«Smog e tumori: è un olocausto»,
il dossier ambientalista di Avellino

«Smog e tumori: è un olocausto», il dossier ambientalista di Avellino
di Flavio Coppola
Domenica 17 Febbraio 2019, 13:00
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Un dirompente grido d'allarme. Concentrazioni di smog quadruplicate rispetto a quelle censite dall'Arpac, un'incidenza di morti per cancro estremamente superiore a quella consegnata dall'Asl nel suo Registro tumori.

Non a caso, nello studio che misura la concentrazione delle polveri sottili ad Avellino e nella Valle del Sabato, realizzato dall'ingegnere meccanico Vincenzo Caprioli su input delle associazioni «Salviamo la Valle del Sabato» e «Isde Avellino», ricorrono espressioni drammatiche e per nulla filtrate quali «ecatombe» e «olocausto». Dossier che nelle intenzioni dei promotori sarà girato a Procura e Ministero dell'Ambiente attraverso il senatore M5s Ugo Grassi, uni politico intervenuto alla presentazione.
 
L'assunto metodologico da cui il lavoro prende le mosse è ciò che l'Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso ottobre, ha stabilito circa la soglia di particolato cancerogena per la salute umana: 20 microgrammi per metro cubo come media annuale sul Pm10, e 10 microgrammi sul Pm2,5. Un tasso di polveri estremamente inferiore a quello attualmente considerato dall'Arpac, rispettivamente 50 e 25, quale limite oltre il quale avviene il superamento delle soglie consentite.

Ecco allora che la fotografia degli ambientalisti diventa agghiacciante. Avellino, che nel 2018 si è già guadagnata la maglia nera tra i capoluoghi d'Italia con 46 sforamenti (contro i 35 consentiti dalla legge) con la griglia dell'Oms presenta concentrazioni addirittura stellari. Confutando i monitoraggi della centralina Arpac di via Piave sul 2018 si legge nel rapporto degli ambientalisti siamo a 283 superamenti da Pm10 e 225 da Pm2.5. Solo, si fa per dire, 222 e 189 nel 2017. In generale, dal 2015, il minimo registrato in un anno per il Pm10 riguarda i 200 superamenti del 2016. Quanto alla centralina di Pianodardine, non sempre funzionante, nel 2018, i 20 microgrammi al metro cubo di Pm10 fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità vengono superati 196 volte. La soglia per il Pm 2,5, invece, 221 volte.

Non va meglio nei comuni limitrofi. Lo studio di Caprioli fotografa gli anni passati. A Montefredane, frazione Arcella, la media di Pm10 è 28,2 microgrammi per metro cubo nel 2014. L'obiettivo è dimostrare, come è scritto chiaramente nel rapporto, che la Valle del Sabato respira smog «da 30 anni». Così, per Pratola Serra, si riportano i dati del 2005, con il Pm10 che va da 31,6 a 62,3 microgrammi di media. Concentrazioni più lievi ma pur sempre importanti ad Atripalda, anche a Manocalzati la soglia dei 20 microgrammi viene sforata quasi ogni giorno nel 2005.

Da questi numeri, gli ambientalisti desumono un nesso causale con quella che nello studio è definita senza mezze misure «una mortalità per cancro superiore alla media italiana». «Mentre i dati nazionali per mortalità per cancro si aggirano intorno al 30 per cento - si legge - in quasi tutti i paesi della Valle, la percentuale si aggira intorno al 50, in alcuni casi superandola». Affermazioni, insomma, fortemente inquietanti. Ma il rapporto si spinge oltre. «In base alla raccolta dati effettuata nel 2011, aggregata per omogeneità tra il luglio 2011 e luglio 2016 - prosegue la relazione - si arriva al 48 per cento di Manocalzati, con punte del 52 a San Barbato, al 54 per cento di Pratola Serra, e al 62 per cento di Prata Principato Ultra. Qui - termina l'incartamento - su 192 decessi, ben 118 sono avvenuti per cancro».

Se i dati sono assolutamente eloquenti, le conclusioni dell'autore del rapporto sono ancor più esplicite: «In un anno, registriamo praticamente 365 giorni di morte - sentenzia Caprioli - La Valle del Sabato è messa come la Campania Felix, oggi Terra dei fuochi, cioè come Pomigliano e San Vitaliano». Si tratta dei Comuni che detengono il record assoluto di sforamenti per l'Arpac. Caprioli confuta questi dati anche alla luce delle raccomandazioni dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, e rilancia: «Tutto questo genera una vera e propria emergenza tumori. Dopo questo avvertimento, è indispensabile che i governi locali e nazionali intervengano. Ma non basta - l'affondo è al capoluogo - attaccarsi alle automobili, il problema è globale». E chiude con una similitudine: «Nella conca di Pianodardine la condizione è simile a quella della conca di Terni, la terra delle acciaierie, dove Governo e Regione stanno collaborando».
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