Acqua, Mastella incalza ma l'Arpac non indietreggia: «Dati inusuali ma validi»

Il ripristino della erogazione in tutta la città non chiude il caso

Il sindaco Clemente Mastella
Il sindaco Clemente Mastella
di Paolo Bocchino
Martedì 22 Novembre 2022, 10:02 - Ultimo agg. 19:15
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Clemente Mastella incalza ma Arpac e Asl tengono il punto. Il ripristino della erogazione anche a uso potabile in tutta la città non manda in archivio il caso acqua. Il picco anomalo rilevato dagli organi istituzionali tra mercoledì e giovedì scorsi, non emerso invece dagli accertamenti svolti in autocontrollo da Gesesa, è destinato a far discutere a lungo.

Ieri Mastella ha trasmesso ai vertici di Asl, Arpac e Gesesa la richiesta di un «report relativo alle campionature e successive analisi delle acque prelevate». L'iniziativa, anticipata domenica, ha come prevedibile «riferimento specifico al parametro del tetracloroetilene» e riguarda il casus belli di Pezzapiana ma anche gli altri punti pubblici di erogazione alimentati dai medesimi pozzi, previa miscelazione con l'acqua del Biferno, ovvero i fontanini di piazza Basile, via Piccinato e viale San Lorenzo.

Il sindaco chiede che vengano forniti «con la massima urgenza» i riscontri ufficiali delle verifiche condotte dall'1 ottobre. «Sarà vostra cura - puntualizza - di indicare nel report le modalità di prelievo, se esse sono state eseguite in contraddittorio con altro ente, e presso quali laboratori sono stati processati i campioni». Interpellato in merito, il direttore del dipartimento Prevenzione dell'Asl Tommaso Zerella assicura: «Riscontreremo in tempi brevi la richiesta del sindaco. Noi non abbiamo alcuna ragione di dubitare dei dati forniti da Arpac».

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Evidente l'intenzione di Palazzo Mosti di far mettere nero su bianco dagli organismi di controllo la sostanziale continuità di risultati rispettosi dei limiti di legge, fino al clamoroso infarto verificatosi tra il 16 e il 17 novembre. Continuano a rappresentare un giallo di difficile soluzione i 186 microgrammi rinvenuti mercoledì, bissati e superati dai 256 microgrammi misurati l'indomani dai laboratori Arpac.

Numeri che non hanno convinto Mastella. Ad alimentare le perplessità erano stati i riscontri forniti dagli organi di controllo in relazione ai fontanini pubblici, tutti abbondantemente al di sotto della soglia limite di 10 microgrammi. Tetto rispettato con ampio margine anche dagli esami svolti da Asl e Arpac all'indomani dello stop. Come spiegare il misterioso picco? E, soprattutto: vanno considerati attendibili quei dati? Dal digì di Arpac Stefano Sorvino arriva la risposta più perentoria: «I valori riscontrati sono oggettivamente inusuali, ma non possono considerarsi per questo meno validi o efficaci. Le attività di controllo svolte dall'Asl e le verifiche di laboratorio effettuate da Arpac seguono rigorosamente le procedure previste dalla legge. Nel caso specifico, pertanto, non è stato fatto niente di diverso rispetto alle migliaia di prestazioni analitiche che svolgiamo ogni anno in tutti i comuni. I dati emersi sono sorprendentemente elevati? È vero, hanno stupito anche noi ma sappiamo tutti che l'area in oggetto è interessata da una conclamata contaminazione ambientale da tetracloroetilene, tanto che il Comune da quanto si apprende si sta attivando per il reperimento di fonti idriche alternative. Le comunicazioni al sindaco? Per legge spettano all'Asl. Arpac in ogni caso impronta sempre le proprie attività alla massima collaborazione istituzionale». Mastella ha affidato al dipartimento di Scienze dell'Unisannio «un chiarimento sulla problematica».


Veleni che restano elevati nel dibattito. Gesesa incontrerà giovedì associazioni dei consumatori e comitati di quartiere. «Vogliamo spiegare quanto accaduto - dice l'amministratore Salvatore Rubbo - illustrando i documenti e le procedure seguite. Siamo consapevoli del disagio vissuto, ma anche del fatto che abbiamo operato al meglio». Intanto, Città Aperta incalza ancora Mastella: «Di fronte a una vicenda di gravità inaudita, prova a buttare come sempre la palla in tribuna. Ai cittadini non interessa il pietoso scarico di responsabilità tra enti, ma sapere perché non sono stati ancora individuati i soggetti inquinatori né proceduto alla bonifica malgrado l'attività di competenza del Comune si doveva concludere entro gennaio 2021. Abbiamo sentito farfugliare qualche scusa implausibile, tipo la difficoltà di reperire in bilancio 70.000 euro per la caratterizzazione. Siamo di fronte a precise e inconfutabili responsabilità, soggettive e oggettive. Di tanto si dovrà dar conto, senza stucchevoli vittimismi».
 

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