Processo al Clan Partenio,
adesso è bufera sui sindaci

Processo al Clan Partenio, adesso è bufera sui sindaci
di Gianni Colucci
Sabato 7 Novembre 2020, 11:34
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C'è ancora del tempo per costituirsi parte civile al processo contro il clan Partenio. Ma se il sindaco di Avellino Gianluca Festa ritiene che non si tratti di un gesto significativo, il suo collega di Mercogliano Vittorio D'Alessio è possibilista. I sindaci dei comuni dove il clan operava e i suoi affiliati risiedevano, sono un po' tirati per la giacchetta a parlare dell'argomento.

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«Per quanto riguarda la nostra risposta nei confronti della criminalità organizzata - ha detto due giorni fa il sindaco di Avellino, Gianluca Festa - noi la diamo ogni giorno con la nostra azione, con la massima trasparenza e legalità».

E aggiunge: «È stato fatto un grandissimo lavoro da parte delle forze dell'ordine e in particolare dei carabinieri a cui ho ribadito la volontà di voler offrire una sede per i Forestali, anche perchè credo che questa città debba essere riconoscente a chi ci ha dato una mano. Credo che questa sia la cosa più importante». Per il resto ieri ha passato la giornata a parlare di Covid e sull'argomento preferisce non aggiungere altro.


Più analitica la riflessione di D'Alessio: «Mi chiedo: dove è stata lesa l'immagine di Mercogliano? Non ci sono stati omicidi, e io ho avallato l'ottimo lavoro delle forze dell'ordine: che buttino le chiavi. Non voglio amplificare oltre la questione clan Partenio». Poi si ferma a riflette re, diventa possibilista e spiega. «Con i consiglieri comunali di opposizione ho avuto un confronto. Mi hanno chiamato, abbiamo modo di parlare ancora e verificheremo se esistono le condizioni per chiedere di costituirsi alla prossima udienza».


Ho più volte potuto dimostrare come politico anche se non è mio costume dirlo pubblicamente, la massima collaborazione con i carabinieri e in prefettura dove ho denunciato ogni cosa che mi sembrava non andasse. Ho chiesto la videosorveglianza ho dato il mio pc con l'installazione per verificare le telecamere accese in paese al comandate della stazione dei carabinieri».

La sostanza è che c'è una specie di resistenza a prendere atto di una realtà drammatica fatta di atti violenti, come le sparatorie di due estati fa ad Avellino città, e gli attentati con gli ordigni esplosivi. Ma sopratutto appare difficile far comprendere che la malavita organizzata all'assalto delle istituzioni non è più una realtà confinata nel Vallo Lauro. Le complesse inchieste dell'Antimafia di Bari e di Napoli hanno dimostrato come il clan Partenio operasse anche nei comuni dell'hinterland del capoluogo e dell'Alta Irpinia, oltre che nell'area verso la Puglia dove il racket delle pale eoliche aveva un importante referente (padre tra l'altro del vice sindaco di una paese della zona). Infine l'inchiesta con relativa commissione di accesso antimafia al comune di Pratola Serra ha dimostrato che esiste un altro varco, probabilmente in quell'amministrazione comunale.


La camorra che opera ad Avellino è una realtà. E il processo Partenio 2.0 in corso a Napoli ne è una dimostrazione. Di qui la clamorosa sottovalutazione di una costituzione di parte civile fa tanto rumore.


Emilia Noviello, referente provinciale di Libera, spiega: «Fosse stata anche simbolica questa costituzione avrebbe avuto significato in un momento storico in cui il tema della lotta al clan dovrebbe avere una priorità nell'agenda politica. Le istituzioni dovevano dare spiegazioni meno di facciate e meno liquidatorie. Costituirsi avrebbe avuto un significato per il territorio e chi li ha votati».


Giovanni D'ercole di Fratelli d'Italia è egualmente drastico: «Penoso non dare un segnale netto e forte agli avellinesi per bene e a quelli che hanno patito il clan Partenio. Richiamiamo tutti i partiti a fare pressione sulle amministrazioni. Non ci possono essere ambiguità di sorta. La diretta infiltrazione nelle istituzioni è un pericolo che dobbiamo testimoniare rigettando ogni sistema camorristico. D'altra parte ci sono 14 giorni dare una risposta con i fatti. È ancora possibile dare un segnale forte e concreto alla delinquenza organizzata, Fratelli d'Italia c'è e spera di trovare al suo fianco tutte le forze politiche, affinché nessuno possa essere macchiato dal morbo di una distrazione complice commenta D'Ercole
«Un errore grave, una scelta incomprensibile - dice Nino Sanfilippo di SiPuo'- in un momento in cui l' amministrazione aveva il dovere di dare un segnale chiaro rispetto al processo che inizierà nei prossimi giorni. E' una possibilità persa di costruire un orizzonte differente e fa specie il silenzio di tanti consiglieri di maggioranza rispetto ad una scelta così dissennata».
 

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