Segregata in casa in Irpinia, i genitori vanno a processo

La scoperta dell'orrore nello scorso aprile

Segregata in casa in Irpinia, i genitori vanno a processo
di Alessandra Montalbetti
Venerdì 16 Dicembre 2022, 11:21 - Ultimo agg. 17 Dicembre, 09:14
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Segregata in casa: per entrambi i genitori è stata riconosciuta la capacità di affrontare il processo. La madre, Maria Guarriello è stata giudicata capace di intendere e di volere, mentre il padre Giuseppe D'Amore è stato giudicato parzialmente capace di intendere e volere. A stabilirlo il consulente tecnico Antonio Tomasetti, nominato dal gip del tribunale di Avellino, Francesca Spella, nella precedente udienza, quando accolse la richiesta di rito abbreviato per i due genitori di Aiello del Sabato che lo scorso aprile furono denunciati con l'accusa di maltrattamenti nei confronti delle figlie e di aver sequestrato quella maggiore M.D'A.

Il rito abbreviato richiesto dall'avvocato Francesco Buonaiuto, verrà celebrato il 9 febbraio prossimo. Dalla relazione del consulente tecnico è emerso un quadro agghiacciante: la madre è stata definita «anaffettiva, priva di rimorsi e anche affetta da sadismo».

Mentre il padre «alcolista, è stato definito succube della moglie» ed incapace di ribellarsi alle sue condotte violente. La madre fu sottoposta alla misura cautelare in carcere, dove è tutt'ora rinchiusa, mentre per il padre scattò il divieto di avvicinamento alla casa famiglia e alle persone offese, costituite parte civile e rappresentate dall'avvocato Manuela Palombi.

Dalle indagini è emerso che fin dall'età di 16anni anche per l'altra figlia F.D.A. iniziarono le vessazioni quotidiane con espressioni schiava, serva percuotendola a mani nude, tirandole i capelli, impedendole di frequentare la scuola e di trovare un lavoro, obbligandola a svolgere tutte le faccende domestiche e a badare i fratelli minori, ed impedendole di lavarsi. Ma il bersaglio preferito era M.D'.A. che la madre quotidianamente, senza motivo alcuno, percuoteva con calci e pugni, talvolta anche con oggetti. In un'occasione con un cavo scart della televisione, sulla schiena, cagionandole delle lesioni. Inoltre la donna le impediva di mangiare i pasti a tavola, costringendola a mangiare da sola in piedi solo una volta al giorno. Una volta raggiunta la maggiore età la situazione si è ulteriormente aggravata per la 21enne. Infatti M.D'.A fu legata con delle catene ai polsi e alle caviglie alle sbarre del letto. La ragazza di sovente veniva lasciata da sola, al buio, senza acqua e cibo, solo con un secchio per i suoi bisogni.

L'incubo per la 21enne è finito quanto la sorella della vittima trovò il coraggio di denunciare tutto ai militari della locale stazione. L'operazione dei carabinieri, fu portata a termine nella notte del 23 aprile. Operazione che pose fine alle sofferenze patite dalla 21enne. La ragazza fu ritrovata dai militari dell'Arma intervenuti nel blitz, legata alla ringhiera delle scale dell'abitazione. Le indagini hanno poi permesso di ricostruire la triste storia di vessazioni, umiliazioni e maltrattamenti fisici messi in atto dalla madre 47 anni nei confronti della figlia. Per il padre, invece, l'accusa è di essere stato complice e di non essere intervenuto mai in difesa della figlia maggiore brutalmente picchiata anche in sua presenza.

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