Sparatoria con il bandito morto,
indagati cinque poliziotti in Irpinia

Sparatoria con il bandito morto, indagati cinque poliziotti in Irpinia
di Katiuscia Guarino
Martedì 18 Ottobre 2022, 08:48 - Ultimo agg. 17:51
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Sono cinque gli agenti indagati per la morte di Giovanni Rinaldi, il 31enne di Molfetta e residente a Cerignola, deceduto in seguito alla sparatoria avvenuta a Cesinali tra polizia e rapinatori.

Si tratta di due poliziotti della Sezione Volanti della Questura di Avellino e di tre della Squadra Mobile di Foggia. Omicidio colposo è l'ipotesi di reato contestata agli agenti.

La loro iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto per poter procedere all'esame necroscopico sulla salma del giovane e a tutti gli accertamenti per ricostruire la dinamica di quanto accaduto la sera di giovedì scorso nel piazzale del cimitero del comune dell'hinterland. I poliziotti potranno eventualmente nominare un loro perito di fiducia che segua le operazioni del medico legale. 

L'inchiesta con tutte le cautele del caso e le garanzie anche nei riguardi della famiglia della vittima, appare delicata, ma sarà svolta nella massima trasparenza.

Due i fascicoli aperti dalla Procura della Repubblica di Avellino, diretta da Domenico Airoma.

Uno riguarda appunto il decesso del 31enne, l'altro concerne il contesto generale nel quale è maturata l'intera vicenda. Ieri, presso la sala morgue dell'ospedale Moscati è stata eseguita sul corpo del giovane l'autopsia da parte del medico legale incaricato dalla Procura avellinese.

Si dovranno attendere i risultati di tutte le analisi effettuate per capire quale colpo sia stato fatale per il 31enne. La salma verrà restituita ai familiari solo al termine di tutti gli accertamenti.

Quella della Procura del capoluogo è un'indagine complessa. E c'è l'attenzione dell'antimafia. I soggetti coinvolti hanno uno spessore criminale notevole. Un intreccio tra clan foggiani e baresi. Per l'assalto che era stato progettato sarebbe nata una sinergia tra cosche della Capitanata e del Nord Barese. Giovanni Rinaldi, che aveva precedenti per droga, era a bordo della Jeep Compass di colore bianco abbandonata lungo i binari del passaggio a livello nella frazione Villa San Nicola.

Lì i banditi erano arrivati al termine del rocambolesco inseguimento lungo le strade di Cesinali. Nell'autovettura c'era anche il boss foggiano Savino Ariostini, latitante dal 2020. Giovedì sera era riuscito a scappare a piedi. Ma la fuga è durata solo qualche ora.

La mattina seguente è stato rintracciato e ammanettato in via Belledonne a Cesinali mentre tentava di raggiungere il capoluogo irpino a bordo di un autobus.

Pare che a bordo della Jeep bianca ci fossero altri due rapinatori dei quali si sono perse le tracce. Il piano della banda con a capo Ariostini, elemento di spicco della criminalità foggiana e vicino al clan Moretti-Pellegrino-Lanza, doveva essere quello di assaltare un portavalori sul raccordo Avellino-Salerno. 

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Un piano studiato nei minimi particolari. Il covo dei banditi nel centro di Cesinali. Nel deposito in via Provinciale sono stati rinvenuti sette mezzi (furgoni, tir e camion utilizzati nelle cave). La struttura era stata acquistata all'asta qualche tempo fa e poi data in fitto. Sulle tracce della banda gli agenti delle Questura di Foggia e di Chieti che hanno segnalato ai colleghi di Avellino la presenza dei banditi nel territorio irpino. Esattamente a Cesinali.

Le due auto, la Jeep Compass di colore nero con a bordo i tre rapinatori subito arrestati e la gemella di colore bianco, sono state intercettate nel piazzale del cimitero. E proprio lì che gli agenti della Questura di Avellino supportati da reparti speciali e dai colleghi della Questura di Foggia hanno bloccato i rapinatori. In manette tre banditi di 56, 34 e 33 anni (due di Bitonto e uno di Grumo Appula) che erano a bordo della Jeep Compass di colore nero.

Tutti e tre esperti in assalti a portavalori. Il 56enne - che è un sorvegliato speciale - è considerato punto di riferimento della malavita barese. I colpi sono stati esplosi dall'altra Jeep Compass, quella bianca, con a bordo il boss che si è data alla fuga. Poi l'inseguimento per le vie del paese lanciando chiodi in strada per cercare di bloccare i poliziotti. L'epilogo sui binari della frazione del paese.
 

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