Scuole chiuse ad Avellino,
il Codacons denuncia il sindaco Festa

Scuole chiuse ad Avellino, il Codacons denuncia il sindaco Festa
di Gianni Colucci
Martedì 11 Maggio 2021, 12:30 - Ultimo agg. 12 Maggio, 08:33
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«Solo in India hanno le scuole chiuse». Interruzione di pubblico servizio e abuso d'ufficio. Codacons a testa bassa. Inoltrata la denuncia alla procura della Repubblica stamattina dal Codacons. Festa sotto attacco: le scuole superiori chiuse ad Avellino scatenano la storica associazione dei consumatori.

«È incredibile che il sindaco di Avellino, in una condizione di assoluta sicurezza, nel momento storico in cui c'è il più basso numero di contagi da ottobre scorso, si permetta di tenere chiuse le scuole», dice Matteo Marchetti, vice presidente nazionale e legale dell'associazione.

«I dati non gli sono amici, la scelta del sindaco non ha fondamento, mi auguro che anche il prefetto faccia i suoi passi», dice Marchetti. 

«Se riapriamo il 18 maggio non ha più senso, siamo troppo vicini alla fine dell'anno scolastico.

Siamo incappati in un sindaco che ha commesso un reato, un reato che dovrebbe essere perseguito con un rito abbreviato. La procura vole indagare il sindaco di Avellino per interruzione di pubblico servizio? Questo andiamo a vedere, per questo abbiamo approntato una denuncia».

Marchetti spiega anche che non sarà invece praticabile il ricorso in via amministrativa, al Tar. «Noi agiamo ritenendo che ci sia un reato da perseguire. A contestare il provvedimento amministrativo dovranno essere le famiglie degli studenti, davanti al Tar. Andassimo noi non avremmo la titolarità per proporre il ricorso». 

Da cosa nasce la contestazione del Codacons?

«Da una semplice considerazione, la città di Avellino è l'unico capoluogo di regione, in realtà l'unico d'Italia, in cui si persevera con le chiusure».

E la contestazione del Codacons, secondo Marchetti, nasce dalla valutazione del rischio reale che correrebbero gli allievi se tornassero in classe.

« I dati sono pubblici: per livello di contagio la prospettiva è quella che si continui a scendere. Anzi i numeri non sono mai stati così bassi da ottobre scorso».

Ma la considerazione va anche oltre: «Il diritto allo studio è tutelato e da ottobre che non si va a scuola regolarmente. Ci sono anche delle normative precise come la presenza in aula al 50% che possono ulteriormente tutelare gli allievi. Ma non andare in classe, impedire che ci si vada, questo è un reato. Non c'è una motivazione sanitaria alla base della decisione di Festa». 

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Marchetti tra l'altro con l'avvocato Laura Clarizia aveva già ottenuto che un'ordinanza regionale che bloccava la riapertura delle scuole fosse ritenuta illegittima dal Tar.

«Noi riteniamo che in una situazione come questa il prefetto poteva intervenire commissariando l'amministrazione comunale, a quel punto il ricorso del sindaco avrebbe fatto scattare il provvedimento di riapertura delle scuole», dice Marchetti. «Siamo a livelli scandalosi, solo il presidente della Regione De Luca aveva seguito in passato la stessa strada. A novembre cominciammo con il diffidare De Luca spiegando che c'erano scuole aperte in Italia nelle zone rosse e nelle zone arancioni. Il 22 gennaio ottenemmo la riapertura degli istituti scolastici».

Interviene sulla situazione di Avellino anche il comitato regionale scuole aperte: «Festa faccia la scelta giusta: riapra le scuole superiori. Restano solo venti giorni: i nostri figli hanno bisogno di uscire all'isolamento al quale sono condannati da oltre un anno», aveva detto al referente dell'associazione Anna Prizio.

«Il provvedimento del sindaco - aveva detto il prefetto di Avellino, Paola Spena - non è in linea con le indicazioni del Governo, della Regione e dell'Asl. Essendo motivato da serie ragioni sanitarie non è suscettibile di interventi da parte mia e non posso annullarlo». E anche il rappresentante di Governo aveva fatto riferimento alla necessità che l'esigenza arrivasse dai genitori: «Per ora vedo acquiescenza». Spena (che non aveva nascosto il suo rammarico per tanti ragazzi senza scuola), infine aveva fatto un accenno alle riaperture fatte con buon senso e nell'ottica del «rischio ragionato» di cui aveva parlato Draghi. 

«Si tratta di un caso nazionale. Noi interveniamo presso la procura - dice Marchetti - Anche perchè spesso non è chiaro ai magistrati qual sia il livello di difficoltà che vivono gli allievi. Noi riteniamo anche che si stia commettendo un grave reato. per tale motivo chiediamo ad Airoma di indagare».

Festa sostiene che c'è una maggiore percentuale di contagi registrata nei comuni dell'hinterland rispetto alla città di Avellino e questo è un motivo buono per non far arrivare in città con i bus gli studenti pendolari. Si tratta di circa ottomila giovani che si riversano in città ogni mattina e che si vanno ad aggiungere ai circa tremila residenti. Il dato dell'85% del personale scolastico già vaccinato per Festa non è sufficiente a garantire le condizioni di sicurezza nelle aule.

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