laboratorio effettuate sui calchi delle impronte e su altri elementi repertati tra Summonte e Sant'Angelo a Scala.

Ma le indiscrezioni che trapelano dalle aule e dai laboratori partenopei vogliono sempre più concreta l'ipotesi della presenza, sui monti del Partenio, di un grosso felino di colore nero, presumibilmente una pantera. La relazione degli esperti sarà il primo atto ufficiale prodotto da quando, ormai quasi due settimane fa, per la prima volta fu avvistato l'animale nei pressi del cimitero di Summonte. Un atto che, come immediata conseguenza, potrebbe avere l'apertura di un fascicolo della Procura della Repubblica con ipotesi di reato abbandono di animali pericolosi e maltrattamenti di animali.

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In questo caso, l'indagine, che fino ad oggi è andata avanti sulla scorta delle segnalazioni pervenute alle forze dell'ordine, potrebbe avere una diversa collocazione e soprattutto differenti modalità operative. Anche in Prefettura si attendono le risultanze degli esami dell'Università di Napoli «Federico II» e dell'Istituto Zooprofilattico per eventualmente autorizzare una battuta di caccia alla pantera. Che, naturalmente, dovrà essere, nel caso, catturata viva. Intanto, la prima cosa che farà questa mattina il sindaco di Sant'Angelo, Carmine De Fazio, sarà la visione dei filmati registrati dalle sei telecamere posizionate ieri in diversi punti del paese, compatibili con gli spostamenti effettuati dall'animale secondo le testimonianze di chi lo avrebbe incrociato. Ma come mai, nonostante i numerosi avvistamenti e le impronte rinvenute sul terreno, la pantera che si aggirerebbe sui monti del Partenio non ha mai lasciato altre tracce convincenti, quali ad esempio carcasse di animali (se si esclude il ritrovamento dei resti di un tasso che, in verità, potrebbe essere morto anche per cause diverse da uno sbranamento) o escrementi? Una domanda che, con il passare dei giorni, naturalmente alimenta lo scetticismo di chi ipotizza che l'intera vicenda sia più il frutto di una suggestione collettiva che di una concreta presenza. «Attendiamo ancora i risultati delle analisi che si stanno svolgendo evidenzia il veterinario dell'Istituto Zooprofilattico, Nicola D'Alessio - anche perchè nelle ultime ventiquattro ore c'è stato un nuovo avvistamento a Sant'Angelo (quello dell'altra notte ad opera del cacciatore Pasquale Capolupo) che fa ipotizzare che si tratti di un animale metodico che si muove su uno stesso tragitto».

Quanto alle poche tracce, secondo il veterinario non c'è da stupirsi: è nella morfologia dei luoghi. «Siamo di fronte ad un tratto di montagna in cui c'è una fitta vegetazione - sottolinea D'Alessio - , una boscaglia assolutamente impenetrabile per l'uomo, non per questo tipo di animali. L'area che abbiamo ispezionato finora, quella in cui sono state trovate le tracce e sono avvenuti gli avvistamenti, rappresenta forse il 10% della superficie che l'eventuale pantera avrebbe a disposizione per muoversi, cacciare, cibarsi».

Un habitat ideale, quello dei boschi tra Summonte e Sant'Angelo a Scala, con la pantera che si sposterebbe più a valle solo per andare alla ricerca di acqua per dissetarsi. La presenza di diversi corsi ma anche di abbeveratoi in uso ai pastori, giustificherebbe anche il ritorno su piste già tracciate in precedenza.

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