Avellino est e Valle dell'Irno,
ecco le nuove Terre dei fuochi

Avellino est e Valle dell'Irno, ecco le nuove Terre dei fuochi
di Ettore Mautone
Venerdì 4 Giugno 2021, 07:00 - Ultimo agg. 5 Giugno, 08:14
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In Campania ci sono aree circoscritte e limitate del territorio fortemente inquinate che avvelenano la popolazione, mettendo a rischio la loro salute. È quanto emerge dal progetto Spes, lo studio di biomonitoraggio ambientale presentato ieri alla Regione Campania, utile per capire quali interventi sanitari e ambientali sono necessari per arrestare questo processo. Il primato negativo non appartiene, come si supponeva, all'area a sud del Volturno che si spinge fino a Napoli Nord tristemente indicata come Terra dei fuochi ma alla Valle dell'Irno, territorio tra le province di Salerno e Avellino che sbocca sul golfo di Salerno, e alla valle del fiume Sabato, a est dell'Irpinia. I motivi sono correlabili a fonderie, insediamenti industriali e geomorfologia.

La mappa dei veleni della Campania illustrata dal governatore Vincenzo De Luca e dal direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone, è un'indagine capillare sui livelli di inquinamento e sulle sue cause per acqua, aria e terra, per verificarne gli effetti sulla salute umane e indirizzare la medicina preventiva. «Questo studio si occupa della correzionale tra l'esposizione ambientale e la salute dell'uomo ed è stato elaborato un indice di pressione ambientale.

In Campania l'inquinamento ambientale non è omogeneo, e il pregio di questo studio Spes resta l'elaborazione di un modello». Arruolati in Spes 4.200 cittadini di 175 Comuni nelle province di Napoli, Caserta, Avellino e Salerno, raggruppati in 3 differenti aree di impatto (alto, medio e basso) e 21 differenti aree di rischio identificate per indice di pressione ambientale mediante la valutazione dei livelli di contaminazione acqua, aria e terra e di altri fattori (uso del suolo, discariche, siti contaminati, etc). Emerge così un modello validato dall'Istituto superiore di sanità.

A rischio le aree di Avellino Est (Valle del Sabato) e dalla Valle dell'Irno che si aggiungono alla Terra dei fuochi. Riscontrati in queste zone valori di concentrazione molto superiori ai limiti per alcuni inquinanti di chiara origine antropica. Nella Valle dell'Irno, i livelli medi nel sangue di mercurio sono oltre 5 volte quelli medi della popolazione esaminata con diossine e altri composti simili costantemente superiori fino a 4 volte rispetto a quelli dei restanti cluster. I cittadini residenti delle aree delle valli del Sabato e dell'Irno presentano un'attività biologica diossino-simile significativamente superiore ai rimanenti cluster. Si segnalano poi i primi effetti infiammatori ed epigenetici che, in un tempo variabile da 5 a 10 anni, potrebbero portare all'insorgenza di patologie degenerative proporzionalmente alla concentrazione di metalli pesanti e diossine nel sangue. Un punto di allarme i 400mila i pozzi abusivi individuati nelle zone a rischio con acque superficiali molto scadenti. «La tutela della risorsa acqua è il nostro primo obiettivo - ha detto De Luca - con la delibera del 2019 abbiamo avviato il catasto delle utenze idriche. Puntiamo al monitoraggio e controllo delle acque. Finora sono 140 mila i pozzi censiti».

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L'Istituto Zooprofilattico ha intanto avviato un approfondimento su questo fronte anche a Taranto, Brescia, Augusta e Vicenza, per la presenza di fonti di contaminazione note. Lo sviluppo di Spes prevede ora indagini sulle persone già malate (Spem) e su quelle esposte per lavoro (Spel) ma l'approdo finale è la prevenzione. «Ci concentreremo su ulteriori attività di ricerca e monitoraggio e sull'attivazione di screening innovativi per la diagnosi precoce attraverso il progetto Tutela, un protocollo che sviluppa una rete tra mondo scientifico, Asl, ospedali e cittadinanza, per diffondere un modello di Sanità pubblica territoriale di prevenzione e precisione» conclude De Luca. Analoghi progetti provengono dal basso come EcoFoodFertility promosso da Luigi Montano che mira a introdurre correttivi nell'alimentazione con prodotti Bio e di qualità, provenienti da aree indenni degli stessi territorio in grado di mitigare il rischio per la salute con effetti misurabili sul Dna del liquido seminale. 

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