Stadio, i bar del clan Partenio
chiusi per ordine della Prefettura

Stadio, i bar del clan Partenio chiusi per ordine della Prefettura
di Flavio Coppola
Giovedì 25 Agosto 2022, 08:34
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Chiusura e revoca della «Scia» per i titolari dei bar nel «Partenio-Lombardi». Il Comune di Avellino, su input della Prefettura, ha pubblicato ieri mattina tre ordinanze, a firma della dirigente del Patrimonio, Filomena Smiraglia, con cui si dispongono drastici provvedimenti per la sussistenza si legge all'interno - di «un grave pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica». Destinatari della misure sono Antonella Altavilla e Vittorio Forte, rispettivamente rappresentanti legali, la prima, dei bar nelle tribune «Terminio e Montevergine», e il secondo, - si apprende dagli atti in questione - dei due punti vendita nella curva Sud. Un intervento energico, dunque, con motivazioni pesanti. Secondo le indagini effettuate dalle forze dell'ordine e l'istruttoria redatta dalla Prefettura, i bar sarebbero stati gestiti da soggetti ritenuti vicini al «Nuovo clan Partenio».

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In particolare, a Livia Forte e Modestino Forte, attualmente in prigione per associazione a delinquere dopo l'inchiesta effettuata dalla Procura proprio sul «Nuovo clan Partenio».

Così è scattata la medesima misura che, due anni fa, aveva colpito i titolari dei ristoranti «Pomodoro», sul Ponte della Ferriera», «It's Ok», a Valle, e dei garage presso l'ex Ipercoop. Il Comune ha attivato le sue antenne dopo che i gestori avevano inoltrato al Servizio unico attività produttive una nuova richiesta di «Scia» per poter somministrare cibo e bevande all'interno dell'impianto di via Zoccolari durante la stagione calcistica 2022-2023, ormai alle porte. L'ente aveva chiesto lumi alla Prefettura e il Palazzo di Governo ha esposto il suo semaforo rosso, inviando una nota all'ente appena lunedì scorso. «Gli atti istruttori si apprende leggendo le ordinanze della dirigente Smiraglia - sono in possesso del competente ufficio della Prefettura di Avellino».

Come detto, e come si evince ancora dal provvedimento, «la Prefettura di Avellino ritiene sussistere grave pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica», e sussistono le ragioni di celerità ed urgenza per l'espletamento diretto dell'iter senza pubblicazione dell'avvio del procedimento. A questo punto, il Comune non poteva farci molto, considerato «l'effetto vincolante della proposta della Prefettura». Ma, in serata, l'avvocato di Antonella Altavilla, Giuseppe Di Gaeta, ha rivendicato «la piena estraneità» della sua cliente «ad ogni tipo di rapporto e conoscenza con la famiglia Forte ed il bar della Curva Sud». Non solo: «La titolare - aggiunge- da anni gestisce tali attività con molti sacrifici e in piena legalità, e si procederà con le dovute istanze al ripristino della sua immagine e professionalità». Infine, l'avvocato definisce «un gravissimo errore di mala giustizia l'accostamento della famiglia Altavilla al «Nuovo clan Partenio», annunciando che la famiglia intraprenderà «tutte le vie giudiziarie per la propria tutela». La vicenda sembra destinata dunque a scatenare nuovi contenziosi. Dal punto di vista amministrativo, poi, c'è anche da chiedersi che ne sarà ora dei punti vendita interni allo stadio. Come da prassi, contro il provvedimento, i gestori colpiti potranno presentare ricorso entro 60 giorni dalla notifica, riferendosi al Tribunale amministrativo regionale. O addirittura, entro 120 giorni, al Presidente della Repubblica. Nel caso probabile in cui dovesse scattare la controversia annunciata dall'avvocato, la vicenda potrebbe trascinarsi per ungo tempo. Lasciando l'impianto senza punti di somministrazione, anche perché appare improbabile che il Comune possa immaginare nuovi affidamenti nelle more. Rispetto all'azione del Comune e della Prefettura, il sindaco, Gianluca Festa, la mette così: «E' la dimostrazione che lo Stato non si distrae mai, nè lo fanno le forze dell'ordine, e c'è sempre chi ci protegge e monitora ogni giorno ciò che accade sul territorio. Senza abbassare la guardia». Ancora un intervento della Prefettura per stoppare imprese private attive all'interno dei beni pubblici della città. Come era avvenuto negli anni scorsi, a due passi dallo Stadio, nella Piscina comunale di via De Gasperi. Il vecchio gestore era stato colpito, nel 2018, da interdittiva Antimafia (stavolta dalla Prefettura di Napoli). Salvo poi affrancarsi e chiedere i danni all'ente che l'aveva sfrattato.
 

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