«Chiedo perdono a mia moglie Antonietta tanto amata, perdonami, perdonami, ci vediamo in paradiso, Gerardo, Grazie». Sono le parole che confermano la volontà di Gerardo Limongiello di voler uccidere la moglie Antonietta Ficuciello. Il Gip del tribunale di Avellino rigetta la richiesta di convalida di fermo e applica i domiciliari in ospedale per l'uomo di 85 anni.
Per Limongiello è disposta la misura degli arresti domiciliari presso il reparto psichiatrico dell'ospedale di Solofra o altra struttura disponibile all'accoglienza con eguali caratteristiche.
Ma l'intera vicenda rimane comunque aperta, secondo il legale che rappresenta Limongiello, Mario Di Salvia, in relazione alle modalità con cui è sopraggiunta la morte della donna. In realtà la stessa procura non ritiene di aver chiuso il caso in vai definitiva non avendo ancora liberato la salma. Al medico legale Francesco La Sala, il compito di accertare se esitano segni ulteriori sul corpo della donna. La ricostruzione fino a questo momento indicava una serie di azioni messe in tto da Limongiello con una sequenza precisa.
L'uomo ha avuto un alterco con la moglie, quindi ha coperto il volto della consorte con un cuscino causandone il decesso.
Ma va anche specificato che negli interrogatori, in particolare quello di Corrado Lo Casale, il medico di famiglia, è stato stabilito che tre mesi fa Gerardo aveva tentato il suicidio e che le sue condizioni psichiche erano al limite. L'uomo era esasperato dalle condizioni della moglie, ma anche dal clima di solitudine in cui versava la coppia, senza aiuti in casa. L'età avanzata ave portato l'uomo a chiedere più volte alla moglie di trasferirsi in un centro per anziani.
Limongiello ha più volte dichiarato che la discussione fatale di due giorni fa ha portato ad una prima aggressione da parte della donna nei suoi confronti con graffi e morsi alla mano sinistra. Va verificato se la reazione dell'uomo sia qualificabile come «eccesso doloso». Il magistrato che ha disposto i domiciliari (il gip Francesca Spella) parla di«dolosa sproporzione» tra l'eventuale reazione ai morsi e la drammatica sequenza nella quale Gerardo «ha reagito prendendo un cuscino, pressandolo sul volto della vittima e stringendole le mani alla gola fino ad ucciderla». Infine tenendo conto del «concreto pericolo che l'indagato possa commettere un altro gesto cruento, tenuto conto della scarsa capacità di controllo delle pulsioni emotive mostrata e dell'assenza di freni inibitori», ne ha disposto il soggiorno a Psichiatria.