Parlamentari in trincea: no alla fusione
del tribunale di Avellino con Benevento

Parlamentari in trincea: no alla fusione del tribunale di Avellino con Benevento
di Alberto Nigro
Lunedì 27 Giugno 2022, 07:26 - Ultimo agg. 18:18
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La proposta di Legge relativa alla ridefinizione della geografia giudiziaria in Italia, presentata dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Elisa Scutellà, ha infiammato il dibattito politico nel Paese. L'Irpinia, sul punto, non fa eccezione visto che, stando ai parametri fissati sia in tema di popolazione che di servizi connessi allo svolgimento dell'attività giudiziaria, il Tribunale di Avellino potrebbe essere soppresso per essere accorpato a quello di Benevento.

Al momento siamo nel campo delle ipotesi, ma la discussione romana continua a svilupparsi. Per il parlamentare di Coraggio Italia, Cosimo Sibilia, si tratta di una soluzione assolutamente priva di fondamento. «Sinceramente - afferma - credo che l'idea di accorpare i tribunali di Avellino e Benevento non abbia alcun senso e che prima di lanciare certe proposte sarebbe il caso di approfondire i temi».

In tal senso, Sibilia è certo che alla fine non si percorrerà questa strada, anche perché «tra i motivi che porterebbero alla soppressione di Avellino ci sarebbe il ridotto numero di cause pendenti. Insomma, saremmo al paradosso: invece di essere premiati in quanto virtuosi, verremmo pesantemente penalizzati». Tuttavia, non è il caso di abbassare la guardia: «Qualora questa sciagurata ipotesi dovesse assumere consistenza - dichiara Sibilia - non esiterei nemmeno un momento a battermi, come ho sempre fatto, anche quando ero alla guida della Provincia di Avellino, per tutelare gli interessi dell'Irpinia e degli irpini. La provincia - prosegue - che pure vive criticità ed ha problemi importanti da risolvere, non può essere ulteriormente penalizzata a causa di decisioni che sono assolutamente fuori luogo».

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Scettico si dice anche il parlamentare sannita del Partito Democratico, Umberto Del Basso De Caro. «Sinceramente - afferma - mi sembra che stiamo parlando del nulla. Il Tribunale di Avellino è stato già accorpato a quello di Sant'Angelo dei Lombardi, mentre quello di Benevento si è unito ad Ariano Irpino. Adesso, ci troviamo in presenza di tribunali di medie dimensioni, con un certo rilievo. Immaginare un ulteriore accorpamento è, a mio avviso, del tutto illogico sia per Avellino che per Benevento». De Caro, quindi, parla di proposta «non realizzabile» oltre che «ingiusta per il territorio», ma sul tema dell'unità territoriale intende allargare il ragionamento. Estremamente diverso, infatti, sarebbe il discorso di accorpare le province. «L'ultimo censimento - afferma De Caro - ci consegna un dato allarmante: le province di Avellino e Benevento insieme contano meno di 700mila abitanti. Una discussione su questo, immaginando la nascita di un'unica realtà, affrontata senza gli isterismi e i campanilismi legati a chi è o non è capoluogo, avrebbe certamente senso». Per De Caro, infatti, vista la consistenza delle altre province della Campania, le aree interne rischiano di essere sempre più penalizzate: «Insieme - sottolinea - avremmo la forza di difenderci. Da soli, invece, è tutto più difficile».

Chiaramente, le parole dell'ex sottosegretario vanno ad incrociare il ragionamento elettorale, visto che il prossimo anno si terranno le elezioni politiche e che a seguito della riduzione del numero dei parlamentari e della riorganizzazione dei collegi, è estremamente probabile che tra Avellino e Benevento saranno tre o al massimo quattro gli eletti. Fatta eccezione per gli uninominali di Camera e Senato, d'altronde, ai plurinominali ci sarà la concorrenza di realtà come Caserta e Salerno, assolutamente più consistenti numericamente e, quindi, in pole position per l'elezione di un rappresentante.
Insomma, il dibattito si amplia, mentre la proposta di Legge sull'accorpamento dei tribunali, che è stata presentata nel dicembre del 2020, affronta la prova della Commissione Giustizia della Camera. I nodi da sciogliere sono davvero tanti e peseranno non poco sulla scelta finale. Al di là della politica, che comunque in questa fase avrà un ruolo di primissimo piano, anche gli addetti ai lavori stanno esprimendo le proprie perplessità sull'argomento. Dall'Aiga alla Camera Penale, c'è chi parla della proposta in campo come di un modo per banalizzare il problema relativo all'efficienza giudiziaria in Italia auspicando, il più presto possibile, un passo indietro a livello parlamentare.
 

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