Precari, sit in all'Asl: «Da eroi anti-Covid a lavoratori fantasma»

Cinquanta operatori sanitari di cooperative esterne voglio il posto di lavoro

Il sit in dei precari Asl
Il sit in dei precari Asl
di Rossella Fierro
Martedì 29 Novembre 2022, 08:57 - Ultimo agg. 18:51
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Da eroi nazionali durante il Covid a lavoratori usa e getta. I precari della sanità fanno sentire la loro voce e chiedono ad Asl e Regione di essere stabilizzati.

È la storia di circa cinquanta operatori sanitari a partita iva o alle dipendenze di cooperative esterne che, nei mesi più cruenti della pandemia, hanno contribuito con le loro professionalità ad arginare i danni del virus. Gli stessi che, da settembre, sono rimasti senza lavoro e senza stipendio perché, dopo il processo di internalizzazione dei servizi, l'Asl ha dovuto interrompere i rapporti con le coop esterne.

Eppure, il fabbisogno di personale dell'Azienda sanitaria di via degli Imbimbo è tutt'ora alto.

Come confermato dallo stesso direttore Asl Mario Ferrante che, ieri mattina, è sceso in strada per incontrare personalmente i lavoratori che, insieme alla Fp Cgil, hanno presidiato la sede di via degli Imbimbo per chiedere di essere contrattualizzati, così come previsto dalla Finanziaria, attraverso un concorso riservato.

«L'Asl ha a cuore le sorti di questi lavoratori che hanno dato una grande mano durante l'emergenza Covid, ma se Ministero e Regione non danno il via alle azioni da poter intraprendere a livello periferico, non possiamo fare nulla. Nel momento in cui tutti gli attori istituzionali si diranno pronti a portare avanti percorsi di stabilizzazione, con decreti ministeriali di cui la Regione deve prendere atto, noi non ci tireremo certo indietro e daremo immediatamente esecuzione alle direttive. Il fabbisogno di personale dell'Asl è oggettivo, se riusciremo a soddisfarlo attingendo tra chi è purtroppo rimasto senza lavoro tanto meglio» spiega Ferrante.

Intanto il manager Asl annuncia di aver bandito una nuova procedura di stabilizzazione per 44 unità da reclutare, come previsto dalla Legge di bilancio 2022 e secondo l'ordine di priorità stabilito dalla Regione, tra quel personale che era stato arruolato durante l'emergenza pandemica a tempo determinato con procedure concorsuali e con almeno 18 mesi di servizio alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale. Si tratta di 22 operatori sociosanitari, 14 infermieri, 4 tecnici di laboratorio, un dirigente medico, 2 dirigenti biologi e un dirigente farmacista. Per i professionisti in presidio che, invece, hanno lavorato a servizio di cooperative a cui l'Asl, tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021, ha esternalizzato servizi, la stabilizzazione potrà avvenire attraverso una riserva di posti non superiore al 50% di quelli disponibili e sempre in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, ma senza indicazioni dalla Regione, per ora, restano senza lavoro. Ed è proprio a Palazzo Santa Lucia che, adesso, si sposterà la protesta della Fp Cgil. «Ringraziamo il direttore generale Ferrante per aver ricevuto tutti i lavoratori presenti al sit-in e accogliamo positivamente l'estensione del numero delle stabilizzazioni previste.

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Ma non si deve creare una guerra tra poveri. Anche i lavoratori con partita Iva o che erano alle dipendenze delle cooperative a cui erano state esternalizzate prestazioni fondamentali, devono essere stabilizzati. Il positivo processo di internalizzazione dei servizi attuato dall'Asl non può ricadere sulle loro spalle», commenta Licia Morsa, segretaria della Funzione Pubblica Cgil. 

La sindacalista rilancia la protesta: «faremo sentire la nostra voce alla Regione. Il fenomeno dell'internalizzazione dei servizi è tutto avellinese, nelle altre province non è avvenuto, quindi porteremo la vertenza a Napoli. Parliamo del personale che ha lavorato durante i mesi della pandemia e ha maturato i diciotto mesi previsti dalla Finanziaria per la stabilizzazione. Ci sono professionisti a partita Iva ed ex dipendenti delle cooperative a cui venivano esternalizzati i servizi, a cui tutti abbiamo guardato con grande speranza durante il periodo più caldo della pandemia. Personale di serie B che, pur facendo lo stesso lavoro di chi opera nella sanità pubblica, ha condizioni contrattuali assolutamente peggiori. Operatori sociosanitari, medici, farmacisti, biologi, che erano definiti eroi e che oggi sembrano essere diventati invisibili. Lasciarli a casa, nonostante la carenza di personale che c'è nel sistema sanitario, è un paradosso inaccettabile».
 

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