Pugni e mazze da baseball per imporre la «protezione»

Sei in carcere, gestivano il racket dei buttafuori

Pugni e mazze da baseball per imporre la «protezione»
di Gianni Colucci
Mercoledì 9 Novembre 2022, 09:14 - Ultimo agg. 21:49
4 Minuti di Lettura

Dalla gestione abusiva dei parcheggi, all'attacchinaggio nel corso delle campagne elettorali, dalle spedizioni punitive su commissione presso chi non onorava debiti o rate di prestiti di danaro ad usura o per il recupero di cifre non corrisposte ad imprenditori edili o artigiani. I factotum della minaccia erano pronti ad agire in città nell'hinterland, da Avellino centro a Monteforte, Solofra e Montemiletto. Il tutto tra il 2020 e il 2021. Anche quando si è trattato di punire o impaurire l'assessore comunale Geppino Giacobbe, entrarono in scena.
Uno di loro, Yuri Perrino, per semplificare la natura della loro presenza criminale e della forza persuasiva, dice nel corso di una conversazione registrata dai carabinieri: siamo in grado «di far tremare Atripalda».

Video


Un altro, Marco Frasca, quando vide arrivare (secondo lui in ritardo) l'ambulanza chiamata per soccorrere il padre, aggredì l'autista e poi il gruppo intimò all'uomo di non sporgere denuncia.
Per Marco Frasca, 31 anni di Mercogliano, Sebastiano Sperduto, 35 anni di Avellino, Yuri Perrino 29 anni di Atripalda e Maurizio Di Gaeta 42 anni di Mercogliano sono scattate le ordinanze di custodia cautelare in carcere.

L'obbligo di dimora per Giovanni Festa 34 anni di Avellino e Benito Guarnieri, 38 anni di Atripalda.

Frasca era in carcere per il tentato omicidio di Alessio Romagnuolo, Di Gaeta va ai domiciliari.
Lesioni aggravate ed estorsione in concorso sono i reati per il gruppo che agiva anche in proprio. Ma anche furto aggravato, violenza privata, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Mani nude per colpire alla tempia, ma anche fruste e mazze da baseball, coltelli di diverse dimensioni e pugnali per convincere le vittime. Fratture al volto, al cranio e agli arti il risultato dei raid. Così si sollecitava il pagamento di debiti o si chiudeva la bocca a chi volesse denunciare.
Una fama di «risolutori» che agivano con la forza nell'interesse di coloro che si rivolgevano per avere i loro servigi. I Robin Hood alla rovescia erano tuttavia efficaci nella loro attività di recupero crediti o per fare l'interesse dei loro «clienti», più delle organizzazioni legali, più delle forze dell'ordine. Il loro potere era diffuso e andava allargandosi.

Quando si dovevano imporre i buttafuori nei locali della città e della provincia c'erano quasi sempre loro. Alla discoteca Big ben di Montemiletto, al bar Tilt di Avellino, all'Ultrabeat cafè di Avellino, al Beviamoci su di Atripalda, alla tenuta Rovelli di Tufo, al privè Privilege di Aiello del Sabato e al centro eventi Meet di Atripalda affidavano security e vigilanza mettendo a disposizione dei gestori persone da loro indicate. Marco Frasca, il picchiatore del gruppo, Yuri Perrino e Sebastiano Sperduto si presentavano e, con minacce «anche implicite, consistite nello sfruttare la loro fama», ottenevano gli ingaggi.

Anche nella fase del Covid erano riusciti a sfruttare una situazione in cui si chiedeva personale per effettuare controlli. Era Yuri Perrino a mettere a disposizione personale per misurare la temperatura e controllare e regolare l'accesso ai supermercati e ai centri commerciali. Le cifre che pagava ai lavoratori erano ovviamente lontanissime da quelle dei contratti di lavoro legali: 40 euro per 12 ore giornaliere (20 euro erano prelevati dai compensi). Ma il gruppo è accusato anche di aver asportato caldaie per il riscaldamento appena installate in case in costruzione tra il settembre e il novembre del 2020.


Nell'attività di indagine svolta dal procuratore Vincenzo D'Onofrio che ha coordinato i carabinieri del comando provinciale (in particolare la compagnia di Baiano), si è ricostruita la struttura piramidale del gruppo criminale. Si ipotizza che la manovalanza, violenta, spregiudicata, capace di imporre agli imprenditori economici la propria volontà ma anche costruire relazioni con svariati ambienti, era manovrata dall'alto. Era Marco Frasca l'uomo di raccordo con un «livello superiore» che è ancora da investigare.
Le azioni che sono ricostruite nell'indagine portata a termine ieri mattina, dopo decine di perquisizioni domiciliari, con l'ausilio delle unità cinofile ed un elicottero, gettano luce su episodi che apparivano slegati tra di loro ma che hanno un'unica firma. Alcuni componenti del sodalizio come Sebastiano Sperduto, alla fine dello scorso anno fanno esplodere un ordigno sotto l'autovettura di un imprenditore a Solofra. Un'altra commissione portata a termine
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA