Usura nel Vallo di Lauro, imprenditore accusa i Cava: «La pistola alla tempia per pagare»

Il processo a carico del clan

In tribunale processo a carico del clan Cava
In tribunale processo a carico del clan Cava
di Alessandra Montalbetti
Domenica 19 Marzo 2023, 09:27
3 Minuti di Lettura

Giro di usura gestito dai Cava, ascoltato in aula un imprenditore di Nola, rimasto vittima delle condotte delittuose poste in essere anche dal collaboratore di giustizia Aniello Acunzo (deceduto nel maggio del 2021).
«Avrei dovuto restituire il 70% a titolo di interessi sulle somme ricevute in prestito, alla fine però non ci sono più riuscito. Per questo proposi di saldare l'importo dovuto in cambiali, cosa che non fu accettata e allora decisi di denunciare tutto alla guardia di finanza». Questo il fulcro della drammatica testimonianza resa da un imprenditore R.N. di Nola, finito in giro di usura riconducibile al clan Cava. Testimonianza particolarmente difficile in quanto l'imprenditore ha problemi di salute legati ad una forma depressiva ed è attualmente detenuto con l'accusa di estorsione.


Il processo è nato a seguito delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Aniello Acunzo su un giro di estorsioni ed usura avviato negli anni a cavallo tra il 2009 e il 2012 dal gruppo guidato da Salvatore Cava jr e successivamente al suo arresto - nel maggio del 2010 - dal cugino Florio Galeota Lanza.
Il procedimento, che vede imputati anche Salvatore Cava, il figlio del boss Biagio, il cugino Florio Galeota Lanza, Francesco Maione, nasce dalle dichiarazioni rese a partire dall'estate 2013 da parte dell'ex affiliato al clan Cava, Aniello Acunzo, anch'egli imputato per il quale il tribunale collegiale ha emesso sentenza di non luogo a procedere per intervenuta morte del reo.


I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione di tipo mafioso e, in modo particolare, quello di usura aggravata anche dal metodo mafioso. L'imprenditore vittima di usura aveva da anni rapporti di natura usuraia con uno degli imputati, Francesco Maione, anche lui imprenditore della zona vesuviana. Nel momento in cui l'imprenditore nolano non è riuscito più a saldare i debiti è rimasto vittima di una sorte di persecuzione da parte di Maione. In aula ha precisato: «Mi aspettava sotto casa, quando andavo al bar la mattina e persino dal barbiere».
La vittima avrebbe proposto di definire la vicenda e il debito firmando una cambiale di 4000 euro al mese.

Maione avrebbe poi rifiutato, imponendo che le cambiali fossero invece firmate dalla moglie, che assicurava la garanzia delle proprietà immobiliari.


Proprio per convincere Maione ad accettare le cambiali firmate da lui e non dalla moglie, la vittima era riuscita ad entrare in contatto con Aniello Acunzo, già all'epoca dei fatti un noto affiliato al clan Cava. Riesce ad ottenere un incontro nelle campagne di Piazzolla di Nola con Acunzo, che diventa a sua volta un aguzzino nei confronti dell'imprenditore nolano.


Acunzo, dopo essersi fatto consegnare per questa sua mediazione, 15mila euro in contanti, una moto, decide di voltare le spalle all'imprenditore. Infatti, proprio in quell'occasione Aniello Acunzo, puntandogli addirittura una pistola alle tempia, lo avrebbe minacciato intimandogli di fare quello che diceva Maione.
La prossima udienza è fissata per il 12 maggio, quando è prevista l'escussione di due collaboratori di giustizia del Vallo di Lauro, Antonio Scibelli, legato al clan Cava e l'ex boss del clan Graziano, Felice, detto Felicione.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA