Stir, la rivolta di Pianodardine:
«Basta, la puzza è insopportabile»

Stir, la rivolta di Pianodardine: «Basta, la puzza è insopportabile»
di Flavio Coppola
Sabato 27 Aprile 2019, 13:00
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Pianodardine insorge contro le esalazioni dello Stir. I cittadini si dicono «disperati per la puzza della spazzatura». La richiesta di aiuto, che il portavoce dell'associazione «Isde medici per l'ambiente», Franco Mazza, rivolge al commissario Giuseppe Priolo, attraverso una lettera aperta, è pervasa da toni drammatici. Al numero uno della triade che amministra il capoluogo, infatti, si chiede di agire in virtù del suo potere, quale massima autorità sanitaria della città, disponendo controlli a sorpresa all'interno dell'impianto: «Si tratta di rispettare una serie di accorgimenti sotto il profilo dell'impatto ambientale, gli stessi già indicati nell'Autorizzazione Integrata Ambientale dello Stir, sulla depressurizzazione dell'impianto, suòle porte ed i lucernai a tenuta, e sul conferimento in cassoni a tenuta stagna della frazione organica. Se si percepisce la puzza di spazzatura a distanza di centinaia di metri dal sito in questione si chiede Mazza - è legittimo chiedersi se c'è qualcosa che non funziona». L'ambientalista parla a nome di centinaia di abitanti che ogni giorno sollevano la stessa questione. E mette tutto nero su bianco: «Commissario, immagini per un attimo di tornare la sera a casa dalla sua famiglia, dopo il lavoro. Immagini di uscire dall'auto, di camminare verso la porta della sua abitazione e di essere colpito al primo respiro da una puzza insopportabile. Non è un cattivo odore, non vi sono eufemismi. rimarca - È una vera e propria puzza di spazzatura, che la accompagna ad ogni passo e che giunge fin dentro l'abitazione, costringendola anche a chiudere porte e finestre nei giorni più caldi».
 
Quella descritta, insomma, è un'emergenza vera e propria. Ma l'Isde va nel merito: «Per quanto l'impianto di trattamento di rifiuti sia a distanza di diverse centinaia di metri, il ristagno d'aria e le condizioni orografiche della valle chiusa in cui si è scelto di collocare il sito generano una forma di costante assedio al benessere. La problematica dei cattivi odori dello Stir non è circoscritta alle poche decine di metri intorno allo stabilimento. Ci sono centinaia di famiglie che vivono, lavorano, operano nei pressi della stazione ferroviaria, della chiesa e di un intero quartiere cui è chiesto di convivere con una situazione di puzza insopportabile». ricordano Con il recente adeguamento dell'impianto e l'autorizzazione alla trasferenza dell'organico, la popolazione intravede il rischio che «la problematica sia aumentata per intensità e per estensione dell'area coinvolta». A Priolo, Mazza chiede espressamente di «esigere il rispetto della legge». Pur ricordando le posizioni assunte dal Consiglio comunale circa l'opportunità di collocare un impianto del genere in un'area densamente abitata, Mazza si concentra sulle «disposizioni in termini di filtraggio delle emissioni odorose, di contenimento in ambienti pressurizzati e di dispositivi tecnici necessari che sono state definite nei regolamenti tecnici e nelle autorizzazioni concesse alle attività». Tutto sancito dagli articoli 216 e 217 del Testo unico. Per Mazza, infatti, qualcosa non sta funzionando. E fa voti al commissario: «È possibile richiedere una verifica agli organi preposti, ad esempio a sorpresa da parte di Arpac, Comando dei Carabinieri ambientali, Noe? È possibile attendersi che ciò accada nei giorni di conferimento della frazione umida dei rifiuti piuttosto che in giorni asettici all'olfatto?». Richiamando Priolo al dovere di «proteggere i cittadini avellinesi e la loro salute», l'ambientalista non tralascia i miasmi della vicina industria conserviera. E chiosa con toni vibranti: «Siamo pronti a mostrarle dal vivo le nostre difficoltà. La preghiamo di intervenire».
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