Stranieri senza vaccini: un esercito in crescita

Stranieri senza vaccini: un esercito in crescita
di Riccardo Cannavale
Domenica 23 Gennaio 2022, 11:30
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Un piccolo esercito di non vaccinati involontari e loro malgrado, bloccato dalla miseria e dalla burocrazia. Cresce sempre di più, in città ed in tutta l'Irpinia, il numero di senza fissa dimora e cittadini stranieri che non riesce ad avere accesso ai canali classici di prenotazione dei vaccini. Un numero che, come raccontano i volontari della Fondazione Migrantes che fa capo alla Caritas diocesana di Avellino, sta aumentando settimana dopo settimana. Il fenomeno viene monitorato. Insieme alla Prefettura di Avellino e all'Asl si cerca una soluzione che appare non semplice. Sia perché alcuni cittadini extracomunitari hanno magari ricevuto nei paesi d'origine le prime dosi di vaccini che qui non sono riconosciuti, sia perché spesso, a causa dei problemi con la lingua, non si riesce a comprendere quante somministrazioni eventualmente abbiano già ricevuto.

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Un problema che è per certi versi aumentato con l'arrivo dei profughi in fuga dai luoghi della guerra. Uomini, donne e bambini giunti in Italia senza un documento di riconoscimento. Altro che certificato vaccinale. «I problemi sono tanti spiega Emanuela Fiore, responsabile Migrantes della Caritas -: dal ritardo nella consegna delle tessere sanitarie all'assenza di alcuni dati riportati sulla stessa fino al problema più serio: un permesso di soggiorno che non è più in corso di validità e che, pur di fronte ad una tessera sanitaria valida, non dà accesso alla somministrazione».

Sono diverse decine le persone che, pur volendo ricevere la dose, non riescono ad accedervi. Per loro, a differenza di chi anela un green pass per andare a ristorante o in palestra, la certificazione verde equivale a lascia passare per una reale integrazione: senza non possono lavorare, spostarsi e, dunque, vivere. L'open day senza prenotazione appare come una opportunità per molti migranti. Anche se gli ostacoli sono sempre dietro l'angolo. Il fenomeno, come raccontano i volontari che si occupano di aiutare i cittadini stranieri in città, è esploso soprattutto con le terze dosi, allorquando è emersa la difficoltà nel tracciare il loro percorso vaccinale. Il paradosso è che, di fronte ad un sistema burocratico complesso, le difficoltà minori le incontrano i cittadini stranieri irregolari.

La campagna vaccinale ha portato alla luce del sole un sommerso che era sì evidente ma lasciato a lungo latente. E' il mondo, in particolare, composto da badanti dell'est Europa che, irregolari nel nostro Paese, pur di non perdere il lavoro, per vaccinarsi hanno richiesto lo stato di Straniero Temporaneamente Presente sul territorio. Uno status che, a chi non ha un regolare permesso di soggiorno, garantisce l'accesso a cure urgenti ed essenziali. Centinaia le domande pervenute all'Asl a partire dal mese di novembre. Soprattutto donne moldave, ucraine, georgiane. «Serve un tavolo istituzionale con Asl e Prefettura perché la questione è ampia e complessa. Occorre una strategia. Che non può gravare solo sul volontariato. Occorre affrontare la questione povertà nel suo complesso: da soli non ce la facciamo» spiega don Vitaliano Della Sala, vicedirettore della Caritas diocesana. Il parroco di Mercogliano sottolinea come ci sia un'emergenza povertà che va affrontata subito, sotto diversi aspetti. «Non c'è solo la questione vaccini da affrontare spiega il sacerdote -. Il dormitorio è diventato una sorta di terminal dove arriva tutta la disperazione della città, sia italiana che straniera. Dovrebbe essere un luogo di passaggio, di prima accoglienza per poi sistemare altrove le persone. Invece chi arriva qua, poi, ci resta. Ma così cambia la vocazione della struttura che si satura facilmente».
 

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