Paziente morta dopo le cure,
assolti cinque medici ad Avellino

Paziente morta dopo le cure, assolti cinque medici ad Avellino
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 6 Dicembre 2018, 11:30
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Assolti perché il fatto non sussiste. Accuse decadute per cinque medici dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, tra cui l'ex primario del reparto di Chirurgia generale Francesco Caracciolo, Francesco Giuseppe Biondo, Francesco Damiano, Vincenzo Vito Turri e Sabata Maria Rosaria De Gennaro. I medici del presidio ospedaliero avellinesi erano accusati di omicidio colposo dopo che una paziente C.M, nel dicembre 2011, a causa di un'infezione, morì.

I camici bianchi dell'ospedale di contrada Amoretta erano stati accusati di negligenza, imprudenza ed imperizia consistita - secondo l'accusa nell'inadeguato management post-operatorio della donna, oltre alla presunta mancata tempestiva diagnosi dello sviluppo di una fistola esofago-mediastinica aggravata da una tecnica chirurgica nel secondo intervento che avrebbe favorito l'evoluzione dei processi infettivi che ne cagionavano la morte.
 
La donna il 22 novembre del 2011 fu sottoposta presso una casa di cura convenzionata con il Sistema sanitario nazionale a un esame ecocardiografico transesofageo, nel corso del quale le era stato perforato l'esofago. Dunque si rese necessario il trasferimento presso il presidio ospedaliero avellinese dove la paziente fu sottoposta a un primo intervento chirurgico urgente (un flap pleurico) con la saturazione del danno causato all'esofago. Ma si rese necessario anche un secondo intervento, il 2 dicembre del 2011, che a dire dell'accusa provocò la sepsi che poi determinò il decesso della donna. Il giudice monocratico del tribunale di Avellino, Gennaro Lezzi li ha mandati assolti con la formula piena dopo che gli avvocati difensori dei medici finiti alla sbarra degli imputati Raffaele Bizzarro, Alberico Villani, Gaetano Aufiero, Giovanni Carnevale e Adele Granata - hanno sostenuto che gli interventi erano ben riusciti rimarcando l'irrilevanza dell'assunzione - da parte della paziente deceduta - di un farmaco (eutirox) così come la dieta idrica per chi è affetto da tale patologia non debba essere preceduta da accertamento radiologico, laddove i sintomi clinici siano del tutto inconcludenti per una ripresa funzionale. Infine i periti della pubblica accusa hanno avanzato mere ipotesi di possibilità che il managment post operatorio non fosse improntato alla buona pratica medica, senza formulare nemmeno ipotesi di probabilità, cosicché a fronte di possibilità il fatto non potrà mai ritenersi come illecito.
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