Presunti ammanchi nelle casse del teatro Carlo Gesualdo: prosciolti da ogni addebito, l'ex presidente Cipriano, gli ex membri del consiglio d'amministrazione, Carmine Santaniello e Salvatore Gebbia, i revisori dei conti, Ottavio Barretta, Antonio Savino, e Antonio Pellegrino, e gli affidatari del servizio di contabilità, Marino Giordano e Marco Ziccardi. Rinviato a giudizio, invece, Dario Bavaro. Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Avellino, Marcello Rotondi, ha ritenuto che l'istruttoria dibattimentale debba essere affrontata solo dal direttore dell'epoca. Il processo inizierà il 13 gennaio 2023.
Fondamentale ai fini della sentenza di proscioglimento per gli amministratori e i revisori dei conti, l'acquisizione nel procedimento penale, del provvedimento emesso dalla Corte dei Conti che nel febbraio scorso ha categoricamente escluso ogni addebito nei confronti di tutti i protagonisti dell'ultima gestione dell'ente culturale. Dopo sei anni dall'inizio delle verifiche, la Corte dei Conti ha definitivamente chiarito che, rispetto alla gestione contabile delle stagioni 2013/2014 e 2014/2015 del Teatro Carlo Gesualdo di Avellino non si è verificato nessun ammanco di denaro pubblico. Mancanza contabile che in un primo momento era stata quantificata intorno ai 118mila euro e veniva contestata all'intero Cda del teatro. Nessuna appropriazione indebita sul versante amministrativo, dunque, per i giudici della magistratura contabile che hanno messo sotto la lente di ingrandimento tutte le documentazioni amministrative prodotte in quei due anni. Sentenza della Corte dei Conti richiamata, ieri mattina, anche nella lunga ed articolata discussione dell'avvocato Giuseppe Saccone per il suo assistito Dario Bavaro. «Siamo certi che il giudice del dibattimento accerterà che l'ammanco è frutto di un ipotetico, artificioso e indimostrato teorema contabile, peraltro anche illegittimo ha precisato l'avvocato Saccone - quanto alla metodologia applicata dal consulente del pubblico ministero. Mentre non risulta accertato che i dipendenti e i collaboratori dell'amministrazione teatrale si siano appropriati indebitamente di un solo euro».
Conclusioni contenute anche nella perizia redatta da A-Zeta e dalla Corte dei Conti che «non hanno evidenziato importi in riconciliazione non giustificati e che potevano qualificarsi come anomalie o irregolarità che avrebbero celato un ammanco di cassa». L'inchiesta sul teatro Carlo Gesualdo fu aperta dopo la denuncia dell'ex sindaco Paolo Foti e dei suoi funzionari che fecero scattare le indagini, nel maggio del 2016, quando ci furono le prime acquisizioni della documentazione relativa alle ipotesi di peculato da parte degli agenti della guardia di finanza del comando provinciale di Avellino.
L'inchiesta della Procura verteva sui bilanci consuntivi dell'ente dai quali sarebbero emerse delle false attestazioni. Nella richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal pubblico ministero Teresa Venezia si evidenziava una gestione personalistica (dal 2013 al 2016), segnata da assegnazioni e proroghe di servizi senza il rispetto dei principi di rotazione e di trasparenza, oltre che dalla sottrazione di denaro (circa 109mila euro) dagli incassi. Il tutto senza che gli organi di controllo adottassero gli opportuni provvedimenti. Nell'aprile del 2021, inoltre, il pubblico ministero Teresa Venezia aveva chiesto il rinvio a giudizio per i nove imputati, accusati, a vario titolo di falso ideologico e peculato. Accuse totalmente decadute nel corso dell'udienza preliminare, eccezione fatta per l'ex direttore Dario Bavaro che dovrà affrontare il processo e chiarire ulteriormente la sua posizione.
La responsabile della biglietteria Monica Rosapane, inizialmente coinvolta nell'inchiesta, ha chiesto il giudizio immediato. Il processo proseguirà il 15 giugno.